L’Italia manca dal Gruppo Mondiale da 10 anni. A Lidkoping, dal 17 al 19 settembre, sarà una partita difficile ma non impossibile…

di Cristian Sonzogni

 

Era il luglio del 2000 quando accadde il fattaccio. Solo due anni prima l’Italia del tennis era tornata in finale di Davis, perdendo a Milano con la Svezia per 4-1, ma in realtà cedendo già dopo il crack della spalla di Gaudenzi nel primo singolare.

 

Poi arrivò quell’estate maledetta, quel 4-1 col Belgio dei fratelli Rochus a Mestre che ci condannò al purgatorio del gruppo 1. Non lo sapevamo, allora, ma quel passo falso fu solo l’inizio di un periodo nerissimo per la Nazionale, precipitata addirittura nell’inferno del gruppo 2 a fine 2003, dopo l’orrenda sconfitta per 3-2 in trasferta con lo Zimbabwe.

 

Ci siamo un po’ ripresi, da allora, anche perché scendere ulteriormente era quasi impossibile. Il movimento è cresciuto, qualcosa si è mosso, i ricambi seppur lentamente sono arrivati.

 

Ma nel Gruppo Mondiale, quello dove 16 Paesi ogni anno lottano per vincere l’Insalatiera più famosa della storia (e dove nell’ultima edizione c’erano persino India, Ecuador e Israele), non ci siamo più tornati.

 

Dal 2001 a oggi abbiamo giocato 22 partite, vincendone 13 e perdendone 9. Siamo stati per tre volte a un passo dal ritorno tra i grandi, ma abbiamo beccato per due volte la Spagna di Nadal (2005 e 2006) e per una volta la Svizzera di Federer (2009). Come a dire, partite chiuse o giù di lì, anche perché i due fenomeni si presentarono al meglio della condizioni in tutti e tre gli incontri.

 

Stavolta non sarà così. Contro la Svezia di Soderling, che è campione ma non fenomeno, gli azzurri hanno la chance più concreta di poter rimettere piede dove la Davis torna ad essere evento vero per il pubblico e per i media. Non è un sorteggio particolarmente fortunato, anche perché si gioca in trasferta, ma almeno non è chiuso come lo erano stati gli altri in passato.

 

E curiosamente si potrebbe ripartire nuovamente dalla Svezia, la stessa squadra che battendoci in quella finale di 12 anni fa pose fine a un ciclo in casa Italia. Dopo che la Schiavone, vincendo Parigi e sorprendendo il mondo, ha aperto una nuova strada per il movimento femminile, anche gli uomini hanno bisogno di una scossa. Se poi con questa partita, durante o dopo (e indipendentemente dal risultato), si riuscisse pure a trovare quella compattezza che la nostra Nazionale ha visto in pochissime occasioni (e mai di recente, tra polemiche e atteggiamenti poco chiari), allora potremmo davvero parlare di un nuovo corso che coinvolge pure il settore maschile.

 

 


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