Con un pizzico di convinzione in più il classe 2007 siciliano avrebbe potuto battere Grigor Dimitrov a Miami?

Foto Yuri Serafini

‘…Eppure’, pensavo guardando Pallino Cinà avviarsi alla canonica stretta di mano all’epilogo del suo Miami Open 2025, ‘…ci avesse creduto un po’ di più…chissà’. La mano in attesa  oltre la rete era nientemeno che quella di Grigor Dimitrov, campione amato per la sua capacità di maneggiare con disinvoltura un tennis che, ancora oggi, a 33 anni suonati, vale il prezzo di una prima fila in qualsiasi centrale del mondo.

Un fuoriclasse che, proprio in quanto tale, non ama scendere  troppo a compromesso con un tennis mediocre, seppure per questioni di rendimento. Un meccanismo perfetto che tuttavia abbiamo visto incepparsi se tirato per la giacca in scambi troppo prolungati, lontani dalla sua indole di brillante risolutore a breve termine.

Di qui la mia riflessione, terra terra, sulla prestazione del giovane italiano: avesse incanalato il gioco verso una visione più coriacea del match, avrebbe potuto forse portare a casa la seconda frazione  rimandando alla terza ogni possibile scenario. Navighiamo, naturalmente, nel mare delle ipotesi,  ma  giocando coi campioni è giusto  ragionare quanto prima anche con la loro testa oltre che con la propria.

Una fantasia, la mia, che nulla toglie alla stupenda prestazione  del giovane figlio d’arte a cui va tutto il mio apprezzamento e l’augurio di rivederlo presto in altri grandi teatri del tennis mondiale.