Mercoledì, in un Futures degli Stati Uniti, Darian King (Barbados) si è ritirato perché stanco di troppe chiamate arbitrali a suo dire errate. Non è il primo ad aver abbandonato per motivi particolari. Abbiamo scovato i cinque casi più curiosi.Nel tennis i ritiri sono all'ordine del giorno. In uno sport così fisico, dove i giocatori possono scendere in campo anche cinque volte in una settimana, è normale che arrivi qualche problema fisico. Fatta eccezione per Roger Federer, mai ritiratosi in quasi 1.300 partite, a tutti gli altri è capitato almeno una volta di alzare bandiera bianca. Basta guardare il calendario dello scorso anno per accorgersi: solo pochissimi tornei si sono conclusi senza nemmeno un abbandono, prima o durante un incontro. Nella stragrande maggioranza dei casi i ritiri avvengono per problemi fisici, in modo da evitare un aggravamento delle condizioni, mentre solo raramente capita di imbattersi in dei veri e propri incidenti di gioco. Ancora più bassa la percentuale di incontri che si concludono con un ritiro dovuto ad altri motivi. Abbiamo scovato i cinque casi più curiosi dell storia recente.
DARIAN KING – ITF Calabasas, 2015
Darian King, 22 anni da Barbados, non è nuovo a vicende particolari. Numero 290 del ranking mondiale, lo scorso anno venne squalificato dal Challenger di Charlottesville per aver colpito con un lancio di racchetta una giudice di linea, che a ben guardare ingigantì l’accaduto con una plateale simulazione. Il suo rapporto con gli ufficiali di gara è peggiorato questa settimana a Calabasas, California, in occasione di un future da 15mila dollari. Opposto al primo turno a Francis Tiafoe, King è uscito di testa nel corso del terzo set, a causa delle (secondo lui) troppe chiamate errate dei giudici di linea. Esasperato per il break subìto ha deciso di ritirarsi sul punteggio di 0-2, lasciando il campo senza stringere la mano nemmeno all’avversario. Un episodio che a tratti ricorda quello accaduto a Wimbledon 1995, con protagonista Jeff Tarango. Nella sfida contro Mronz per un posto gli ottavi, lo statunitense si ritenne danneggiato da alcune chiamate del giudice di sedia Bruno Rebeuh, e dopo un’ammonizione a seguito di un semplice “shut up” rivolto al pubblico, abbandonò il campo. In seguito inveì contro il giudice di sedia in conferenza stampa, accusandolo di essere un corrotto. Ma il meglio lo diede sua moglie Benedicte, che all’uscita dal campo rifilò un ceffone al giudice di sedia. L’arbitro di King-Tiafoe è avvisato.
SERENA WILLIAMS – Wimbledon, 2014
Dopo la sorprendente eliminazione al terzo turno dal torneo di singolare, battuta dalla francese Alizè Cornet, Serena Williams scende in campo per il secondo turno del doppio, in coppia con la sorella Venus. Dall’altra parte della rete ci sono Stefanie Voegele e Kristina Barrois. Sanno che le attende una misson impossibile, ma Serena ha vistosi problemi di coordinazione. Pare a corto di zuccheri, forse ha un calo di pressione. Ovviamente non lo è, ma si muove come fosse alticcia. Dopo due brutti game persi, le tocca servire. È un disastro. Manca più volte la pallina lanciata dai raccattapalle, non colpisce mai nel modo corretto e fra lo stupore generale commette quattro grotteschi doppi falli consecutivi. Al cambio di campo scoppia a piangere e chiede l’intervento del dottore, che le consiglia di non proseguire. Saggiamente segue il consiglio e abbandona. Dopo qualche ora di apprensione, si scoprirà che la statunitense è stata colpita da un virus che le ha tolto le forze. Smentiti coloro che ipotizzarono addirittura una gravidanza.
