Chissà cosa avranno provato gli appassionati cinesi, un mesetto fa, quando Claire Liu ha vinto la prova junior di Wimbledon. La storia insegna che i successi giovanili non sono il lasciapassare per chissà quali trionfi. Tuttavia, questa ragazza di 17 anni avrebbe le stimmate per raccogliere l'eredità di Na Li, la donna che ha saputo sdoganare la disciplina e ha avuto il coraggio di dire no a un regime che voleva prendersi tutto. Più che una tennista, la Li è diventata un'icona. La sua storia è stata addirittura raccontata da un film, dopo che è riuscita ad insidiare Maria Sharapova nella graduatoria delle sportive più pagate al mondo. Da qualche anno, forte di una certa forza economica e organizzativa, la Cina ha prodotto diverse buone giocatrici. Tuttavia, nessuna si è avvicinata ai risultati e al carisma della Li. Poteva essere la Liu, che con quel cognome sembrava perfetta per raccogliere il testimone. Ma nell'epoca della globalizzazione sfrenata, nonostante le chiare origini cinesi, la Liu è nata in California e rappresenta gli Stati Uniti. Battendo l'altra americana di origine cinese Ann Li, è diventata la prima yankee a vincere Wimbledon Junior dopo 25 anni. L'ultima era stata Chanda Rubin nel 1992. Allora fu un'afroamericana, stavolta un'asiatica. Si sta facendo valere anche tra le professioniste: vincendo un paio di tornei ITF è entrata tra le top-300, e un paio di settimane fa ha rischiato di battere Nicole Gibbs a Stanford, esordio assoluto nel circuito WTA. Di lei si parla già da qualche anno, quando vinse un torneo ITF a Orlando ad appena 14 anni, come non succedeva dai tempi di Anna Kournikova. Oggi che ne ha 17 si trova di fronte al bivio più importante per una baby-tennista: scegliere la via del professionismo o iscriversi all'Università?
UNA FAMIGLIA NORMALE
Claire fa parte di una nidiata di giovani tenniste che hanno scelto il tennis. Il caso più noto è quello di Cici Bellis: dodici mesi fa aveva un piede e mezzo al college, poi ha azzeccato un paio di risultati che l'hanno convinta a tenere la racchetta in mano. Non è una scelta semplice, anche perché a quell'età le tentazioni sono forti. Il tennis può voler dire popolarità ricchezza…cose che il college non può offrire. Tuttavia, la storia della Liu è un po' diversa. A differenza di tante giocatrici, non ha mai lasciato casa e non ha frequentato accademie. E' cresciuta a Thousand Oaks, California, e da otto anni si allena presso la struttura USTA a Carson. E' mamma Wen, ogni giorno, ad accompagnarla al club. Altra peculiarità: non viene da una famiglia di sportivi e nessuno dei due genitori (immigrati cinesi) ha la pretesa di allenarla. Inoltre non è ancora finita nelle mani di un manager, anche se in tanti le hanno già messo gli occhi addosso. Niente fisioterapista, niente preparatore atletico. Niente di niente. L'unico che la accompagna è il coach, Chris Tontz. “Prima che arrivassimo negli Stati Uniti, non avevamo mai visto un campo da tennis” ha detto mamma Wen, parlando con il New York Times. Quando hanno messo piede in California, hanno seguito da spettatori il torneo di Indian Wells e hanno iniziato a prendere qualche lezione. La passione della figliaè nata così: ha iniziato a 5 anni, allenata da Mike Gennette. Fu lui il primo a intuirne le potenzialità. Sin dai primi tornei, si è fatta largo nei tabelloni regionali e nazionali. A quel punto, un americano promettente prende la via della Florida, La Mecca del tennis nazionale. La Liu è rimasta a casa. “Non ho mai avvertito la pressione di dover fare come gli altri – racconta – tutte le persone che mi stanno accanto mi hanno sostenuta, lasciandomi libera di prendere qualsiasi decisione”. D'altra parte, non aveva certo bisogno di motivazioni: voleva allenarsi sette giorni su sette e consumava il tempo libero leggendo le autobiografie dei campioni. Non solo “Open” di Andre Agassi, ma anche quelle di Rafa Nadal, Pete Sampras, Michael Chang e Tracy Austin. Anche per questo, il direttore di sviluppo USTA, Martin Blackman, ritiene che in campo metta in mostra un quoziente intellettivo fuori dal comune. Un'intelligenza che si rispecchia anche nella sua abitazione, laddove non c'è spazio per trofei e memorabilia tennistici. Le uniche palline da tennis sono utilizzate da Buddy, un simpatico pastore tedesco che ci gioca in giardino.
I CONSIGLI DI CARL CHANG
Secondo il suo coach, è dotata di un gran servizio (“Nonostante sia più bassa della media”), ha una gran voglia di attaccare ed è molto brava nel gioco di tocco. Adesso deve decidere se provare a dare concretezza alle sue capacità, oppure presentarsi ai banchi del college nella stagione 2018-2019. Ha già rinunciato a diventare professionista nel 2015, poi l'anno scorso ha giocato molto male ed era quasi certa di appendere (temporaneamente) la racchetta al chiodo. Ma quest'anno, come spesso accade, è cambiato tutto. Ha scalato 400 posizioni WTA ed è la quarta tennista più giovane tra le prime 300. Oggi in tante scelgono il tennis, anche se l'attività college è sempre più competitiva e offre la possibilità di giocare qualche torneo professionistico. In altre parole, c'è più flessibilità rispetto al passato. I genitori non conoscono bene il mondo del tennis, allora si sono rivolti a una figura importante: sono diventati amici di Carl Chang, fratello-coach del mitico Michael. Gli hanno chiesto un parere sulla vita da professionista. “Ha detto che una carriera non può essere definita buona se non arrivi almeno tra i primi 50 – ha detto la madre – sei sempre in viaggio, è un lavoro duro e può essere molto solitario”. L'imminente Us Open sarà il momento decisivo per prendere una decisione. Nel frattempo, ha fallito la chance di conquistare una wild card tramite i Campionati Nazionali USTA. Ha perso nei quarti contro Whitney Osuigwe, 15 anni, che si allena da Bollettieri e non ha dubbi: diventerà professionista. Le hanno comunque dato una wild card per le qualificazioni e ci sono buone chance che giochi anche la prova giovanile. Ci sarà tempo per pensarci, visto che la grande scelta arriverà l'anno prossimo. Per adesso, continuerà ad allenarsi dalle 8 alle 16, ogni santo giorno (pause escluse, ci mancherebbe). “Sento le aspettative, ma provo a ricordarmi che sto ancora crescendo e non c'è fretta. Voglio soltanto che il tennis rimanga un divertimento”. Riuscirà a sfuggire alle tentazioni?