da Alghero, Cristian SonzogniL’Italia batte il Lussemburgo, lo fa in
due giorni e dunque svolge il proprio compito come atteso alla vigilia
da Alghero, Cristian Sonzogni
L’Italia batte il Lussemburgo, lo fa in
due giorni e dunque svolge il proprio compito come atteso alla vigilia.
Però il doppio, vinto da Potito Starace e Daniele
Bracciali
su Gilles Muller e Mike Scheidweiler, lascia un po’ di
perplessità. Perché
andare al quinto set contro una coppia come quella messa in campo dal team
del Granducato non è sintomo positivo. Poi sarà anche vero che
Bracciali
non era a posto (e infatti ha rischiato di non giocare), sarà anche vero
che ‘Grisù’ Scheidweiler ha sfornato un match di buon
livello, oltre
ogni (nostra) previsione. Ma resta il fatto di un doppio italico inventato
e spesso non abbastanza coordinato per la disciplina. Eppure sono compagni
di allenamento, Potito e Braccio, ma non giocano mai insieme nei tornei
e questo non può non pesare quando la posta in palio si alza, e con
questa
aumenta pure la tensione.
La cronaca
Pronti
via e l’Italia va avanti d’un break (2-0), che però perde
subito. Non
solo, ma Bracciali cede nuovamente il proprio turno di battuta e il Lussemburgo,
sotto gli occhi increduli della gente di Alghero, si porta avanti un set.
Per fortuna nel secondo la musica cambia, Muller continua a giocare piuttosto
male sulla falsariga del singolo, gli azzurri crescono e ne esce un 6-1.
Ma l’incubo sconfitta torna nel terzo, quando il pompiere Scheidweiler
sale in cattedra e diventa addirittura il migliore in campo, trascinando
Muller ad un 6-4 che preoccupa. Insomma, non che si pensi di poter compromettere
l’intera sfida, ma cedere il doppio sarebbe un vero fastidio.
Perché l’indomani
Starace potrebbe pure perdere da Muller, e allora il quinto incontro sarebbe
decisivo. Con Seppi che invece ha fretta di raggiungere Sartori in quel
di Kitzbuhel per il torneo Atp della prossima settimana. Nulla di tutto
ciò: i ragazzi di capitan Barazzutti tornano fuori dal
guscio con
due break decisivi sul 2-2, sia nel quarto sia nel quinto set. Finisce
3-6, 6-1, 4-6, 6-4, 6-3, una partita troppo lottata e giocata male, ma
vinta.
Barazzutti
sostiene che i suoi son comunque stati bravi a portarla a casa, che era
importante chiuderla qui, che Scheidweiler lo ha sorpreso in positivo,
e che adesso in casa Italia si può tentare di ricostruire qualcosa. Poi
dice pure che rispetta le scelte di tutti, ma che apprezza molto chi è
andato ad Alghero. Mentre passa accanto al capitano, a Bracciali esce una
battuta: “Il prossimo doppio fatelo giocare a Volandri”. Che
è una battuta
e come tale va presa, ma che forse, personale opinione, in fondo cela un
po’ di verità. Che ci fosse del malumore in squadra per
l’assenza del
nostro numero 1 perdonata dalla Fit era lampante. Poi è chiaro che si
debba
fare i pompieri (e qui verrebbe buono Scheidweiler*…) e gettare acqua
sul fuoco, ma se le regole ci sono vanno rispettate, come ha tuonato Binaghi,
che però allo stesso tempo ha chiarito che il forfait di Filo era
pianificato
da tempo.
Al di là della vicenda, che è spiacevole
perché getta un po’ di imbarazzo in un ambiente che non ha bisogno
di
altri problemi, resta la vittoria e dunque la salvezza. “Siamo ancora
nel gruppo 1, zona Euro-africana di Coppa Davis”,
annunciava con
orgoglio la speaker di Alghero. Che suona onestamente molto triste, se
urlato a squarciagola come fosse un titolo di cui andar fieri. Invece no,
non dobbiamo andarne fieri ma dobbiamo ripartire da qui per tornare in
quel Gruppo Mondiale che l’Italia merita, non solo vista la sua tradizione
ma anche visti i giocatori che si ritrova ad avere in casa. Come quel Matteo
Trevisan che, intervistato ieri al proposito, non ha avuto paura di dire
che si, vorrebbe tornare in Davis come titolare, ma per vincerla… Poi
ha fatto pure gli scongiuri, il simpatico Matteo, e noi ci accodiamo. Sia
nella speranza, sia negli scongiuri.
*Non ci leggerà mai, ma nel caso…:
gentile signor Mike, non è che noi ce l’abbiamo con lei. A parte
il fatto
che fare il vigile del fuoco è un mestiere non solo indispensabile, ma
verso il quale tutti dovrebbero grande rispetto e gratitudine. E’ che
ci sembra così strano vedere un non-professionista fare il professionista
di tennis, che è più facile classificarla così, come
pompiere, che non
come il milletrecentoequalchecosa del ranking mondiale (che era, perché
adesso non ha classifica Atp). Eppure lei era pure stato un buon giocatore,
signor Mike: finchè ha giocato con una certa continuità era tra i
primi
300 al mondo, da junior nel suo periodo era fra i migliori d’Europa. Poi
ha preferito fare altro, e non un lavoro a caso. Un lavoro per il quale
ci vogliono impegno, coraggio e dedizione. Molta più che ad inseguire
quella
pallina, che comunque, accidenti, è ancora in grado di addomesticare mica
male, pur giocando solo la Davis e la domenica quando non va a fuoco qualcosa.
E allora caso mai si fosse offeso, lasci che si lanci un appello alle compagini
di A1 del nostro Stivale: se qualcuno è alla caccia dello straniero per
rifinire la squadra, se lo cerca che costa poco, vada a pescare in Lussemburgo,
che questo Mike Scheidweiler qualche match lo porta a casa di sicuro…
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