di Giorgio Spalluto – foto Getty Images
E l’uomo del momento e non poteva non riconfermarsi nella città che lo ha adottato da ragazzino, quando da Medjugorje, località bosniaca diventata celebre per l’apparizione della Vergine Maria, si trasferì a Zagabria. Nella capitale croata Marin Cilic iniziò a prendere confidenza con palline e racchette, nella speranza di emulare il mito Goran Ivanisevic. “Lui é stato colui che ha portato il tennis ad alto livello in Croazia – dice ancora oggi Marin – e tutti lo considerano come un eroe. Per noi giovani fu anche un grosso aiuto economico, con tutti gli sponsor che iniziarono a interessarsi al tennis e alla federazione. Fu proprio Goran a metterlo in contatto con il suo ex-coach Bob Brett – ex mentore di Boris Becker e Mario Ancic – forse l’ultimo dei grandi coach australiani, discepoli di Harry Hopman. E proprio di Goran Ivanisevic si è molto chiacchierato questa settimana riguardo a un presunto nuovo impiego al fianco di Marin, addirittura come coach a tempo pieno. In realtà il sodalizio con l’ingombrante connazionale, trionfatore a Wimbledon nel 2001, dovrebbe limitarsi a questa settimana, in cui Cilic ha lasciato le briciole agli avversari affrontati lungo il suo cammino verso la finale: solo un turno di battuta ceduto in tutta la settimana, nella semifinale vinta ai danni di Jurgen Melzer. Ad attenderlo in finale, c’era Michael Berrer, numero 65 al mondo, cui va dato atto di essere stato l’unico tennista ad aver davvero messo davvero in difficoltà il beniamino di casa.
Il pupillo di Claudio Pistolesi, già bravo ad estromettere in precedenza due ottimi giocatori come Tipsarevic e Troicki, subisce nel 5° game il break che deciderà il primo parziale, vinto con il punteggio di 6-4 dal croato. Nessuno dei 2 giocatori riesce ad ottenere il break nel 2° set, con Cilic che sotto 6-5, è costretto a salvare la prima palla break del set, che equivale ad un setpoint. Nel tiebreak, il tedesco si porta avanti 5-2, procurandosi altri due set point sul 6-4, il primo dei quali annullato con un ace del croato, il secondo concretizzato con un servizio vincente esterno. Nel terzo, però, è il croato a tornare in cattedra. A decidere le sorti del match, un solo break nel 4° game in favore di Cilic che, sul 5-3 è bravo ad annullare le uniche due palle break del set che avrebbero rimesso in carreggiata l’ottimo Berrer, ed a mettere a segno 4 punti di fila, per il 6-3 finale suggellato dal 13° ace del suo match.
Per Cilic si tratta del 5° titolo in carriera e della seconda doppietta, dopo quella conseguita a Chennai, poche settimane fa. L’ultimo a battere il croato a Zagabria rimane quindi Simone Bolelli che, nel 2008, si issò sino alla semifinale. Da allora per Marin, una serie di 19 set vinti consecutivamente, che, ironia della sorte è stata interrotta dal nuovo allievo di Claudio Pistolesi. Per Berrer, quella odierna è stata la prima finale Atp in carriera, colta peraltro senza perdere un set. In comune con Bolelli, il tedesco “vanta” una tradizione quanto mai negativa contro i Top10: 0-10 la statistica per il tedesco, che fa il paio con lo 0-22 dell’italiano.
Il croato, come detto, incamera il 2° titolo stagionale in un torneo 250. Questo significa che, per quanto riguarda il 2010, il croato ha già raggiunto a febbraio, il massimo dei punti accumulabili in questa tipologia di tornei, potendo contare in classifica solo sui 2 migliori tornei 250. Nella “Race”, la classifica che tiene conto dei punti accumulati nell’anno solare 2010, Marin è secondo solo a Roger Federer. Chi ben comincia…
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