IL CASO – La federtennis americana rilascia parecchi contributi ad associazioni legate ai membri del proprio consiglio d’amministrazione. Loro respingono ogni accusa: “Mai partecipato ai processi decisionali”. Il caso di tennis.com

Di Riccardo Bisti – 17 dicembre 2014

 
Un labirinto. E’ ciò che si trova ficcando il naso nelle finanze della più ricca organizzazione tennistica del mondo, quella che ha la fortuna di gestire lo Us Open, il più grande evento sportivo al mondo su scala annuale. Con il suo fatturato di oltre 200 milioni di dollari e i suoi maxi-stipendi, la USTA è entrata nell’occhio del ciclone a causa di un articolo-inchiesta del New York Times. Come se non bastasse la crisi del tennis americano, soprattutto in campo maschile, sono state messe a nudo alcune situazioni che non hanno certamente fatto fare bella figura. In due parole: diversi membri (ed ex membri) del consiglio d’amministrazione hanno beneficiato di sovvenzioni e contratti provenienti dalla stessa federazione. Avere a che fare con la USTA, insomma, porterebbe una serie di vantaggi economici. Vantaggi non ufficiali. L’attenta analisi del New York Times, molto accurata perchè si tratta di situazioni ‘scivolose’, ha evidenziato queste situazioni.
 
– Il Junior Tennis Champions Center di College Park ha ricevuto contributi USTA per 840.000 dollari negli ultimi tre anni. L’amministratore delegato del centro è Ray Benton, membro del consiglio di amministrazione USTA.
 
John Korff faceva parte del consiglio USTA che ha approvato una sovvenzione di 50.000 dollari a beneficio di Life Time Fitness, una catena di centri benessere coinvolta anche nell'impiantistica del tennis. Qualche mese dopo, Life Time ha comprato la New York City Triathlon, azienda di cui Korff era il proprietario.
 
Katrina Adams, neo-presidentessa (ed ex vicepresidente), è anche direttore esecutivo dell’Harlem Junior Tennis and Education Program. Il centro ha intascato 217.550 dollari dalle iniziative benefiche USTA da nove anni, ovvero da quando la Adams è entrata nella federazione.
 
Consultato dal NY Times, il portavoce USTA Chris Widmaier ha riconosciuto che a volte la federazione elargisce contributi per le imprese e le cause portate avanti dai propri membri. A suo dire, nel piccolo mondo del tennis è inevitabile. “E' molto difficile trovare qualcuno con una certa esperienza nel tennis che non abbia mai avuto rapporti con la USTA”. Gli stessi membri del consiglio, compresi quelli citati, hanno detto di non avere avuto alcun ruolo nel favorire i finanziamenti a loro favore, e che molte disposizioni finanziare c’erano già prima del loro arrivo. Gordon Smith, direttore esecutivo USTA, ha difeso i vari membri dicendo che cercano di portare il loro contributo solo per l’amore del gioco e non per ottenere vantaggi personali. Secondo le leggi americane, la USTA è un gruppo no-profit, assimilabile a una camera di commercio. Per questa ragione, è esentata dal fisco. Come detto, i suoi incassi sono di circa 213 milioni di dollari, quasi tutti provenienti dallo Us Open. Per portare avanti la sua missione (la promozione del tennis) guida tre associazioni di beneficenza che si occupano di sviluppare i giocatori e dare una mano agli atleti disabili, o comunque con problemi. Inoltre ci sono 17 enti regionali più altri di tipo locale. La maggior parte di questi sono considerati gruppi no-profit. Secondo alcuni esperti si potrebbe creare un problema di conflitti di interesse, anche perchè non sono pubbliche e trasparenti le relazioni con le varie associazioni. Attualmente, la USTA spende circa 200 milioni all’anno in stipendi, contributi, costi operativi e contratti. Di questi, circa 3,1 milioni vanno ai membri del consiglio d’amministrazione.

IL CASO DI TENNIS.COM
Curiosamente, il contributo più importante va a un organo di comunicazione: 2,8 milioni sono destinati a Tennis Media Company, editore della rivista Tennis Magazine e del visitatissimo sito www.tennis.com, forse il più importante a livello mondiale, con circa 30 milioni di visitatori. Il capo di Tennis Media Company è Jeff Williams…pure lui membro USTA! Nel 2012, Tennis Magazine ha inviato il proprio giornale a tutti gli associati USTA (circa 780.000). Williams sostiene con forza di non aver avuto alcun ruolo nello stanziamento previsto dalla USTA per la sua società. “Sono stato accuratamente fuori da questa storia. Le relazioni tra Tennis Magazine la USTA esistevano da molto prima che io entrassi a far parte del consiglio”. Widmaier ha detto che Williams svolge un ruolo importante nel consiglio, ma che ha tenuto ben separati i ruoli di dirigente e di produttore media. “Avere un esperto di comunicazione è molto utile per noi. Non ha mai interagito nei rapporti tra Tennis Magazine e la USTA”.
 
