ITF e Kosmos hanno pensato a una Coppa Davis che guarda al futuro, ma se i campioni del presente sembrano apprezzare la proposta, i giovani del Tour non vedono di buon occhio le possibili novità. Le settimane di gioco in meno non bastano per accontentarli. Pouille: “sembra studiata apposta per far giocare di nuovo Federer e Nadal, ma fra pochi anni loro non saranno più nel circuito”.Le direzioni che il mondo del tennis desidera prendere sono due: ridurre la durata degli incontri e i tempi morti, e creare un tennis in grado di coinvolgere di più le nuove generazioni. Le abbiamo imparate a memoria nel lungo percorso di avvicinamento alle Next Gen ATP Finals, e c’è da scommettere che nei prossimi mesi/anni arriveranno altri tentativi di “svecchiare” il gioco. Uno lo vuole provare a fare l’ITF, con la maxiriforma di rinnovamento proposta per la Coppa Davis, che se supererà la votazione di agosto entrerà in vigore già dal 2019. Un’idea che guarda al futuro, ma è nata in mezzo a una valanga di critiche e con un problema alla radice, dato che è trova maggiormente d’accordo i giocatori del presente come Rafael Nadal, Novak Djokovic e Marin Cilic (per citare tre big che si sono espressi a favore), piuttosto che quelli che dovrebbero popolare i piani alti della classifica nelle prossime stagioni. Il candidato più credibile, al momento, è Alexander Zverev, che non è stato critico come la sua Federazione, che all’indomani della comunicazione da parte dell’ITF ha fatto subito sapere che non appoggerà la proposta, ma ha suggerito un’idea alternativa lasciando intendere che la proposta attuale lo soddisfi fino a un certo punto. Secondo il 20enne di Amburgo, la Coppa Davis dovrebbe assumere dei contorni da Coppa del Mondo di calcio: un campionato itinerante che duri 3-4 settimane consecutive, con incontri in varie città della stessa nazione. “E – ha aggiunto da Indian Wells – che permetta alla squadra vincitrice di potersi sentire seriamente campione del mondo, cosa che al momento non succede”. Il suo è un punto di vista interessante soprattutto per un passaggio: la riduzione degli impegni della Davis a una sola settimana sembrava un motivo sufficiente per guadagnare l’approvazione dei giocatori, invece dalle sue parole emerge che la durata complessiva sia un problema relativo, a patto che la competizione assuma realmente i contorni di un mondiale per nazioni.“PENSATA PER FEDERER E NADAL”
Un altro che non ha avuto alcun problema a dirsi contrario è il giovanissimo Alex De Minaur, classe 1999, che in Coppa Davis ci ha esordito il mese scorso proprio contro Zverev. In virtù del suo modo di stare in campo “alla Hewitt”, il 19enne di Sydney è un grande fan del format attuale, che permette di giocare in casa e vivere davvero l’atmosfera che ha fatto innamorare della Davis milioni di appassionati. “Credo che le novità proposte – ha detto – siano il modo per rovinare una competizione con tantissimi anni di storia alle spalle, perciò sono assolutamente contrario alle novità”. Molto interessante anche il punto di vista di Lucas Pouille, che rispetto a Zverev e De Minaur ha qualche annetto in più, ma fa comunque parte della generazione del prossimo decennio, e l’Insalatiera l’ha vinta lo scorso anno, conquistando il punto decisivo nella finale contro il Belgio. “Non credo che questo cambiamento non sia positivo per il tennis – ha detto – ma credo che non lo sia per la Coppa Davis, una delle competizioni con più storia del nostro sport. Non ne ho parlato con altri giocatori, ma credo che la gran parte di loro la pensi come me. Se lo scorso anno la finale l’avessimo giocata a Singapore ci sarebbero stati sì e no 4.000 spettatori, mentre in Francia è stato un successo assoluto, con quasi 27.000 persone. Le modifiche che hanno proposto non mi piace e credo che si debba cercare un altro modo per rendere migliore la competizione, evitando un cambiamento tanto drastico”. Secondo Pouille, l’ITF ha cercato (giustamente, vien da aggiungere) un modo per coinvolgere più spesso i big del calibro di Federer, Nadal e compagnia, dimenticando però che nel giro di cinque anni al massimo – stando larghi – avranno detto addio entrambi. “Sembra che questa proposta sia studiata per far sì che tornino anche loro a giocare la Coppa Davis – ha aggiunto il francese–, ma Federer e Nadal non giocheranno per sempre, e fra qualche anno si ritireranno. Quindi non credo che sia il modo corretto di modificare la competizione”. Un bel controsenso: l’hanno studiata per il futuro, ma piace di più ai giocatori del presente. E ora come la mettiamo?
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