di Enzo AnderloniChe rabbia, da non dormirci la notte
di Enzo Anderloni
Che rabbia, da non dormirci la notte. Un
così bel numero di Tennis Italiano di agosto! E un doppio fallo
nell’editoriale,
un errore proprio nel primo articolo, quello che introduce, con il tema
più caldo. Dopo Italia-Francia di Fed Cup, nel
ricordare la finale
dei Mondiali di calcio del 2006, la magica notte dell’Italia vincente
sulla Francia l’abbiamo collocata allo Stade de France di Parigi, invece
che all’Olimpico di Berlino. Scherzi di un caldo fine luglio, scherzi
della memoria carica del gusto della beffa di quel successo contro i cugini
che partivano favoriti e come sempre un po’ sbruffoni, come il team di
Fed Cup di Georges Goven, venuto in Italia convinto di fare polpette delle
nostre ragazze. Comunque uno svarione, un doppio fallo sul set point, che
se da un lato fa male, porta anche a fermarsi un attimo a riflettere
sull’essenza
di questo nostro mestiere meraviglioso ma spietato.
Si
lavora un mese intero, cercando di dare il meglio in ciascuna delle 192
pagine della rivista, con passione e attenzione. Si cerca di proporre servizi
interessanti, cronache fedeli, approfondimenti. Spesso ci si riesce e questo
lo testimonia l’entusiasmo con cui voi lettori ci seguite, sempre
più
numerosi. Poi all’ultimo articolo del mese, lo scivolone, il
doppio
fallo: dov’è che si è giocato il 9 luglio? Al
parco dei Principi?
No, allo Stade de France. Tutti là con la memoria a Materazzi. Poi a
Zidane
e Materazzi e infine a quel rigore di Fabio Grosso che chiude i conti.
E soprattutto alle nostre splendide ragazze di Fed Cup che battono Mauresmo,
Golovin & co e ci riportano in finale a un anno dal trionfo di Charleroi
contro il Belgio della Henin. Che ingiustizia non trasmettere la loro impresa
del 15 luglio scorso in diretta Rai, in chiaro. Lo cantiamo chiaro a chi
avrebbe l’influenza politica per spingere i dirigenti Rai in quella
direzione.
E invece si era giocato a Berlino. Quando arrivano le prime copie del giornale,
con il bel reportage da Castellaneta Marina, il servizio da Wimbledon con
le imprese di Federer e Williams, l’intervista esclusiva al nostro
esplosivo
Simone Bolelli, il diario di Mara Santangelo (che comincia con questo numero
la sua collaborazione), il test delle rivoluzionarie racchette Neoxx e
tutto il resto in redazione tutti cominciano a sfogliarlo ancora caldo,
i sorrisi lentamente si disegnano sui volti. Bello, sembra proprio bello.
Poi Alberto, che è un po’ la levatrice di ogni nuovo fascicolo,
l’uomo
dell’ufficio produzione che lo fa uscire dalle macchine di stampa nei
tempi e nei modi giusti fa “toc toc” alla porta. Lui, un uomo di
calcio,
la foto della Champions milanista come sfondo del desktop, alza il ditone
indice e sornione butta lì: “Scusate, ma la finale dei Mondiali
2006 non
si è per caso giocata a Berlino?”.
E’ il crollo di una diga, lo sguardo corre
all’editoriale. Mamma mia, ma che cosa ci è passato per la testa
in quel
momento! E ti ritornano le parole del primo maestro di giornalismo, 30
anni e passa di Corriere della Sera, che ammoniva: “mai ridere o criticare
i colleghi che sbagliano. Prima o poi toccherà a voi”. E tirava
fuori
il suo doppio fallo storico: un titolo di prima pagina dove la parola
‘Cannone’
era scritta con tre “enne”. “L’avremo riletta in venti,
quella pagina
– raccontava lo sguardo ancora rassegnato a quel pensiero, anche dopo anni
– eppure il giornale uscì così”. In questi casi, la
delusione di chi si
trova in mano il proprio giornale “con l’errore” è
difficile da esprimere
con parole. Per un po’ non lo vuoi neanche guardare quel neonato giornale.
Vorresti che non fosse mai nato. Ogni volta che butti l’occhio alla
copertina
ti ritorna un senso di colpa. Ma non è giusto, perché mi sento di
dire
che è un gran bel giornale, perché oltre alla
professionalità di
tutti, c’è dentro tanto cuore. Max, Roberta, Gabriele, Francesca e
il
sottoscritto, sempre al massimo, senza risparmio per far uscire bene e
in tempo quel fascicoletto di quasi 200 pagine (e per alimentare quotidianamente
questo sito internet, che è tutt’uno con la rivista).
“Chi non ha dato tutto non ha dato niente
“ diceva Helenio Herrera. Non siamo la Grande Inter ma nella redazione
di Tennis Italiano funziona così lo stesso. Contiamo sul fatto che voi,
leggendo, lo riusciate a percepire. E che abbiate la bontà di perdonarci
(più precisamente di perdonarmi, in questo caso), qualche doppio fallo.
Cercheremo di farvelo dimenticare a suon di ace. Cominciando
subito
con questo numero di agosto 2007, tutto da gustare. Non fatevelo sfuggire:
è pieno di servizi vincenti.
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