Più che riflettere sulla partita, è opportuno porsi una domanda. Dove può arrivare Simone Bolelli? Si scrive da tempo delle sue potenzialità, di quei top-30, top-20, magari anche di più, che serpeggiano nel suo braccio. Adesso, dopo la furiosa rimonta dell'anno scorso e un cambio di coach che sembra aver sortito il giusto effetto, non deve più accontentarsi di orbitare intorno alla 50esima posizione ATP. Si è assestato, ma a Parigi ha fatto capire di essere pronto. Non crediamo che il duo Giorgio Galimberti-Federico Torresi (sotto l'attenta supervisione di Eduardo Infantino, primo artefice della rinascita bolelliana) abbia fatto chissà quali rivoluzioni tecniche, ma a Parigi si è visto un Simone eccezionale. Togliere due set a David Ferrer, top-5 fisso sulla terra, ex finalista di questo torneo, è una bella impresa. Sarebbe diventata “grande” se a Simone non fosse finita la benzina dopo aver vinto un grande terzo set, uno dei migliori in carriera. Per intascarlo ha dovuto lottare a più non posso, e gli ultimi due set sono stati figli degli sforzi precedenti. Risultato? 6-3 1-6 5-7 6-0 6-1. Tutto sommato, non ci sono grossi rimpianti. Simone ha fatto quel che ha potuto e difficilmente avrebbe potuto raccattare un terzo parziale tra quelli perduti. Ad essere pignoli, sono girati male un paio di punti nel primo set, ma una palla break mancata sul 3-5 non può essere definita un rimpianto. Ed è onesto ricordare che Simone ha avuto “appena” 8 palle break, mentre Ferrer ne ha collezionate 23. Era matematico che prima o poi i nodi sarebbero venuti al pettine. Ma restano tante cose positive, a partire da un secondo set in cui ha letteralmente nascosto la palla allo spagnolo, e un terzo giocato da campione. Spalla a spalla con un Grande della Terra, gliel'ha portato via di forza. Prima gli ha annullato sul grugno una palla break con uno dei suoi 49 colpi vincenti, poi gli ha preso quattro punti di fila sul 5-5, con Ferrer al servizio e avanti 30-0. Uno spettacolo.
PENSARE AL RANKING
Ma “Ferru”, che si sposerà il prossimo 28 novembre (mentre Simone festeggerà ad agosto i 6 anni di matrimonio con la bella Ximena, presente in tribuna), ha troppa esperienza e una capacità quasi disumana di non calare sul piano fisico. Nel quarto e nel quinto set, quando Simone boccheggiava di testa ancor più che di fisico, lui saltellava come un leone in gabbia. E ci ha fatto capire perchè, a 33 anni, è ancora così forte. Tuttavia è opportuno sottolineare la bontà delle prestazioni di Bolelli. Lo scorso anno, contro lo stesso avversario, perse piuttosto nettamente e sembrava che non ci fossero vie tecnico-tattiche per scardinare il muro valenciano. Invece ci sono, eccome. "Basta" giocare come Federer, che contro Ferrer non perde neanche per sbaglio. Mica facile, ma a tratti il “Bole” c'è riuscito. E allora emerge un pizzico di rabbia per un tabellone che gli ha proposto un ostacolo così grande già al terzo turno. E' un buon risultato, per carità, ma questo Bolelli avrebbe meritato 'sto benedetto piazzamento nella seconda settimana. Gli era andata male anche in Australia, quando pescò Federer al secondo round. Ok, i primi otto sembrano inavvicinabili e non è escluso che arrivino tutti ai quarti, ma diciamo che c'erano terzi turni più abbordabili. Adesso c'è un doppio da onorare per chiudere definitivamente il discorso Masters, poi sarà tempo di erba. Sui prati attuali, veloci ma non ingiocabili, Simone può dire la sua. Lo scorso anno centrò il terzo turno a Wimbledon e per poco non batteva Kei Nishikori. Stavolta può e deve ambire a qualcosa di più. Detto questo, è forse giunto il momento di pensare alla classifica. Le belle prestazioni non si contano, ma non bastano più. Simone può crescere, migliorare un best ranking datato febbraio 2009 (n. 36) e darci la possibilità di pubblicare un titolo che avevamo pronto già oggi, ma che per adesso resta nel cassetto.