Flavio Cobolli commenta la sconfitta con Zizou Bergs, l’esordio in Davis e il ruolo di leader di Matteo Berrettini
foto Brigitte Grassotti
“Sono molto dispiaciuto per la sconfitta. Non mi aspettavo di perdere 6-0”. Il tie con il Belgio riportato in parità, come conseguenza della sua sconfitta, il crollo nel terzo set, un punto perso con un avversario che sole due settimane prima aveva sconfitto a New York, al secondo turno dello Us Open: Flavo Cobolli è visibilmente avvilito, anche se cerca di farsi forza ripetendo, come un mantra, “sono orgoglioso dell’atteggiamento che ho avuto in campo, devo esserlo per la partita che ho fatto”.
La delusione è palpabile, soprattutto perché il match di oggi per Flavio coincide con l’esordio in Davis: “Ero un po’ nervoso quando sono sceso in campo, ho giocato bene i primi game, credo meglio di lui, poi la partita è cambiata. Era la mia prima partita in Davis e questo conta”.
Lo strappo di un match altalenante è arrivato all’inizio del terzo set: “Nel primo game del terzo ho avuto la possibilità di breakkarlo e non ci sono riuscito, poi nel secondo ho perso il servizio, proprio nell’ultimo game con le palle usate, credo che quel momento sia stato decisivo per l’esito della partita. Ho perso lucidità e sono calato anche fisicamente”.
Matteo Berrettini, il leader della squadra, come lo definisce Flavio, in panchina a sostenerlo: “era la figura che cercavo di più con gli occhi durante il match”. Ma la sconfitta pesa: “Sono sempre riuscito ad accettare le mie sconfitte. Ho già aperto il telefono e gli insulti ci sono. A qualcuno risponderò, come sempre, non a tutti”. E di nuovo a cercare conforto nelle sue parole: “devo però vedere le cose buone fatte oggi”.