"IL TENNIS E' UNA PICCOLA FAMIGLIA"
Tra i club maggiormente aiutati dalla USTA c'è il Junior Tennis Champions Center, considerato un centro d’elite e spesso lodato per la sua vocazione “umanitaria”, visto che spesso ospita tennisti poveri e disagiati. L’amministratore delegato del centro è Ray Benton, molto noto nel mondo dello sport perchè è stato il fondatore ProServ, agenzia di management che ha rappresentato, tra gli altri, il campione di pallacanestro Michael Jordan. Il centro dispone di ben 32 campi, sia all’aperto che al coperto, sia sul cemento che sulla terra. Come detto, il club ha intascato 840.000 dollari negli ultimi tre anni tramite due organismi di beneficenza: USTA Player Development e USTA Serves, entrambi supervisionati dal consiglio nazionale USTA, di cui Benton fa parte. Come Williams, anche lui ha detto di non essere stato coinvolto nelle decisioni per finanziare il centro. A suo dire, il consiglio sovrintende gli organi di beneficenza, ma non ha alcuna influenza su come le stesse associazioni distribuiscono i fondi. “E comunque siamo da anni uno dei primi centri di formazione del paese”. Da quando Katrina Adams, prima afroamericana di sempre, è diventata presidente USTA, ogni sua attività passa sotto la lente d’ingrandimento. Come detto, da quando è entrata nel consiglio d’amministrazione USTA (nel 2005), l’Harlem Junior Tennis ha intascato oltre 200.000 dollari. Anche lei sostiene di non aver mai avuto a che fare con questi contributi. Il suo lavoro nel board non avrebbe avuto alcun ruolo nel processo di distribuzione, e comunque Harlem aveva un aiuto già da prima. “Il consiglio è ben distinto da questi programmi”. In ultimo, c’è John Korff. Diversi anni fa è stato il fondatore della “New York City Triathlon”. Nel 2012, il consiglio USTA di cui faceva parte ha concesso 50.000 dollari a Life Time Fitness, che oltre ai centri di fitness è uno dei maggiori operatori nella realizzazione di campi da tennis. Otto mesi dopo, Korff ha venduto la sua società proprio a Life Time Fitness per una cifra che non è stata resa nota. Curiosamente, Korff ha lasciato la USTA poco dopo lo stanziamento del contributo. A suo dire, è stata una coincidenza temporale e comunque le trattative per la cessione di New York City Triatholon sarebbero iniziate soltanto dopo la sua uscita dalla USTA. “Non c’è stata alcuna attività da insider trading o come la vogliate chiamare. Mischiare i due tipi di business sarebbe inconcepibile. Tuttavia, nel piccolo mondo del tennis, è pressochè impossibile che non ci siano piccoli conflitti d’interesse. Pensi che ci siano milioni di persone, invece scopri che siamo tutti sotto la stessa tenda”.

I SOLDI NON MANCANO
I critici della federazione, ovviamente, sostengono che i soldi non abbiamo permesso alla USTA di evitare la profonda crisi del tennis americano, la più grave di sempre. Inutile ricordare i disastri agonistici, parzialmente coperti dai successi nel settore femminile, soprattutto da Serena Williams. Guarda caso, Serena e la sorella Venus sono cresciute sotto le grinfie di papà Richard, ben lontano dall’entourage federale. Nel frattempo la USTA continua a incassare: il nuovo contratto televisivo con ESPN porterà 825 milioni di dollari nei prossimi 11 anni, i biglietti sono un’ottima fonte di denaro poichè le suite dell’Arthur Ashe Stadium costano decine di migliaia di dollari. E gli sponsor pagano milioni. E le spese? Per usufruire dell’impianto di Flushing Meadows, la USTA paga 400.000 dollari l’anno alla città di New York più l’1% degli incassi (2,5 milioni di dollari nel 2013). Secondo Gordon Smith, è un grande affare per la la città. E i membri del consiglio d’amministrazione svolgono un ruolo fondamentale anche per questioni non strettamente tennistiche. Intanto, oggi, il labirinto è conosciuto a tutto il mondo. Non c’è niente di illecito, ma chissà che la denuncia mediatica non metta un freno a certe operazioni. O se la famiglia del tennis americano è davvero così piccola da cadere, necessariamente, in questi piccoli conflitti d’interesse.