COCO GAUFF, ENFANT PRODIGE
A quindici anni, Coco Gauff è diventata la più giovane a superare le qualificazioni di Wimbledon, dove poi ha sconfitto Venus Williams e raggiunto gli ottavi di finale, al punto da diventare la vera protagonista dei Championships, una delle giocatrici più attese allo US Open e la figura che potrebbe ridare slancio a un tennis femminile in crisi di identità. Ecco la sua storia.«Mi ricordo di lei quando aveva 10 anni: mi guardò negli occhi e disse: ‘Voglio diventare la numero uno del mondo’. Ci credeva per davvero. È stato un momento molto intenso». Parola di Patrick Mouratoglou, The Coach, l’uomo che ha rivoluzionato la carriera di Serena Williams. Lei è Cori Gauff, la ragazza che ha sorpreso tutti a Wimbledon. Più giovane della storia a superare le qualificazioni, ha sconfitto d Venus Williams e si è spinta fino agli ottavi di finale, arrendendosi solo alla futura vincitrice Simona Halep. Ha scalato circa 200 posizioni, portandosi a ridosso delle top 100 WTA, ma il viaggio è appena cominciato, come ha sottolineato anche John McEnroe (seppur in passato reo di aver sbagliato qualche pronostico): «Sarei molto sorpreso se non dovesse diventare la numero uno prima che compia 20 anni». Boom. Cori (ma tutti la chiamano Coco) è nata il 13 marzo 2004 e sta battendo parecchi record di precocità. Sembra di essere tornati indietro di trent’anni, quando fecero irruzione nel circuito Jennifer Capriati, Martina Hingis e Venus Williams. Ancora prima di compiere 14 anni, la Capriati finì sulla copertina di Sports Illustrated; oggi la Gauff ha fatto anche meglio visto che dopo l’exploit a Wimbledon è finita su Vogue: «Le facce di Vogue sono miti per noi» cantavano gli 883 e tutto sembra apparecchiato affinché Coco un mito lo diventi per davvero. «Ognuno di noi ha un grande sogno da bambino – ha detto la Gauff alla nota rivista di moda – il problema è che molti hanno paura di inseguirlo. Io semplicemente scendo in campo e ci provo. In fondo, nel tennis, cosa ti può accadere? Al massimo perdi». Sono bastati pochi giorni per trasformarla in personaggio mainstream, tanto che, in un amen, i suoi follower su Twitter sono diventati 375.000 e perfino l’ex first lady americana, Michelle Obama, le ha inviato un messaggio di complimenti.È normale che sia già un personaggio, perché i baby fenomeni sono sempre piaciuti. Oggi ancor di più, visto che una teenager non vince uno Slam da tredici anni (l’ultima fu Maria Sharapova, proprio a Wimbledon). Ma il tennis è uno sport molto impegnativo sul piano fisico, quindi la precocità può essere un’arma a doppio taglio. Papà Corey è la persona più importante della sua carriera: ancora oggi le fa da coach e vuole evitare che la figlia si bruci. Per riuscirci, ha passato in rassegna i casi dei baby fenomeni del passato: «Ho analizzato le loro situazioni, osservando dove si trovavano e cosa facevano a una certa età. Ho chiesto molti pareri perché voglio essere sicuro di fare le cose giuste e ho ancora paura di bruciare mia figlia. Ho iniziato a pormi queste domande quando aveva sei, sette anni e ho studiato in modo da essere pronto per ogni situazione. Ancora oggi mi fermo a riflettere e dico: ‘Ok, adesso siamo a questo punto: come procedere per la giusta strada?’. Controllo cosa hanno fatto la Capriati, la Hingis, le sorelle Williams».Già, la Capriati. Il suo caso rappresenta il lato oscuro del prodigio: in pochi anni, il tennis si è trasformato da gioco in business, con le inevitabili pressioni. Cosa è successo, tra furtarelli e possesso di marjiuana, è ben noto. Senza arrivare a estremi del genere, tante giovani tenniste sono state vittime di infortuni piuttosto lunghi: «Infatti lavoriamo molto sulla prevenzione dei guai fisici – dice il padre –; lo sport professionistico può fare male e non voglio contribuire a farla stare peggio. Tra fare una cosa in più e una in meno, scelgo sempre la seconda via». Frasi sagge, che però sbattono contro la sua battaglia per modificare le norme WTA istituite nel 1994 per tutelare crescita e sviluppo delle minorenni. Prima dei 14 anni, una ragazzina non può partecipare a tornei validi per la classifica mondiale. Dai 14 ai 17, può giocare un numero limitato di tornei, via via