di Fabio Bagatella – foto Getty Images
The show must go on. Il Cile è in ginocchio per il terremoto ma la Davis non si fermerà. La federazione cilena era propensa a rimandare l’incontro di primo turno contro Israele ma l’Itf si è dimostrata inamovibile. L’eventualità che la sfida di Coquimbo sia almeno posticipata di qualche giorno rimane comunque aperta perché gli israeliani non hanno potuto godere dei canonici quattro giorni di allenamento.
A meno di due mesi dal cataclisma che a metà gennaio devastò Haiti, il continente americano trema ancora e trema forte. Questa volta in Cile. Epicentro della violentissima scossa (magnitudo 8.8 della scala Richter), avvenuta nella notte del 27 febbraio scorso, molto vicino a Conception (500 km a sud ovest di Santiago) ma danni ingentissimi in tutta l’area centromeridionale del paese capitale compresa. Ad oggi le stime ufficiali parlano di oltre 700 morti, due milioni di sfollati, migliaia di feriti e un milione e mezzo di edifici distrutti ma i dati sono ancora provvisori.
Nel prossimo fine settimana (5-7 marzo) proprio in Cile è in programma il primo turno di Coppa Davis 2010 tra il team locale e Israele. Sede prestabilita dell’incontro è Coquimbo, porto del Cile settentrionale distante oltre 800 chilometri dalla capitale. La Federtennis cilena in accordo con l’Itf (Federazione Internazionale Tennis) hanno annunciato lunedì che l’incontro valevole per il World Group si terrà regolarmente. A Coquimbo come in tutto il Cile settentrionale il sisma non ha creato danni gravi anche se i problemi alle vie di collegamento con la capitale Santiago permangono.
La federazione cilena ha comunque voluto precisare che la sua specifica volontà di sospendere o posticipare l’avvenimento si è scontrata contro l’inflessibilità della Federazione Internazionale. Queste le parole di Josè Hinzepeter, presidente della Federtennis cilena: “E’ l’Itf a spingere affinché si giochi. L’incontro si deve disputare necessariamente dal momento che non sussistono date utili per recuperarlo. Noi abbiamo domandato la sospensione, ma ci è stato risposto che non c’erano altre date. Fosse dipeso da noi non si sarebbe giocato, ma è l’ITF che comanda. Abbiamo fatto tutto quanto è in nostro potere”.
Hanno voluto dire la propria anche i due big del team cileno di Davis, Nicolas Massu, ex top ten ora 94o del ranking ATP, e Fernando Gonzalez, attuale numero 10 del mondo, che nel frattempo hanno raggiunto Coquimbo con gli altri compagni Paul Capdeville (146) e Jorge Aguilar (223). Nicolas Massu ha espresso il suo parere ai microfoni di Radio Cooperativa: “L’incontro poteva essere almeno posticipato di due giorni ma spetta all’Itf decidere e ha deciso diversamente. Il discorso vale per noi come per gli israeliani”. Fernando Gonzalez ha voluto invece parlare ai connazionali direttamente dal suo sito: “E’ dura parlare della Coppa Davis. E’ estremamente spiacevole giocare mentre la popolazione ha problemi. Sono tre notti che non riesco a dormire perché mi tornano sempre in mente le immagini delle distruzioni del terremoto. Purtroppo è realmente arduo modificare un incontro valido per la Coppa Davis. Non ci sono date alternative disponibili. Se riusciremo a sconfiggere Israele, potremo dare una piccola felicità alla nostra gente”.
Della squadra israeliana in Cile c’è solo il doppista Andy Ram, arrivato sabato quasi in concomitanza col sisma (il suo volo diretto a Santiago è stato infatti dirottato all’aeroporto di Antofagasta, 1350 chilometri a nord della capitale). I suoi compagni e l’entourage israeliano, che sono riusciti ad aver sue notizie solo dopo 48 ore tramite sms, arriveranno in Cile solo oggi (verosimilmente dopo pranzo, nel tardo pomeriggio italiano). Le difficoltà di collegamenti con il Cile ha infatti costretto loro ad attendere tre giorni a Buenos Aires. A questo punto potrebbe essere proprio l’équipe israeliana a domandare di posticipare la sfida. E’ infatti diritto della squadra ospite avere la possibilità di allenarsi sui campi di gioco scelti dai padroni di casa almeno quattro giorni prima dell’inizio degli incontri. Gli israeliani avranno invece nel migliore dei casi solo due giornate e mezzo per preparare la partita.
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