Da Rovereto, Marco Caldara – Foto Antonio Costantini
Il significato dello scudetto del Tennis Club Prato è tutto nei ripetuti salti di gioia di Carla Mel, vera e propria anima della squadra. Era presente, come giocatrice, nel team scudetto del 1982, ma era presente anche, come capitano, nelle tre finali consecutive perse a zero fra 2010 e 2012. Per lei in primis, la finale di Rovereto era diventata un autentico tabù, quasi non volesse regalare alle toscane la tanto attesa gioia, e permetterle di diventare una delle poche capaci di vincere lo scudetto sia da giocatrice sia da capitano. Ma finalmente, dopo una rincorsa lunga tre intere stagioni, la maledizione è alle spalle, e negli anni prossimi la città trentina potrà evocare grandi ricordi. Contro il Tennis Club Genova 1983 è finita 3-1, grazie al doppio vinto senza difficoltà da Maria Elena Camerin e Zuzana Kucova, le stesse capaci ieri di portare i punti del 2-0, al termine di una giornata inaugurale da incubo per il team avversario. E non solo a causa della doppia sconfitta, ma anche perché nel corso del match dalle mille occasioni perso contro la Camerin, Alberta Brianti ha rimediato un infortunio al polpaccio sinistro, che oltre ad averne condizionato il rendimento nelle fasi finali del set decisivo, non le ha permesso di scendere in campo oggi. Così il capitano del Tc Genova è dovuto correre ai ripari, schierando a fianco della Jani una Balducci poco incisiva, malgrado fosse reduce dalla miglior stagione in carriera. Con l’estrosa Brianti in campo, probabilmente, la qualità dell’incontro ne avrebbe guadagnato. Invece, per Prato il doppio decisivo si è tradotto in una semplice strada da percorrere per giungere al titolo, priva di salite o grandi pericoli da evitare. Tanto che, eccezion fatta per le fasi finali, la contesa non è riuscita nemmeno a scaldare più di tanto l’animo dei tifosi toscani.
Ma quando Alice Balducci ha mandato di poco lungo l'ultimo rovescio, atto finale del 6-2 6-3 che in appena 72 minuti ha permesso a Camerin/Kucova di tagliare il traguardo, è partita la festa. La vittoria del titolo ha fatto immediatamente dimenticare la sconfitta di Corinna Dentoni, rea in mattinata di aver mancato il primo match-point della competizione. Come nel quinto match del girone, la tennista di Pietrasanta si è arresa all’ungherese Reka-Luca Jani, brava ad adattare al veloce Play-It rosso e blu di Rovereto il suo tennis più adatto alla terra battuta. A Genova finì 6-0 7-6, mentre questa volta la tennista dell’Est ha sofferto di più, lasciando per strada il secondo set, ma è comunque riuscita a portare al suo team un punto più che meritato. Per la Dentoni, troppo fallosa con il diritto e battuta 6-2 3-6 6-4, è invece arrivata la quarta sconfitta in altrettante apparizioni a Rovereto, segno di una scarsa efficacia nelle situazioni che contano davvero. Tuttavia, una buona fetta di questo scudetto è anche sua, grazie ai sei incontri vinti nel girone e soprattutto alla tripletta nell’incredibile semifinale contro il Club Nomentano, che l’ha vista conquistare sia il singolare contro Marina Shamayko, sia doppio e doppio di spareggio, sempre in coppia con Maria Elena Camerin. Proprio il 3-2 inflitto alle campionesse uscenti, ancor più del successo odierno, è stata la vittoria fondamentale per riportare a Prato uno scudetto atteso per trentuno anni.
Maria Elena Camerin (P) b. Alberta Brianti (G) 3-6 7-6 6-4