di Giorgio Spalluto – foto Getty Images
Ha vinto la più forte. Ha vinto la più esperta. Ha vinto la Maestra. Non c’è termine più indicato, infatti, per esprimere la capacità mostrata da Kim Clijsters di gestire la pressione nei momenti cruciali del match. E’ stata “Maestra” nel non abbattersi dopo essersi fatta riprendere, quando avanti 6-3 4-1 sembrava avviata verso una facile vittoria; Maestra, nell’approfittare della scarsa esperienza di un’avversaria incapace di assestare il colpo del K.O. in apertura di terzo set; Maestra nella capacità di non perdere un colpo negli appuntamenti che contano. Quella di Doha è stata, infatti, la sesta vittoria in altrettante finali disputate da quando è rientrata alle gare. Nel 2010, tutte le volte (5) in cui ha raggiunto la semifinale di un torneo, ha poi sollevato il trofeo.
Che fossimo di fronte a una Clijsters totalmente diversa da quella che a inizio carriera buttava al vento caterve di occasioni, uscendo quasi sempre sconfitta nelle finali importanti, lo si era capito fin dal principio del 2010. In finale a Brisbane, nel torneo che segnava il rientro alle gare di Justine Henin, Kim, proprio come nell’ultimo atto dei Wta Championships, si era portata avanti 6-3 4-1, prima di subire la rimonta dell’eterna rivale, protagonista di una striscia di 8 giochi consecutivi. Un parziale che avrebbe stroncato la Clijsters di inizio carriera. Non quella post-parto, capace di rimettere insieme i pezzi del puzzle, prima che sia troppo tardi.
Nel primo set odierno, la belga sfrutta le tante chance non concretizzate da una Caroline Wozniacki troppo fallosa per essere vera. Tutte e 4 le volte in cui si va ai vantaggi, a uscirne vincitrice è sempre la fresca numero 3 del mondo. La danese, infatti, chiude il primo parziale con il rammarico di non aver sfruttato nelle 4 occasioni sopracitate, ben 12 palle per chiudere il game, 2 breakpoint e 10 palle game: 1 nel gioco d’apertura (che regala il break dell’1-0 all’avversaria), 5 sul 2-2 (per il break del 3-2, dopo che “Caro” aveva ottenuto il controbreak nel 4° gioco) e 4 sul 3-5 quando è chiamata a servire per rimanere nel set. La Clijsters non si fa pregare e si aggiudica per 6-3 un primo set, in cui è la Wozniacki ad aver commesso un numero maggiori di errori gratuiti (19) rispetto alla sua avversaria (14). Non bisogna essere degli esperti raffinati per capire come una giocatrice che fa della regolarità la sua arma principale, non possa prevalere, sbagliando più della sua rivale.
Scoraggiata, senza sapere più a che santo votarsi, la figlia di Piotr, inconcludente di dritto (10-0 a favore di Kim il computo dei vincenti di dritto a fine primo set), comincia a forzare con il rovescio tutte le volte in cui ne ha l’opportunità, finendo inevitabilmente per sbagliare. Non è questo il suo gioco e si vede. La Clijsters si diverte a chiamarla a rete per farle giocare una voleè complicata, per poi infilarla inesorabilmente. Il break ottenuto nel 4° gioco sembra indirizzare l’incontro verso una rapida conclusione. La vincitrice degli ultimi due US Open comincia a infierire anche con il servizio che le aveva dato qualche grattacapo di troppo nei giorni precedenti. Almeno fino al 4-2. Qui per Kim si spegne la luce. Due errori di dritto e un doppio fallo regalano alla Wozniacki le prime palle break dal 4° gioco del primo set. E’ il primo vincente di dritto della partita a regalare il controbreak alla danese che tiene a 0 il servizio del 4-4.
La belga cerca di placare in qualche modo l’emorragia, annullando con grande coraggio due palle break per il 5-4 in favore della danese che però non toglie il piede dall’acceleratore, andandosi a prendere di forza il break due game più tardi. La danese non si lascia scappare la ghiotta occasione e allunga una partita che sembrava chiusa solo qualche minuto prima: 7-5 Wozniacki che rispetto al 1° set ha più che dimezzato il computo degli errori, scesi a 8.
La rottura sembra prolungarsi per Kim che sembra meno lucida e cede il servizio in apertura. Neanche il tempo di godersi il primo vantaggio nel match per la danese, che giunge inaspettata la reazione della Clijsters. La belga, forse proprio a causa della stanchezza, comincia a prendere più rischi del solito, in modo da abbreviare gli scambi. I suoi colpi tornano a fare male come a inizio match. L’immediato controbreak è il segnale della riscossa fiamminga che si concretizza nel sesto gioco con il break che deciderà l’incontro.
La numero 1 tenta il tutto per tutto nell’ultimo game del match. Grazie anche alla collaborazione della sua avversaria che sbaglia un contropiede e commette un doppio fallo, Caroline si porta sul 15-40, ma è ancora il solito dritto a tradirla. Se ne va anche una 3° palla break grazie a un servizio vincente della Clijsters che finalmente si procura un matchpoint al termine di uno scambio in cui ha bisogno di 3 smash per chiudere il punto. E’ ancora il servizio a frenarla. Secondo doppio fallo del game e tensione che si taglia a fette. Nuovamente con lo smash, Kim si porta a un punto dal match. Questa volta ci pensa Caroline a mettere la parola fine, affondando in rete la risposta di dritto.
Terzo Masters in carriera, dopo quelli del 2002 e 2003, per Kim che colleziona la seconda tripletta dopo quella messa a segno un mese fa a New York (2005, 2009 e 2010).
Non c’è Jada questa volta a tenerle compagnia durante la cerimonia di premiazione, come accaduto a Flushing Meadows. Il suo status di figlia unica non durerà ancora per molto. La fiamminga, infatti, ha già annunciato che terminerà la sua carriera con le Olimpiadi di Londra, proprio per dare alla luce un secondo bebè. E chissà che non ci regali una nuova rentree. Se i risultati sono questi…
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