Si chiama Vandeweghe e ha 18 anni. Lo zio allena i NJ Nets, il nonno fu pro Nba e sua nonna Miss America 1952. Da Melbourne tocca a lei…

di Gabriele Riva – foto Getty Images

 

Kiki Vandeweghe è il general manager e il coach dei New Jersey Nets, squadra disastrata dell’Nba. Occupa l’ultimo posto della eastern conference con 2 vittorie e 21 sconfitte in questi primi due mesi scarsi di stagione regolare. Ma a East Rutherford, nelle paludi in cui ha sede la franchigia, a due passi da New York City, importa poco: ci sono abituati. Chissenefrega, pensate… Giusto: di Kiki, interessa la nipotina. Coco (e non è uno scherzo) è una ragazzina che il 6 dicembre scorso ha compiuto 18 anni. E’ nata a New York, ma vive in California: altra costa, altra temperatura. Sta di casa a Santa Fe Richmond, nella baia che, protetta da San Francisco, dà sul Pacifico. Non gioca a basket come zio Kiki né come nonno Ernie, nato in Canada, professionista anche nel baseball oltre che fisico nella Us Air Force, l’aviazione dello Zio Sam. Lei gioca a tennis e lo fa molto bene. La Usta, la federtennis americana, ci crede molto. Qualche giorno dopo il suo compleanno ha vinto una wild card per gli Australian Open, aggiudicandosi una specie di play-off in quel di Atlanta.

 

Melbourne e New York si riservano storicamente la cortesia di invitare dei prospetti interessanti nei rispettivi tabelloni. Quest’anno, oltre a Coco, ci va tale Harrison da Boca Raton, Florida (Roddick ci si allenò per qualche anno), che si è tolto lo sfizio di battere in finale Jesse Levine, già visto sugli schermi dei grandi.

 

Ad oggi Coco Vandeweghe ha già fatto un apparizione Slam: agli US Open 2008. Ha perso al primo turno ma si è addolcita la bocca, sui campi di Flushing Meadows, con il successo nel tabellone junior. Nel 2009 ha giocato un paio di tornei Wta: nel secondo ha pure acchiappato la prima vittoria in carriera. A Los Angeles, dove ha battuto Tathiana Garbin. Sempre a LA, si è scansata di fronte alla corsa di Flavia Pennetta verso le Top 10 allora ancora da raggiungere. Può essere lei quella che l’America sta cercando per ritrovare verve in un mondo tennistico fossilizzato sulle Williams e in un letargo preoccupante in cui apricchia gli occhi solo se stuzzicato dal bastone delle polemiche (vedi Agassi, “Open”, doping, metanfetamine…). Predestinata è predestinata perché brava è brava e bella è bella. Che nel tennis-biz di oggidì non fa mai male. Giusto a proposito di discendenze: nonna Colleen Kay Hutchins, moglie di Ernie di cui sopra, è stata Miss America nel 1952.

 

A Melbourne il secondo Slam in carriera: che abbiano trovato quella giusta, gli americani? Tocchino ferro, Anzi, visto che sono americani, tocchino legno… 

 

© 2009  “Il Tennis Italiano” – Tutti i diritti riservati

 

[$EmbedVideoYouTube ID:=”ggedInRH94o”; $]

 

Coco Vandeweghe in un match a Eastbourne