ARGENTINA – Santiago, Coppa Davis 2000
Aprile, semifinale del Gruppo 1 di Coppa Davis, il Cile ospita l’Argentina nella ‘cupola’ del Parque O'Higgins. Nel primo singolare Marcelo Rios batte Hernan Gumy in quattro set, nel secondo si affrontano Nicolas Massu e Mariano Zabaleta. Approfittando di misure di sicurezza praticamente assenti, il pubblico cileno fa di tutto. I punti di penalità non bastano a placare gli animi dei dodicimila presenti, dagli spalti volano in campo arance, bottiglie di plastica e pure delle sedie (da qui il nome Sillazos, con cui è ricordato l’episodio). Con Zabaleta avanti 2 set a 1 e 3-1 nel quarto, il match viene sospeso. Il clima si scalda, i giocatori rientrano di corsa negli spogliatoi, Zabaleta non ne vuole più sapere di giocare e si ritira. Gli ufficiali di gara decidono di far disputare a porte chiuse le rimanenti tre partite, ma gli argentini non ci pensano neanche. La sicurezza non è garantita, e il giorno seguente non si presentano. Vince il Cile 5-0, ma la questione non finisce lì. I padroni di casa ricevono quasi 50mila dollari di multa dall’ITF, vengono squalificati da quell’edizione della Davis, e per i due anni seguenti non possono giocare in casa. Multati anche gli argentini, per non aver accolto la richiesta di proseguire senza pubblico.
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AUSTRIA – San Paolo, Coppa Davis 1996
Un espisodio simile a quello di Santiago si verifica quattro anni prima a San Paolo, sempre in Sudamerica, nei play-off per il World Group. Sul cemento all’aperto del Trans-America Hotel si affrontano il Brasile di ‘Guga’ Kuerten e l’Austria di Tomas Muster. Dopo l’1-1 della prima giornata, tocca al doppio. In campo Kuerten/Oncins da una parte, Muster/Plamberger dall’altra. Il match si gioca in un clima infuocato, col pubblico di casa che le prova tutte per infastidire gli ospiti, arrivando anche a sputare in campo dalle tribune. A un certo punto dell’incontro, Tomas Muster litiga con uno spettatore, reo di averlo disturbato mentre serviva riflettendogli il sole negli occhi attraverso uno specchio. Sul 2-0 per i brasiliani al quinto set, con Kuerten al servizio, Muster esasperato da una tromba che suona in continuazione alle sue spalle decide di dire basta. Il referee lo placca cerca di convincerlo a proseguire, ma lui non molla di un centimetro. Lo allontana di forza ed esce dal campo, seguito dal compagno. Ufficialmente si tratta di ‘default’, per avere abbandonato il campo senza l’autorizzazione del giudice di sedia, ma è un ritiro a tutti gli effetti. L'Austria decide poi di non giocare gli ultimi due singolari, regalando il 4-1 ai carioca.
GORAN IVANISEVIC – ATP Brighton, 2001
Probabilmente il ritiro più incredibile della storia del tennis. Per l’ultimo torneo della stagione, Goran Ivanisevic si presenta in Gran Bretagna con appena tre Head Prestige nel borsone. Al primo turno rimonta e batte Gianluca Pozzi, al secondo round si trova di fronte il coreano Hyung-Taik Lee, numero 99 del mondo. Si innervosisce, prende un break sul 5-5 del primo set e spacca una racchetta. Vince il secondo set e si guadagna il terzo, ma dopo una palla-break mancata disintegra anche il secondo telaio, e successivamente pure il terzo. Va sotto 3-1, ma il problema è un altro: non ha più racchette in borsa. Imbarazzato, lo dice al giudice arbitro, nella speranza di rimediarne una da qualche collega. Il connazionale Ljubicic, signore dentro e fuori dal campo, gliene presta volentieri una delle sue, ma Goran sa che con quel telaio non si trova, non ce la può fare. Piuttosto che provarci, decide di alzare bandiera bianca, chiudendo la stagione nel peggior modo possibile.
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