“Il mio sogno continua”. A caldo, Roger Federer l’ha descritto così il suo ultimo capolavoro, che lo porta in semifinale a Wimbledon e porta avanti quello che per lui più che un sogno è un progetto, il progetto di vincere il diciottesimo titolo del Grande Slam. Il sogno invece ce l’hanno i milioni di suoi tifosi sparsi in ogni angolo del mondo, innamorati pazzi delle sue magie, che oggi ne possono aggiungere una nuova alla collezione. Il libro è pieno di colpi che gli altri nemmeno osano pensare, resi facilissimi all’apparenza da un talento fuori dal comune, meno di vittorie come il 6-7 4-6 6-3 7-6 6-3 rifilato a Marin Cilic in un soleggiato pomeriggio londinese. Il calendario dice 6 luglio 2016, esattamente otto anni dopo una delle sconfitte più dolorose della carriera di Federer. Anche allora il campione di Basilea rimontò due set, nella finale contro Rafael Nadal, ma poi si arrese 9-7 al quinto, in un match che ha segnato la consacrazione del suo grande rivale anche lontano dalla terra battuta. Stavolta, invece, la magia è riuscita, con una rimonta prima difficile da pensare, poi da mettere in piedi, quindi da completare, dopo due set e mezzo di impotenza tennistica contro un Cilic formato Us Open 2014, che lo sbatteva da una parte all’altra del campo senza dargli mezza chance di farsi pericoloso. Il croato stava facendo tutto bene: servizio, dritto, rovescio e pure quel poco di gioco di volo. Ed era già pronta la sintesi del torneo di Roger: ottimo fino a quando ha avuto vita facile, ma non ancora (o forse mai più?) pronto per vincere i match veramente importanti, specialmente in una di quelle giornate in cui tutto funziona meno bene del solito, e tocca arrangiarsi con quello che c’è. A quasi 35 anni, dopo una stagione a intermittenza per ginocchio e schiena, ci poteva anche stare. Invece è arrivata una dimostrazione di forza terrificante, che da sola basta e avanza per cancellare quasi tutti i dubbi sulle reali condizioni dello svizzero.
RIMONTA DI CUORE, GRINTA, UMILTÀ, TESTA
Capita di vedere match riaperti da 2 set a 0 sotto, era successo già cinque volte anche in questa edizione del torneo, ma Federer ha fatto qualcosa di davvero impensabile, specialmente per il modo in cui ha perso i primi due. Il primo finendo subito sotto per 5-0 nel tie-break, il secondo cedendo il servizio sull’1-1 e poi mostrando tutti i problemi odierni: scarsa reattività, poche risposte, poco aiuto dal rovescio, dritto meno efficace del solito. Ha sbagliato palle che in altre occasioni avrebbe divorato, e quando sul 3-3 al terzo si è trovato 0-40 al servizio c’è da scommettere che Murray e Tsonga abbiano ultimato il riscaldamento, sicuri di entrare in campo a breve. Invece hanno dovuto aspettare altri due set e mezzo, perché Federer ha dato a tutti i suoi tifosi un motivo in più per ammirarlo, zittendo chi da una vita va sostenendo che sia capace di vincere solo quando tutto va nel verso giusto, ma incapace di reagire di testa alle situazioni complicate. Questa lo era eccome e lui lo sapeva bene, negli ultimi 4 anni ce l’aveva fatta appena 1 volta su 11 match a ribaltare lo 0-2, ma nella mente del campione è scattato qualcosa. Ci ha messo cuore e umiltà, passando sopra a tutti i problemi, e tanto è bastato per rivoltare il match. Se fosse un ciclista si può dire che sembrava non avere la gamba, poi sull’ultima salita è scattato da solo, senza compagni ad aprirgli la strada, incitandosi in ripetizione a suon di “komm jetzt” e risolvendo senza aiuti (o quasi) tutte le difficoltà. Ha chiesto e ottenuto una mano al servizio, poi dal rovescio, quindi dal dritto, e ha finito per strappare il set con un parziale di 14 punti a 5. Ma – anche con tutta la fiducia del mondo – sembrava soltanto una reazione passeggera. Invece è stato il primo passo dell’impresa, costruita lì e forgiata in un quarto set sempre alla rincorsa. Prima due palle-break salvate sull’1-2, poi un match-point sul 4-5 e quindi un altro sul 5-6, che potevano vanificare tutto. Sul primo Cilic non ha trovato la risposta, sul secondo Federer ha sparato un ace, e poi si è garantito un tie-break dai mille risvolti.
