La riunione obbligatoria dell'ATP, cui prenderanno parte tutti i giocatori durante l'Australian Open, verterà sulla possibilità di legalizzare la comunicazione tra coach e giocatore durante le partite. L'esperimento era già stato proposto e abbandonato nel 1998, poi ha avuto successo tra le donne. Tempi maturi anche per il circuito ATP? Il possibile ritorno del no-let.

Se un marziano scendesse sulla terra e osservasse una partita di tennis, penserebbe che i coach sono la le persone con più tic nervosi in assoluto. In realtà si tratta, quasi sempre, di un codice di comunicazione fissato in anticipo con il giocatore, in modo da fargli arrivare qualche consiglio. Già, perché il tennis è uno dei pochissimi sport (gare a squadre a parte) in cui è vietata la comunicazione tra giocatore e allenatore. Almeno tra gli uomini. Nel 2009, per migliorare lo spettacolo, la WTA ha concesso la possibilità ai coach di scendere in campo una volta a set, su richiesta della giocatrice, per dare consigli e/o indicazioni, a patto che indossino un microfono e quello che viene detto sia ascoltabile in mondovisione. L'innovazione ha avuto un buon successo, anche se c'è un problema: vale solo nel circuito, quindi nei tornei del Grande Slam permane il divieto. Più in generale, nel 2016 la regola del “coaching” sembra un tantino anacronistica, anche perché viene continuamente disattesa. A parte i messaggi in codice, capita quasi sempre che il coach parli al giocatore, anche solo per incitarlo, e che i giudici di sedia facciano finta di niente. E' capitato persino di accordi tra arbitro e allenatore, in cui il primo “consigliava” al secondo dove sedersi, in modo che non potesse vederlo e quindi fosse impossibilitato a dare avvisi e/o ammonizioni.

IL RITORNO DEL NO-LET?
Non tutti sanno che nel 1998 fu proprio l'ATP, ben prima della WTA, a lanciare il coaching ai cambi di campo. La novità non fece scalpore e rimase un esperimento, di cui resta un'immagine di Brad Gilbert, gambe incrociate, che dispensa consigli ad Andre Agassi durante il torneo di Miami. A quanto pare, nell'ottica di un generale processo di ringiovanimento del tour, l'ATP sta valutando la reintroduzione del coaching. Se ne parla già da qualche anno, ma sarà uno degli argomenti principali della riunione obbligatoria a cui i giocatori dovranno partecipare a Melbourne, durante il prossimo Australian Open. L'idea, ovviamente, è di permettere al giocatore di parlare liberamente con il coach durante le partite. A margine di questo, anche se il progetto è ancora da sviluppare, c'è la possibilità di istituire una panchina apposita all'angolo del campo, in modo che il coach possa dare indicazioni appropriate al suo allievo. Sembra che i tempi siano maturi per la novità, proprio perché Chris Kermode ha lasciato intendere che l'ATP cercherà di rendere più energico e frizzante il gioco. Tra gli argomenti della riunione di Melbourne, tra l'altro, ci sarà anche il no-let. Già sperimentato nel 2013 nei tornei Challenger, si tratta di abolire il let al servizio. Se anche la palla dovesse toccare il nastro sul servizio, il punto rimane valido. Quattro anni fa la proposta fu bocciata, ma oggi le sensazioni sono diverse.