da Alghero, Cristian Sonzogni
L’Italia batte il Lussemburgo, lo fa in due giorni e dunque svolge il proprio compito come atteso alla vigilia. Però il doppio, vinto da Potito Starace e Daniele Bracciali su Gilles Muller e Mike Scheidweiler, lascia un po’ di perplessità. Perché andare al quinto set contro una coppia come quella messa in campo dal team del Granducato non è sintomo positivo. Poi sarà anche vero che Bracciali non era a posto (e infatti ha rischiato di non giocare), sarà anche vero che ‘Grisù’ Scheidweiler ha sfornato un match di buon livello, oltre ogni (nostra) previsione. Ma resta il fatto di un doppio italico inventato e spesso non abbastanza coordinato per la disciplina. Eppure sono compagni di allenamento, Potito e Braccio, ma non giocano mai insieme nei tornei e questo non può non pesare quando la posta in palio si alza, e con questa aumenta pure la tensione.
La cronaca
Al di là della vicenda, che è spiacevole perché getta un po’ di imbarazzo in un ambiente che non ha bisogno di altri problemi, resta la vittoria e dunque la salvezza. “Siamo ancora nel gruppo 1, zona Euro-africana di Coppa Davis”, annunciava con orgoglio la speaker di Alghero. Che suona onestamente molto triste, se urlato a squarciagola come fosse un titolo di cui andar fieri. Invece no, non dobbiamo andarne fieri ma dobbiamo ripartire da qui per tornare in quel Gruppo Mondiale che l’Italia merita, non solo vista la sua tradizione ma anche visti i giocatori che si ritrova ad avere in casa. Come quel Matteo Trevisan che, intervistato ieri al proposito, non ha avuto paura di dire che si, vorrebbe tornare in Davis come titolare, ma per vincerla… Poi ha fatto pure gli scongiuri, il simpatico Matteo, e noi ci accodiamo. Sia nella speranza, sia negli scongiuri.
*Non ci leggerà mai, ma nel caso…: gentile signor Mike, non è che noi ce l’abbiamo con lei. A parte il fatto che fare il vigile del fuoco è un mestiere non solo indispensabile, ma verso il quale tutti dovrebbero grande rispetto e gratitudine. E’ che ci sembra così strano vedere un non-professionista fare il professionista di tennis, che è più facile classificarla così, come pompiere, che non come il milletrecentoequalchecosa del ranking mondiale (che era, perché adesso non ha classifica Atp). Eppure lei era pure stato un buon giocatore, signor Mike: finchè ha giocato con una certa continuità era tra i primi 300 al mondo, da junior nel suo periodo era fra i migliori d’Europa. Poi ha preferito fare altro, e non un lavoro a caso. Un lavoro per il quale ci vogliono impegno, coraggio e dedizione. Molta più che ad inseguire quella pallina, che comunque, accidenti, è ancora in grado di addomesticare mica male, pur giocando solo la Davis e la domenica quando non va a fuoco qualcosa. E allora caso mai si fosse offeso, lasci che si lanci un appello alle compagini di A1 del nostro Stivale: se qualcuno è alla caccia dello straniero per rifinire la squadra, se lo cerca che costa poco, vada a pescare in Lussemburgo, che questo Mike Scheidweiler qualche match lo porta a casa di sicuro…