Primo titolo ATP per un tennista georgiano: Nikoloz Basilashvili, proveniente dalle qualificazioni, vince addirittura al Rothenbaum Club di Amburgo. In finale supera Leonardo Mayer all'ultimo respiro e volerà al n.35 ATP. Alex Metreveli aveva vinto cinque tornei, ma giocava per l'Unione Sovietica.

Non ci fosse stato il maxi-sciopero del 1973, difficilmente la Georgia sarebbe entrata nella geografia del tennis. In un torneo con decine di forfait in solidarietà a Niki Pilic (squalificato dall'ITF per aver rinunciato a giocare in Coppa Davis), Alex Metreveli trovò il corridoio giusto e si spinse in finale a Wimbledon, perdendo solo contro Jan Kodes. Rappresentava l'Unione Sovietica ma è nato a Tbilisi, stessa città natale di Nikoloz Basilashvili. Nato nel 1992, dopo lo sgretolamento dell'URSS, Basilashvili ha sempre rappresentato il nuovo paese, ma senza risultati da prima pagina. Fino a ieri: adesso potrà raccontare di aver vinto il German Open di Amburgo, torneo ormai declassato e lontano parente di quello che fu. Ma storia e prestigio restano, così Nikoloz può festeggiare il primo torneo mai vinto da un tennista georgiano e, grazie ai 500 punti intascati ad Amburgo, salirà al numero 35 ATP. Meglio di Irakli Labadze, talentuoso giocatore di inizio millennio dal gran talento, ma penalizzato da una scarsa voglia di allenarsi. E pensare che aveva raggiunto la semifinale a Indian Wells. Basilashvili è passato professionista giovanissimo, nel 2008, e per anni ha navigato le sottobosco del circuito. Ha effettuato un salto di qualità nel 2015 e aveva giocato un paio di finali: Kitzbuhel 2016, persa contro Paolo Lorenzi (“Fisicamente ero pronto per vincere un torneo ATP, ma non di testa”), poi Memphis 2017, quando cedette a Ryan Harrison (“Quella volta ci credevo, fu un duro colpo”). Le delusioni, tuttavia, permettono di godersi ancora di più le gioie.

CONCENTRAZIONE SPECIALE
Basilashvili ricorderà per sempre la settimana di Amburgo, in cui era partito dalle qualificazioni e ha rischiato di non passarle: al turno finale si è trovato sotto 5-3 al terzo contro Jurgen Melzer. Scampato il pericolo ha giocato un torneo da sogno, in cui la finale contro Leonardo Mayer è stata il match peggiore. “Sono stato un po' fortunato” ha detto Basilashvili dopo il 6-4 0-6 7-5 che gli ha permesso di stappare lo champagne e ricevere i complimenti di Michael Stich, appena entrato nella Hall of Fame. Mayer puntava a un clamoroso tris (sarebbe stato speciale, visto che era la prima volta che ad accompagnarlo c'era il figlio Valentino), ma ha giocato un brutto game sul 5-5 al terzo, subendo il break decisivo. Ha avuto una chance sul 6-5, ma ha sbagliato malamente un dritto e le sue velleità sono finite lì. Poca esultanza per Basilashvili, eppure la portata dell'impresa avrebbe giustificato manifestazioni più importanti. “Quando sono arrivato ad Amburgo, ero molto concentrato. Non ho neanche guardato il tabellone – ha raccontato – ho rischiato di uscire nelle qualificazioni, Melzer ha anche servito per il match, ma dopo aver vinto quel match ho capito che avrei potuto andare avanti. Non so perché, ma avevo una concentrazione speciale. Ho cambiato routine, poi lavorare con Jan De Witt mi sta aiutando molto”. Il successo arriva a un paio di mesi dall'inizio della collaborazione con il coach tedesco, già al fianco di Simon, Monfils e Troicki. “Mi ha dato una mano nelle piccole cose, quelle che mi servivano. Mi piace ascoltarlo e credo in quello che dice” dice Basilashvili, occhi chiari che risaltano ancora di più in un look un po' truce, con barba lunga e i teschi Hydrogen.

"CHI ENTRA TRA I TOP-10 È UN GUERRIERO"
“Devo ringraziare mio padre: non lavoriamo più insieme da quattro anni, ma è stato lui a convincermi che potessi diventare un ottimo giocatore. Sapevo di poter giocare molto bene, ma avevo bisogno di mettere tutto insieme. In particolare, non riuscivo a controllare le mie emozioni. Adesso ci sono riuscito”. A differenza di tanti colleghi, Basilashvili non ha avuto idoli particolari. “Il mio idolo è che riesce a entrare tra i primi dieci. Chi ci riesce è un guerriero. Quindi mi piacciono tutti: in particolare Federer, Nadal, Djokovic e Murray”. Risposta degna di una deputato della Democrazia Cristiana. Neanche sugli hobby si è sbilanciato più di tanto. “Ho tanti interessi, ma non li coltivo durante un torneo. Quando devo giocare penso solo a quello, la vita dei tennisti è dura e quando perdi devi subito pensare al torneo successivo. Se li elencassi tutti, non finirei più. Comunque amo la musica, l'aviazione, cucinare… insomma, tante cose”. Negli ultimi anni, il torneo di Amburgo ha raccontato diverse belle storie che poi sono risultate un po' fini a se stesse. Lo stesso Leonardo Mayer (vincitore nel 2014 e nel 2017) non è mai riuscito a vincere altrove, senza dimenticare le vicende di Roberto Carretero (1996), Albert Portas (2001) e Andrey Golubev (2010). Adesso tocca al georgiano dimostrare che Amburgo può essere la spinta per una nuova carriera. Intanto, la Georgia sorride: non c'è più bisogno di ricorrere ai tempi dell'Unione Sovietica, ad Alex Metreveli o a Leila Meskhi. Adesso c'è Nikoloz Basilashvili a inorgoglire questo piccolo paese incastonato tra Russia e Turchia, nonché confinante con Armenia e Azerbaijan.

ATP 500 AMBURGO – Finale
Nikoloz Basilahsvili (GEO) b. Leonardo Mayer (ARG) 6-4 0-6 7-5