crescente, fino all’eliminazione dei vincoli al raggiungimento della maggiore età. Coco deve ancora compierne sedici e può giocare dieci tornei, diventati dodici in virtù dei suoi risultati: ha raggiunto la finale allo US Open Junior a meno di 14 anni, poi ha vinto Roland Garros nove mesi dopo, chiudendo il 2018 al numero due ITF. Da oggi fino a marzo dell’anno prossimo, potrà giocare altri cinque tornei, ma per meriti sportivi potrebbero offrirle qualche altra chance: «Credo che una regola in vigore da 25 anni debba essere almeno aggiornata – continua il padre –, anche l’NBA ha modificato le norme sull’età. Trovo giusto tutelare la crescita, ma ci sono degli effetti collaterali: mia figlia scende in campo molto tesa perché sente di dover fare bene nelle poche occasioni disponibili e così non gioca libera. I limiti, inoltre, non servono a evitare gli infortuni perché ci sono stati casi molto gravi come quelli di Laura Robson, Cici Bellis, Ana Konjuh e Belinda Bencic».La pensa così anche coach Mouratoglou: a suo dire, paletti di questo genere tolgono possibilità di guadagno «e non è detto che in futuro possano crearsene di ulteriori. E poi non tutti hanno lo stesso processo di maturazione: c’è chi ottiene il meglio a 16 anni, chi a 20, chi a 25». La WTA sostiene di essere aperta a eventuali discussioni e, in effetti, i due tornei bonus concessi alla Gauff sono il frutto di un emendamento che risale al 2012. Tuttavia, l’Age Eligibility Rule sembra aver sortito buoni effetti: da quando è stata istituita, le carriere delle giocatrici si sono allungate e c’è stata una drastica riduzione dei ritiri precoci: prima del 1994, il 7% delle ragazze sotto i 22 anni smetteva di giocare, adesso la percentuale è scesa al 2%. «Un’adolescente attraversa fasi critiche sul piano emotivo, cognitivo e fisico – ha spiegato Amy Binder, portavoce WTA –; il tennis è uno sport molto impegnativo, quindi prestiamo molta attenzione alle ragazze di quell’età». Per adesso, i Gauff non chiederanno deroghe, anche perché non le otterrebbero. «Su un punto la WTA ha ragione – dice papà Corey –: sono anni delicati, in cui le ragazze possono migliorare in fretta, ma possono peggiorare altrettanto rapidamente». Regolamenti a parte, Mouratoglou è pronto a scommettere sulla Gauff. Anzi, lo ha fatto in tempi non sospetti inserendola nella sua Champ Seed Foundation, dove hanno trovato spazio anche Stefanos Tsitsipas e il nostro Lorenzo Musetti. Secondo il coach francese, la sua qualità principale è la personalità. Nel tennis femminile, le qualità tecniche contano meno rispetto al maschile, mentre l’aspetto mentale può fare la differenza: «È un’agonista incredibile. Le tenniste hanno un compito: vincere. Io credo che le migliori del mondo siano le migliori agoniste e lei possiede questa qualità. La sua forza interiore la distingue dalle altre. Poi ha doti fisiche naturali impressionanti ed è una ragazza matura per la sua età; anzi, quando aveva 10 anni, era già consapevole dei suoi desideri. Lavora sodo, combatte ogni giorno per raggiungere i suoi obiettivi. Ed è impressionante il modo in cui sa gestire la pressione».In questo senso, ad aiutarla c’è Team8, l’agenzia di management creata da Roger Federer e gestita dal suo agente, Tony Godsick. Le hanno già fornito un manager che si occupa di lei a tempo pieno, Alessandro Barel Di Sant’Albano visto che già l’anno scorso erano arrivate diverse richieste di sponsorizzazione che erano state rispedite al mittente per consentirle di concentrarsi solo sul tennis. La prima firma è arrivata lo scorso novembre quando New Balance l’ha strappata a Nike (e chissà che non ci sia lo zampino proprio di Federer, passato a Uniqlo e ancora in lotta con Nike per l’utilizzo del suo logo RF). A cascata, è arrivato l’accordo con Barilla, anche questo già sponsor di Federer. In attesa di riprendere ad allenarsi a Delray Beach (dove si è trasferita qualche anno fa insieme alla famiglia, lasciando la natìa Atlanta) in vista dello US Open, Coco si è rilassata per qualche giorno e ha rivelato al mondo le sue passioni fuori dal campo. Tennis a parte, i suoi impegni principali per l’estate saranno il concerto di Khalid («Ma se riesco a trovare i biglietti»), guardare su