Laura Robson mette fine alla carriera di Kim Clijsters. La belga le ha provate tutte, ma l’avversaria è stata troppo brava. Almeno evita di affrontare Na Li, allenata dallo storico coach della Henin…
Kim Clijsters si congeda dal pubblico dell’Arthur Ashe Stadium
Di Riccardo Bisti – 30 agosto 2012
Non l’aveva immaginata così. Ma lo sport non è un film, dove il regista può scegliere il finale. E allora Kim Clijsters si è dovuta accontentare di un Arthur Ashe semi-vuoto per dire addio al tennis giocato. Nessuno pensava che avrebbe potuto perdere contro la giovane Laura Robson, 18enne dal grande futuro ma dal presente ancora incerto. L’unico che ci credeva era Zeljko Krajan, neo-coach della Robson. Forse voleva stimolarla, ma ha detto che la sua allieva ha un potenziale illimitato. In effetti, Laura ha messo un mostra un tennis completo ed incisivo. Non ti lascia ferma, ma ti fa correre. E’ precisissima, la sua palla finisce sempre negli ultimi centimetri del campo. E il dritto lungolinea fa male. Era da tempo che non si vedeva una Clijsters così in affanno nelle spaccate. Eppure il match era iniziato nel migliore dei modi: 4-1, 5-2, tipica routine. Invece la Robson non si è mai arresa e si è presa il primo set al tie-break. Sotto di un break anche nel secondo, con il sole che lasciava spazio all’ombra, l’inglesina ha perso ogni timore reverenziale e ha preso a giocare a viso aperto, con una personalità che stride con lo sguardo ancora timido. Ma il coraggio non le manca: fu lei, un paio d’anni fa, a definire “puttane” (sluts) buona parte delle sue colleghe. Le accusava di darsi all'amore libero con troppa disinvoltura, scatenando un putiferio niente male. Gli ultimi 3-4 game sono stati belli ed emozionanti. Il pubblico era per la Clijsters, non voleva che finisse così. Sul 5-5 e 30-30, la belga ha vinto un punto clamoroso, recuperando uno smash dai teloni. La Robson, innocente, ha sparato in fondo alla rete il successivo. Poteva essere la svolta, invece la Robson ha tenuto il servizio e si è procurata due matchpoint nel dodicesimo gioco. La Clijsters li ha annullati tirando fuori tutto quello che le era rimasto (schiaffo al volo ed ace), issandosi al tie-break. Ma sul 5-5, la Robson si è inventata un dritto lungolinea in recupero degno di Rafa Nadal. Un servizio vincente ha chiuso la carriera della Clijsters e lanciato una nuova stella nel firmamento WTA.
“Ti ringrazio per essere stata una fonte d’ispirazione” ha detto la Robson ai microfoni di ESPN nell’improvvisato “saluto” alla belga. Poi ha lasciato il palcoscenico alla Clijsters, che con la sua voce da simpatica contadina ha trattenuto le lacrime e fatto l’ennesima dichiarazione d’amore allo Us Open, torneo in cui arrivava da 22 vittorie consecutive e non perdeva dal 2003, quando fu sconfitta dall’odiata Justine Henin. Numeri impressionanti, che nemmeno lei è stata in grado di spiegare. “Ma non ho mai avuto dubbi: dovevo chiudere proprio allo Us Open”. Brian Lynch, marito-ultras, sembrava più dispiaciuto di lei. Un’ora dopo la sconfitta è stata avvistata nel giardino riservato ai giocatori, fuori dallo stadio. Si prendeva qualche abbraccio ed ha posato per una foto accanto a Serena Williams, lei che le ha tolto un po’ di pubblico perché molta gente ha preferito il doppio delle sorellone al match di Kim. Ma nessuno se l’aspettava. Kim odia perdere, lo ha ammesso anche in conferenza stampa, ma siamo sicuri che le sarebbe piaciuto perdere contro Na Li al terzo turno? Non tanto per la cinese, quanto perché è allenata da quel Carlos Rodriguez che ha seguito per una vita l’acerrima rivale Justine Henin. Erano troppo diverse per capirsi, comprendersi. Figurati per diventare amiche. Perdere contro la Li sarebbe stata – per certi versi – una sconfitta contro la Henin. E allora Kim saluta così, senza rimpianti e ben contenta di una seconda carriera che ne ha rimpinguato il palmares. Quando si era ritirata, nel 2007, aveva vinto solo uno Slam. Si ritira con quattro Majors in tasca, niente male per una donna che negli ultimi due anni ha giocato part-time perché era impegnata a fare la mamma.
Via Twitter l’hanno salutata in tanti. Roddick ha scritto che è stato un onore conoscerla, Jimmy Connors si è addirittura detto un “fan”, ma non hanno fatto mancare il loro saluto Zvonareva, Kvitova, Vesnina, Stubbs e tante altre. “Se mi guardo indietro, penso che sia stato un po’ come vivere su un ottovolante – ha raccontato – grazie al tennis ho realizzato molti dei miei sogni, ma è stata una vita un po’ folle. Sono stata una 15 enne sotto i riflettori, un’adolescente sotto i riflettori, ho avuto il primo ragazzo sotto i riflettori”. L’ultima allusione riguarda Lleyton Hewitt, con il quale stava per sposarsi prima che la storia finisse ad un passo dall’altare. Eppure gli australiani hanno continuato ad amarla, accogliendo con grande gioia la sua vittoria all’Australian Open 2011. Saluta un personaggio positivo, amato ma mai idolatrato. Onestamente non sarà un trauma, perché quest’anno ha giocato poco e non ha fatto granchè. Ci eravamo abituati alla sua assenza. Adesso si dedicherà alla famiglia, si godrà un marito che ha rinunciato agli anni più belli del matrimonio per starle accanto, e farà crescere la piccola Jada negli agi che le ha regalato il tennis. Kim ci mancherà, ma “The Show Must Go On”. E' la legge dello show business.
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