Per ritrovare una vittoria, Novak Djokovic ha dovuto giocare contro un connazionale, a due passi dalla sua abitazione di Monte Carlo. Per diverse ragioni, quello contro Dusan Lajovic non è stato un test probante. Così come non sono una novità le affermazioni post-partita sulla sua condizione fisica, in cui ha detto di aver giocato per la prima volta senza dolore dopo due anni. Lo aveva già detto prima di giocare (e perdere) al primo turno di Miami. Delle due, l'una: o sta bene già da un po', oppure non aveva le idee troppo chiare negli Stati Uniti. Però ha dato qualche dettaglio in più: “L'anno scorso mi avevano consigliato di non sottopormi a intervento chirurgico, poi è diventato necessario. Forse sono tornato un po' troppo rapidamente dopo l'operazione, ma il gomito non è mai stato in buone condizioni come negli ultimi sette giorni. Dopo due anni, finalmente, non ho dolore”. Poco importa: ciò che ha monopolizzato le chiacchiere post-match è la situazione a bordo campo. Monte Carlo 2017 era stato l'ultimo torneo con Marian Vajda in panchina. Un anno dopo, c'è la possibilità di un nuovo inizio con lo stesso coach slovacco, l'uomo che lo ha accompagnato per 11 anni (dal giugno 2006 al maggio 2017). Nonostante abbia ammesso che Monte Carlo può rappresentare una svolta, non ci sono ancora certezze: l'accordo è limitato al torneo di Monte Carlo, poi si vedrà. La curiosità dei giornalisti, ovviamente, riguarda l'improvvisa separazione con Andre Agassi. Annunciata solennemente prima del Roland Garros, si è sgonfiata con una breve dichiarazione di Agassi dopo Miami (“Ci siamo spesso trovati d'accordo nel non essere d'accordo”). Viste le modalità con cui Djokovic aveva annunciato il divorzio, con un breve comunicato sul suo sito internet, in cui parlava soprattutto di Stepanek e dedicava appena una riga Agassi, c'è chi ha pensato – e scritto – che tra i due ci fosse stata più di un'incomprensione. Dopo il match contro Lajovic, il serbo non è entrato nei dettagli. “Abbiamo deciso che era meglio separarsi perché entrambe le parti ritenevano che fosse la cosa migliore, sia per me che per loro”.
“CON AGASSI HO IMPARATO TANTISSIMO”
Sceso al numero 13 ATP, Djokovic ha specificato che non esisteva un accordo formale. “Dovete capire che non c'erano né impegni, né contratti scritti. Non stavamo lavorando in forma ufficiale. Mi stava aiutando. Voleva davvero aiutarmi, darmi consigli e condividere la sua esperienza con me”. Nole ha poi specificato di essere rimasto in buoni rapporti sia con Agassi che con Stepanek, aggiungendo che – al momento della separazione – Agassi gli ha detto di sentirsi libero di chiamarlo. “Posso contattarlo in qualsiasi momento per parlare con lui, chiedergli consigli o suggerimenti, o semplicemente condividere qualcosa – ha detto Djokovic – gli ultimi 8-9 mesi con Agassi sono stati fantastici per la quantità di cose che ho imparato, non solo nel tennis. ma anche nella vita. Per questo gli sono grato”. L'impressione è che non abbia nessuna intenzione di entrare nello specifico. Magari lo farà dopo il ritiro, o magari non dirà nulla. Chissà. L'immediato si chiama Marian Vajda, che non ha la popolarità di Agassi ma che negli anni si è costruito la fama di intoccabile. “Penso che sia un nuovo inizio per entrambi – ha detto Djokovic – mi è mancato e ho avuto la sensazione di essergli mancato. Abbiamo decisamente apprezzato gli ultimi 10 giorni di allenamenti. Mi conosce meglio di tutti gli allenatori con cui ho lavorato. È un amico e con lui posso condividere molte cose, sia della vita professionale che di quella privata. C'è sempre, mi conosce dentro e fuori. E sa di cosa ho bisogno per raggiungere il livello più alto possibile”. Come detto, per ora non ci sono accordi, nemmeno sul breve termine. “Fino a oggi ci sono state soltanto sensazioni positive, sia in allenamento che in partita. Speriamo di poter proseguire nella giusta direzione”. Il prossimo test è decisamente interessante, poiché se la vedrà con il solido Borna Coric, forse quello che lo ricorda di più tra i ragazzi della nuova generazione. Un match non banale, anche se l'unico precedente sorride a Nole: a Madrid, nel 2016, aveva ancora un'aura di imbattibilità che gli aveva permesso di vincere 6-2 6-4 nella strada verso il titolo. Da allora sono cambiate tante cose. Se davvero il ritorno di Vajda sarà positivo, nella migliore delle ipotesi, potrà dire di aver gettato via un anno (al netto dell'infortunio, ci mancherebbe). In questo momento è il massimo a cui può aspirare. Non è poco, tutto sommato.