YouTube i tutorial su trucco e make-up, fare shopping online di cui è ossessionata e ascoltare rap e hip-hop, oltre all’adorata Rihanna. Nonostante la vita da baby-star, riesce comunque a mantenere i contatti con le amiche di sempre, a partire da Jamilah, anche grazie a FaceTime e alle nuove tecnologie di comunicazione: «Ovviamente succede di sentirmi esclusa ma poi capisco che sono fortunata. Diciamo che vedo il lato positivo delle cose». Anche se Mouratoglou esclude che possa diventare la nuova Serena Williams («Nessuna potrà mai esserla, poi hanno un tennis diverso e credo che voglia essere se stessa, non una nuova Serena»), Coco ha riacceso l’interesse per il tennis femminile. La sua vicenda ha interessato anche gli appassionati occasionali e il suo match contro Polona Hercog è stato tra i più visti del torneo su ESPN. Più in generale, ogni volta che è scesa in campo, la sua partita è stata la più seguita del giorno. Secondo Forbes, potrebbe diventare milionaria ancora prima di compiere 18 anni, e se anche non dovesse farcela con il prize money (difficile…), gli sponsor sono pronti a coprirla di denaro.Per quanto riguarda la scuola, a Wimbledon ha confessato di aver preso B in un compito di scienze, ma un domani vorrebbe laurearsi.: «Però non voglio rinunciare alla possibilità di diventare subito professionista. Dopo il diploma mi iscriverò a un corso online: potrei cambiare idea in futuro, ma di sicuro mi voglio laureare. Magari non avrò un percorso tradizionale, ma prima o poi ce la farò». Nonostante sia nata nel 2004, è già piuttosto sensibile all’argomento del sessismo.: «Da bambina mi domandavo come mai mettessero sempre i match degli uomini nelle migliori fasce orarie…» racconta, salvo poi aggiungere che «tante volte mi sono sentita dire che non potevo fare qualcosa perché ero una ragazza. A scuola ho sempre battuto i ragazzi nella corsa e questo era un problema, perché dimostravo a tutti che sbagliavano! Posso definirmi una femminista perché ritengo che non debbano esserci discriminazioni di genere». Fino a qualche anno fa, nella sua camera da letto c’erano due poster: l’attore-rapper Jaden Smith e Serena Williams. Un bel giorno, Smith è stato tolto e mamma Candi ha messo un poster della figlia, che adesso condivide la parete con Serena: «Sono cresciuta guardando Venus e Serena, sono state la mia ispirazione» racconta Coco, che ha conosciuto Serena per la prima volta quando aveva otto anni, a New York, in occasione del torneo Little Mo. Le strappò un autografo: «Adesso sono altri a guardare me ed è una bella sfida. Quando scendo in campo cerco di ricordarmelo. Rappresento me stessa, ma anche le giovani ragazze che vogliono fare qualcosa di importante. Dovessi mandare un messaggio, direi di sognare in grande. Non permettete mai a nessuno di limitarvi, le possibilità sono infinite. Se io posso fare qualcosa, potete farlo anche voi. Probabilmente tre volte meglio». Da Mouratoglou trascorrere qualche settimana all’anno, mentre il suo quartier generale rimane Delray Beach, sui campi di Pompey Park. Con lei, poche e fidatissime persone: oltre a papà Corey, c’è lo sparring Gaston Murray e, da qualche tempo, il vice-coach Jean-Cristophe Faurel. E poi mamma Candi, ex ostacolista, epthatleta e ginnasta ai tempi dell’università, che ora ha fatto un passo indietro. Avvertendo le pressioni sulla figlia, ha scelto di limitarsi a fare la madre: «Intanto ho altri due figli, poi troppe voci possono essere dannose. Lascio che mio marito la alleni e faccio la mamma tifosa, quella con cui può parlare se deve piangere». I momenti difficili arrivano in ogni famiglia e per questo la madre ha istituito la frase d’emergenza, una specie di SOS: «Fermi tutti, io sono la Svizzera. Se avete un problema, venite qui a discuterne». Per adesso, li hanno risolti alla perfezione. Ora c’è da pensare al futuro, a una stella nascente che non vuole fermarsi. Ne è convinto anche Faurel: «Dopo la sconfitta contro la Halep era davvero delusa. Non ha corso come al solito. Era un po’ stanca. Mentalmente, invece, era già pronta ad affrontare un altro match del genere. Ma di una cosa sono convinto: ha mostrato appena il 25% del suo potenziale». E quando si esprimerà al 100%, allora?