SLAM: MAI NESSUNO HA VINTO QUANTO LUI
Mentre un barbuto Goran Ivanisevic in tribuna si consumava le unghie dalla tensione, e il clan Federer (con Stefan Edberg come ospite) scoppiava in piedi a ogni punto, prima è andato avanti Cilic, poi Federer si è preso il 5-3 con una risposta di rovescio fuori per tutti tranne che per lui e occhio di falco. Ma sul 6-4 ha sbagliato un diritto a chiudere che di solito mette in campo a occhi chiusi, e poteva crollargli il mondo addosso, specialmente perché con due servizi vincenti Cilic si è preso il 7-6 e un terzo match-point, e lui non ha trovato (di nuovo) la prima di servizio. Ma si è arrangiato con la seconda e poi è tornato in vantaggio. Sull’8-7 si è buttato a rete e Cilic l’ha passato alla grande, sul 9-8 ha commesso un brutto errore col diritto, ma con una splendida difesa si è preso pure il 10-9, e a quel punto il croato non ha potuto fare altro che crollare. Lì si è capito come sarebbe finita. Nel quinto Cilic ha provato a tenersi a galla col servizio, ma era visibilmente il più stanco. La voglia di vincere ha fatto sparire la fatica dalle gambe e dalla mente di Federer, e il break sul 4-3 gli ha consegnato il successo, scandito dai due ace finali (27 in tutto). Chi si domanda dove trovi gli stimoli per andare avanti a (quasi) 35 anni, con una famiglia, la bacheca stracolma e il conto in banca pure, oggi avrà le idee un tantino più chiare, dopo un’iniezione di adrenalina che solo il tennis gli può dare. Federer vuole dimostrare di essere ancora uno dei più forti, e oggi si è regalato (e ha regalato) un match che nella sua classifica personale prenderà probabilmente un posto importante, forse più di qualche finale Slam vinta da favoritissimo in degli anni in cui non aveva avversari. Oggi a livello mentale sembra addirittura più forte, fisicamente ha mostrato di star bene stando in campo oltre tre ore, e con una sola vittoria può aggiornare due record. È il più vecchio dai tempi di Ken Rosewall (1974) a raggiungere una semifinale a Wimbledon, e supera Martina Navratilova come più vincente di sempre a livello Slam, salendo a quota 307 successi. Ora non gli resta che recuperare in vista della semifinale con Raonic (prevedibilissimo 6-4 7-5 5-7 6-4 a Querrey, con solo un break per set) per provare a regalarsi una nuova finale ai Championships. E se il diciottesimo Slam non arriverà neanche stavolta, pazienza. Oggi Murray è più forte, ma all’All England Club la vera standing ovation sarà sempre e solo per lui.
WIMBLEDON 2016 – Quarti di finale maschili
Roger Federer (SUI) b. Marin Cilic (CRO) 6-7 4-6 6-3 7-6 6-3
Milos Raonic (CAN) b. Sam Querrey (CAN) 6-4 7-5 5-7 6-4
Continuavano a chiamarlo “Maestro”
Federer aggiunge un’altra magia alla collezione della sua carriera, riaprendo un match già deciso contro Marin Cilic. Schiavo del croato per due set e mezzo non si rassegna: rimonta, salva tre match-point nel quarto e poi diventa imprendibile, mostrandosi in ottima salute. Vittoria Slam numero 307 (mai nessuno/a come lui) e undicesima “semi” a Wimbledon, il più vecchio a raggiungerla dal 1974. Venerdì sfida Milos Raonic.