La politica ha voluto che non fossero mai compagne. Ma avversarie, per favore, no. Quando stasera accenderemo la TV per i quarti di Charleston, non troveremo Jelena Jankovic. La serba, ex numero 1 WTA, non ha giocato gli ottavi a causa di un problema al piede destro. Ha lasciato strada alla giovane montenegrina Danka Kovinic, classe 1994 e numero 121 WTA. Sarà lei ad affrontare Andrea Petkovic: un bel colpo di fortuna. Ma c'è qualcosa di più. Tra lei e la Jankovic c'è un rapporto di amicizia profonda, quasi tra sorelle. E poco importa se la politica ha sgretolato il concetto di Jugoslavia. L'affinità geografica e culturale tra Serbia e Montenegro è talmente chiara che persino l'ITF, per qualche anno, le ha accomunate sotto la stessa bandiera. La nazionale è andata avanti per tre anni, dal 2004 al 2006, prima di una separazione inevitabile. Manco a dirlo, la Jankovic è la giocatrice che ha vinto più partite. In quegli anni, la Kovinic era una bambina. E aveva un solo idolo: Jelena Jankovic. Qualcuno si sarà stupito nello scorso weekend, quando la ex n.1 è stata avvistata in tribuna per i match di qualificazione della Kovinic. “Che diavolo gliene potrà importare di una ragazzina che non è neanche sua connazionale?” si sarebbe potuto pensare. Invece faceva il tifo ad alta voce, la incoraggiava, spesso le mandava un messaggio in codice, avvicinando le braccia come a formare un triangolo. Ogni volta che lo faceva, Danka scoppiava a ridere. “E' il simbolo di un picco di rendimento – ha spiegato la Jankovic – significa che aveva fatto qualcosa di speciale”. Talmente speciale che si è conquistata il diritto di affrontarla. Nelle qualificazioni ha rifilato un double bagel ad Allie Kiick, poi ha lottato furiosamente contro Naomi Osaka, battuta 6-4 3-6 7-6. Ma non è finita qui: un secco 6-2 6-3 a Christina McHale le ha regalato il più bel successo in carriera. Primato aggiornato 24 ore dopo, quando ha superato in rimonta Belinda Bencic.
QUEL PALLEGGIO TRA BAMBINA E CAMPIONESSA
Negli ottavi ci sarebbe stata la Jankovic. Non vogliamo pensar male, e ci saranno fior di certificati medici a dimostrare i problemi al piede di Jelena, ma per le due sarebbe stato molto difficile affrontarsi. “Jelena è la mia giocatrice preferita – confida la Kovinic – in passato, il mio allenatore è stato il suo coach. E' una ragazza simpatica, divertente. Una vera amica. Mi piace passare del tempo con lei”. La Jankovic conferma, in modo ancor più esplicito: “Sono veramente il suo idolo”. Non potrebbe essere altrimenti, viste le circostanze in cui si sono conosciute. Anno 2005, Kid's Day in un piccolo club serbo. Danka aveva 10 anni, mentre Jelena era già una piccola star, la più famosa perchè Djokovic e Ivanovic dovevano ancora esplodere. “Danka mi ha chiesto di giocare qualche palla con lei – dice la Jankovic – e io le dissi che era carina e talentuosa. Siamo andate a giocare e lei ha mancato la palla, forse era emozionata. E' inciampata ed è caduta. Mi parve subito molto divertente”. L'amicizia non è in discussione, ma la Kovinic ha ricordi diversi. “Volevo a tutti i costi vincere un punto contro di lei. Lo avevo perso ed ero sull'orlo delle lacrime. Allora Jelena mi disse: 'ok, ne giochiamo un altro. Ero troppo felice. E vinsi il punto perchè lei commise un errore”. Chissà com'è andata veramente. Dopo quell'episodio, Danka e Jelena si sono quasi perse di vista. Una è diventata numero 1 WTA e finalista Slam, l'altra ha capito che si, forse il tennis poteva diventare un lavoro. Fino a quando ha iniziato a frequentare gli Slam junior.
"CIAO, SONO DANKA"
E allora la conoscenza è diventata qualcosa di più. Cinque anni fa, una giovane Kovinic fu invitata nel box della Jankovic durante il Roland Garros. “Qualche volta è capitato che si allenasse nel mio stesso club a Belgrado – racconta Danka – tutte le volte che la vedevo, mi avvicinavo e le dicevo 'Ciao, sono Danka'. Lo facevo tutte le volte. Poi, durante Parigi, sono andata nel suo appartamento. Lei ha aperto la porta e le ho detto 'Ciao, sono Danka'. E lei. 'Accidenti, lo so, puoi anche smettere di presentarti!'”. Da allora è cambiato tutto. Il rapporto è virato verso l'amicizia. La Kovinic adora la Jankovic perchè impazzisce per il suo rovescio lungolinea, ma anche perchè è sempre sorridente e rilassata. I loro account Twitter, dove spesso compaiono insieme, è la prova di una bella amicizia. Tuttavia, la vede anche come un capitale da sfruttare. E le chiede spesso consigli. “Mi dice sempre di sorridere, di fare scherzi. Tutti conoscono il suo sorriso”. La Jankovic ha perso il treno passato qualche anno fa, quando avrebbe dovuto vincere uno Slam, però vanta ugualmente esperienze straordinarie. “E adoro condividerle con i giovani. Mi piace restituire quello che ho avuto. Secondo me è fondamentale divertirsi e non mettersi troppa pressione addosso. Secondo me lo fanno in tanti, buttando via il loro talento perchè sono tropo stressati. In realtà non bisogna dimostrare nulla a nessuno se non a se stessi. Bisogna giocare per passione e non certo per realizzare i sogni di qualcun altro”. A 30 anni compiuti, Jelena è certamente nella seconda parte della sua carriera, per quanto sia ancora in grado di ottimi exploit (vedi la finale a Indian Wells). E allora, forse, avrà pensato che un quarto di finale a Charleston non le avrebbe cambiato la vita. Al contrario, per la Kovinic è il risultato più importante. E magari sarà la volta buona per entrare tra le top-100 dopo essere arrivata al n. 101 lo scorso ottobre. Suvvia, come avrebbe fatto a giocarle contro? “Credetemi, sono il suo modello – sorrideva nei giorni scorsi – mi ammira sul serio. Ha le mie scarpe e alcuni miei oggetti nella sua stanza. Mi sembra incredibile che io possa giocare contro di lei. Sarebbe irreale: ci ho palleggiato quando aveva 10 anni e il suo sogno era incontrarmi”. Talmente incredibile che ha pensato bene di evitarlo….