US OPEN – Marin Cilic è convinto che il suo successo possa essere di aspirazione alle "seconde linee". "Avrei molta più fiducia nel veder vincere uno come me". Adesso è già tempo di Coppa Davis.

Di Alessandro Mastroluca – 9 settembre 2014

 

“Nessun croato può perdere una finale di lunedì”. Di lunedì Goran Ivanisevic si prese Wimbledon da wild card nella finale con Rafter che è ancora uno dei momenti scolpiti nella memoria dei connazionali. Di lunedì Ivanisevic ha guidato da coach Marin Cilic alla conquista di New York. “Quando abbiamo iniziato a lavorare – spiega – Goran mi ha detto che il mio tennis doveva essere aggressivo. Il più delle volte mi concentravo troppo sulla tattica e non sul mio gioco. Mi ha aiutato molto dal punto di vista mentale, mi ha insegnato a essere più solido in campo e più duro con me stesso in allenamento. E soprattutto adesso mi diverto molto di più in campo rispetto agli ultimi anni, quando ho cominciato a pensare troppo al risultato. Non è stato facile cambiare prospettiva, cambiare approccio. Mi ci sono voluti cinque, sei mesi per riuscirci e ora capisco che è la cosa giusta per me. Ovviamente anche il servizio è enormemente migliorato, e tutto il resto è venuto di conseguenza”. Il segreto, se di segreto si può parlare, è semplice: “Lavora duro, le cose andranno bene”, ha detto nel discorso alla cerimonia di premiazione in cui è riuscito, con un po' di fatica, a trattenere le lacrime. “Negli ultimi anni ero sempre primi 25, primi 20, primi 15, c'erano momenti buoni e altri meno buoni, con alti e bassi continui. Penso che questa mia vittoria possa essere di ispirazione a chi magari sta perdendo la motivazione, a chi fa più fatica a dare tutto in allenamento e credere che questo porterà risultati. Io mi sentirei molto più forte se vedessi uno come me ottenere un risultato come questo. Non mi sembra ancora vero di poter essere chiamato vincitore di uno Slam. È tutta la vita che sognavo questo momento e all'improvviso è cambiato tutto negli ultimi quattro, cinque giorni. Dall'ultimo set con Simon ho giocato un tennis incredibile. È stato fantastico”.

 

LA FINALE

“Oggi è stato sicuramente il giorno più importante sia per me sia per Kei, sapevo che giocando bene avrei avuto una chance di vincere. Ci siamo affrontati più volte, e sono sempre state partite combattute, anche quelle che ho perso, come quest'anno a Brisbane o agli Us Open di qualche anno fa. Sapevo che dovevo giocare bene, ma non mi dovevo fissare troppo sulla mia tattica. Se funziona, naturalmente va bene, ma se no devi essere aperto”. Ha avuto un unico momento di nervosismo, Cilic, in tutto il match, nel settimo gioco del terzo set, quando si è trovato ad annullare tre palle break. “E' stato un game fondamentale per riuscire a restare davanti. Giocavo controvento per cui era un po' difficile fare il punto direttamente al servizio. Il pubblico voleva che la partita si allungasse, in quel momento era normale che tenessero più per Kei. Sul 4-1 io pensavo a vincere uno dei due game, o brekkarlo o tenere il mio servizio perché sentivo che ne avrei vinto almeno uno dopo il cambio campo, giocando a favore di vento. È stato un momento di grande tensione, sono stato fortunato a salvare quelle palle break”.

 

LE REAZIONI

In Croazia la festa è già dilagata, come nel 2001 quando 250 mila persone si ritrovarono a Zagabria per abbracciare Ivanisevic che rientrava in patria col trofeo di Wimbledon. “Ho parlato con i miei familiari a Zagabria, mi hanno detto: non puoi immaginare che atmosfera c'è qui, è come ai Mondiali. Voglio ringraziare tutti voi – ha detto Cilic, idealmente rivolto a tutti i connazionali – per tutto il vostro supporto, per aver creduto in me. Mi avete reso più forte e più affamato di vittorie. Penso che questo sia un giorno speciale per me, e soprattutto per tutta la Croazia”. E può diventarlo anche per il mondo del tennis. “In un certo senso, molti dicono che i tifosi vorrebbero vedere ancora i top-4 continuare a estendere il proprio dominio in classifica e negli Slam, perché attirano di più gli spettatori, le TV e tutto il resto. Ma un giorno smetteranno e ci sarà bisogno di qualcun altro. Penso che quest'anno noi che, come dire, veniamo dalla seconda fila siamo stati un po' fortunati perché Murray ha avuto problemi con la schiena, Wawrinka ha avuto molti alti e bassi dopo l'Australian Open. E poi qui non c'è Rafa. Perciò la porta si è aperta un po' di più per tutti. Dall'anno prossimo ci sarà molta più concorrenza, per me. Perché i grandi campioni stanno spingendo tutti noi a fare meglio. Il tennis si evolverà di più”. Per Marin, però, ancora niente ritorno in patria, niente bagno di folla con tanto di maglietta strappata e tuffo nel mare come Ivanisevic dopo i Championships. “No – si schernisce ridendo -. Io andrò a giocare la Coppa Davis”.