La vita di Borna Coric è cambiata: prima lo Us Open junior, poi l’esordio in Coppa Davis. Si allena in Gran Bretagna, presso un’Accademia che non gli ha chiesto soldi. Per ora… 
Borna Coric posa per le foto di rito prima di affrontare Andy Murray in Coppa Davis

Di Riccardo Bisti – 25 settembre 2013
 

Gli hanno già fatto fare un servizio fotografico per Getty Images, l'agenzia più importante al mondo. Eppure deve ancora compiere 17 anni. Ma il futuro di Borna Coric sembra segnato, a maggior ragione dopo un mese in cui ha fatto una profonda immersione nel mare della popolarità. Prima ha vinto lo Us Open junior, poi ha esordito in Coppa Davis contro Andy Murray. Ha perso, certo, ma ha fatto una discreta figura e ha costretto lo scozzese a giocare uno scambio di 57 colpi. Borna è nato in Croazia e gioca per il suo paese, ma è un figlio della Gran Bretagna. Passa buona parte del suo tempo nell’ex contea del Middlesex, scomparsa nel 1965, in un club frequentato da signore di una certa età che palleggiano per buttare giù qualche etto. E’ un circolo anonimo, dove non ci sono indizi o striscioni che promuovano la presenza di una grande promessa. “Ma guardate che a me va benissimo, così posso concentrarmi soltanto sul mio tennis” dice Coric. Il magnate si chiama Clive Sherling, è un pensionato che sta spendendo una fortuna per mettere in piedi un centro di allenamento con i migliori coach della Gran Bretagna. Ci sono 17 ragazzi, di più non si può. Una casa è adibita ad uso foresteria e c'è tutta l’assistenza possibile sul piano tecnico e fisico. La scuola è curata e gestita da insegnanti privati. Sono tutti inglesi tranne Borna e l’altra croata Donna Vekic, la più giovane in assoluto tra le top 100. I due sono il faro, la fonte d’ispirazione per i giovani britannici. “I primi due mesi non mi sono piaciuti granchè, sono stati molto duri" confessa Coric, nato a Zagabria il 14 novembre 1996. I genitori hanno accettato di mandarlo a Londra dopo una lunga chiacchierata con Sherling, che gli finanzia tutta l’attività in cambio di una percentuale sui guadagni futuri.
 
“Nei primi tempi ero lontano dagli amici e dalla famiglia. Avevo nostalgia di casa, ma mi sono reso conto che era l’ambiente ideale per il mio tennis. Ed in effetti sto giocando molto bene”. Tra i coach del Junior Tennis Coaching Foundation (JTC) ci sono David Felgate, ex di Tim Henman (che si dedica principalmente alla Vekic), poi l’ex giocatrice Jo Durie e l'esperto Alan Jones. Borna lavora con il 31enne Ryan Jones, figlio di Alan. Un ragazzo serio, pieno di disciplina, che gli ha fatto fare progressi decisivi. “Lo ammetto, qui c’è una mentalità differente. I croati sono più rilassati, non lavorano così duramente”. La fatica gli è servita per vincere il torneo junior a Flushing Meadows, battendo in finale Thanasi Kokkinakis, e volare dritto a Umago dove ha fatto l’esordio in Coppa Davis contro il numero 3 ATP. Viaggio intercontinentale e Davis dopo aver vinto uno Slam: come Nadal, come Djokovic. Era stanco, ma il telecronista di British Eurosport ha esclamato: “Che talento! Sarebbe bello averlo con noi”. In un certo senso ce l’hanno già. Difficilmente lo vedremo giocare per l’Union Jack, ma la sua presenza può essere uno stimolo per i giovani inglesi. “Non c’è nessun altro posto in Gran Bretagna dove i giovani possano vivere, respirare e lavorare con persone che sono al top. Speriamo che porti bene anche ai britannici” dice Sherling, l’uomo che può tutto grazie ai soldi. Il tennis è uno sport molto costoso, e non tutti i genitori possono permettere a potenziali campioncini di andare all’estero. I coniugi Sherling (Clive e la moglie Sally) sono entrati nell’orbita croata grazie a un amico di famiglia e hanno conosciuto Coric quando aveva 14 anni e non aveva un allenatore. “Ho subito visto il suo immenso talento, ma c’era molto su cui lavorare. La prima cosa era il controllo delle emozioni” dice Ryan Jones. Borna ha vissuto da solo nei primi mesi, poi è stato raggiunto da papà Damir, che ha rinunciato al lavoro di avvocato per restargli accanto. Mamma Zeljka lavora in banca ed è rimasta a Zagabria. “E’ una situazione strana, ma qui stiamo parlando di un ragazzo che può diventare un campione” taglia corto il coach.
 
Gli Sherling, ovviamente, non si limitano ad aiutare i croati. “Perchè non facciamo qualcosa per il tennis britannico?” si è domandata la moglie. Quel “qualcosa” si chiama Georgie Axon, è una ragazzina di 14 anni, la più promettente del progetto JTC. Il Centro è stato inaugurato un anno fa ed è stato subito considerato come un’alternativa-sfida alla LTA, che ha speso milioni di sterline nella speranza di tirare fuori qualche talento. David Felgate preferisce i team con pochi giocatori rispetto ai carrozzoni federali. L’obiettivo finale è avere 4-5 britannici tra i top-100, sia uomini che donne. “Mentre nelle altre realtà i coach sono pagati per lavorare con tanti giocatori, non ci limitiamo a chiedere il 20% dei guadagni. Ci afficiamo alla filantropia di Clive, ci vorrebbero più persone come lui”. I ragazzi del gruppo d’elite entrano in campo alle 7.30 del mattino per un paio d’ore di lavoro, poi c’è la scuola e infine il pranzo. Al pomeriggio ancora tennis, fisioterapia, palestra, compiti e poi cena e letto. Anche volendo, non avrebbero tempo per gli svaghi: “Perchè alla sera arrivano troppo stanchi” sorride Sherling. I genitori pagano 20 sterline a notte per stare nella casa con cinque camere da letto, anche se esistono le eccezioni. “In effetti c’è qualcuno che arriva da una famiglia molto difficile. Allora gli abbiamo detto: ‘Ci piace la tua determinazione e la tua capacità. Non ti facciamo pagare nulla, ma ci aspettiamo che ci pagherai in futuro con i guadagni della tua carriera”. E’ proprio il tipo di accordo offerto a Coric, che un paio di settimane fa ha coronato il sogno di giocare contro Andy Murray. Ma questa è solo la prima parte. Magari, tra qualche anno, i due si troveranno a Wimbledon e le signore anziane del club potrebbero veder giocare il ragazzino che hanno visto crescere. Dietro Coric e Vekic, tuttavia, dovrebbero arrivare anche nomi nuovi. Rigorosamente britannici.