La Vinci finisce la benzina a un passo dalle semifinali, ricordando il mitico maratoneta di Londra 1908. Nelle partite precedenti aveva speso troppo. Anche sul 2-0 al terzo si capiva che avrebbe perso.
Roberta Vinci non ha mai raggiunto le semifinali in un Premier Mandatory
Di Riccardo Bisti – 28 marzo 2013
Nessuna tennista italiana è mai giunta in semifinale a Miami: se ce l'avesse fatta, Roberta Vinci, avrebbe reso meno pesante una zavorra che – risultati alla mano – la vede un gradino sotto rispetto a Schiavone, Pennetta ed Errani. Nella notturna di Crandon Park, ha giocato con il cuore ma non è bastato per battere Jelena Jankovic, vincitrice con il punteggio di 6-4 6-7 6-3. Quando c'è in campo Roberta, il match diventa automaticamente interessante. Il suo tennis atipico obbliga le avversarie a ingegnarsi, e allora la tattica assume un’importanza maggiore rispetto al solito incrociato-incrociato-lungolinea. Ci sono voluti 150 minuti, poco più del tempo di una maratona, per riportare Jelena Jankovic a giocare un match importante. La più scarsa numero 1 della storia (a nostro parere è più debole di Ivanovic, Wozniacki e anche Safina) si trova nella scomoda posizione di nobile decaduta. Pensa ancora da top player, ma non la è più. Per risalire bisogna cambiare mentalità, ma lei fatica a entrare nella nuova dimensione. Tuttavia le è rimasta la voglia di vincere. Contro una Vinci esausta è bastato, ma contro la Sharapova dovrebbe incassare una sonora sconfitta. Non tanto per i precedenti (6-1 Sharapova), quanto perchè gli organizzatori hanno collocato il match alle 13 locali di oggi (le 18 italiane), dandole appena 15 ore per recuperare. La volontà di collocare Serena Williams in sessione serale è comprensibile, ma la serba ne pagherà le conseguenze. Anche la Sharapova ha dovuto giocare parecchio, ma sei ore di riposo in più potrebbero fare la differenza.
Roberta era stanca morta, eppure ci ha provato fino all’ultimo, come Dorando Pietri quando crollò a due passi dal traguardo di Londra 1908. Nel festival degli alti e bassi, la differenza l’ha fatta la condizione fisica. Per la bellezza del gioco, Roberta avrebbe meritato di vincere. Ma non è una sorpresa. Rimpianti? Più di uno. In tutti i set è partita meglio (2-0 nel primo, 3-0 nel secondo, ancora 2-0 nel terzo) ma non ha mai “stroncato” l’avversaria, che si affidava a una buona condizione fisica e a un notevole rovescio lungolinea. Nel primo set le è scappata via, mentre il secondo è stato uno psicodramma. Spesso si abusa di questo termine per descrivere i match equilibrati, ma stavolta è andata proprio così. La Vinci si è fatta riprendere dal 3-0 al 3-3, ha tenuto a fatica un turno di servizio, ha trovato un break inaspettato (iniziava già a boccheggiare) e poi è salita 5-3 40-15. Sul primo setpoint, la Jankovic ha trovato un gran passante di rovescio, mentre sul secondo una volèe non impossibile è morta in mezzo alla rete. Ancora: sul 5-4, altro setpoint. Brava la Jankovic a giocare un bel rovescio in contropiede. Tra continui alti e bassi si arrivava al tie-break. Roberta era quasi commovente nel giocare al limite delle forze. 4-2, 4-4, 6-5 Vinci. Quarto set point, annullato da una bella risposta della Jankovic. Sembrava finita, invece JJ commetteva due sciocchezze e regalava all’Italia il primo (meritato) set della giornata.
Lo spettatore attento, tuttavia, non ha mai creduto all’impresa. Neanche quando Roberta è volata di slancio sul 2-0 al terzo. Era troppo stanca. Una bella macchina senza benzina, sospinta dalle volenterose braccia di Francesco Cinà. Ma a un certo punto non ce la fai più e crolli. E così è stato. I cinque giochi consecutivi della Jankovic sono maturati inesorabilmente. Nessuno si è sorpreso. Resta un pizzico di delusione, perchè un tabellone così…difficilmente ricapiterà. Ma Roberta tornerà in Italia (non prima di aver fatto il suo dovere in doppio) con la coscienza a posto. Ha vinto tre partite in rimonta e ha dato tutto anche contro la Jankovic. Difficile (impossibile?) sostenere che avrebbe potuto fare di più. Certo, se non si fosse innervosita a metà primo set…ma è una critica labile e ingiusta. Intanto si godrà il best ranking, qualche giorno di riposo e poi andrà sulla terra, dove è nata e cresciuta. Ci sono tante cose da fare: battere la Repubblica Ceca, scrivere altra storia in doppio e magari avvicinare ‘ste benedette top 10. Se magari capitasse un altro tabellone tipo Miami….
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