Nessun dubbio per Fabio Della Vida che un giocatore che si comporta come ha fatto ieri Rublev a Dubai vada punito. L’espulsione però è eccessiva perché…
Mi permetto di dire la mia su quello che è successo ieri a Rublev.
Gli arbitri, ovunque, vanno rispettati come ogni essere umano; detto questo, bisogna anche rispettare il pubblico e buttando fuori un giocatore non lo si fa: perché gli spettatori pagano il biglietto per una partita e hanno il diritto di vederla. Non voglio giustificare Rublev, che non è nuovo a questi sfoghi, ma togliergli il prize-money e i punti è abbastanza. Stessa cosa è successa a Djokovic a Flushing Meadows e la gente che aveva pagato il biglietto se la prese “in saccoccia”.
Ripeto: va punito un giocatore che si comporta così ma l’espulsione è troppo. Il tennis non è il calcio, dove espelli uno e la partita continua, nel tennis finisce. Eppure tante volte nel calcio vediamo gli arbitri abbozzare su qualche parolaccia dei giocatori perché sono professionisti, capiscono il momento e si comportano di conseguenza; qui si va a tradurre una parolaccia che il giudice in campo nemmeno ha capito.
Se il regolamento del tennis è così drastico, è sbagliato. Ci sta che un arbitro professionista, che deve decidere, non sia obbligato ad applicare il regolamento: perché ci sono momenti, come nel match di Rublev ieri, nei quali una reazione come quella del russo va sì punita, ma anche giustificata, seppure in parte.
Ci sono criminali che hanno una pena ridotta perché ritenuti in quel momento incapaci di intendere o di volere, ma nel tennis si applica il massimo della pena per un “vaffa”…
La punizione deve esserci, per carità, ma lasciamo decidere l’arbitro di sedia, non obblighiamolo. L’arbitro professionista sa e capisce il momento.
Anche quando eravamo piccoli, a scuola, quanto ci stavano sulle scatole i bambini che facevano la spia: “maestro, Pierino mi ha detto str…o”.
Ecco, quel giudice di ieri francamente mi sta sulle scatole come il bambino che accusa Pierino.