Un brutto infortunio ha bloccato sul più bello la carriera di Peter Gojowczyk, ma adesso il bavarese punta a migliorare un best ranking al n. 79 ATP. “Ma non fatemi dire il mio reale obiettivo!”. Le sue origini sono polacche "ma non parlo la lingua, a differenza della Kerber". (Foto di Antonio Milesi) 

BERGAMO –Ciao a tutti, mi chiamo Peter e vengo dalla Germania”. Con queste parole, Peter Gojowczyk ha iniziato la sua prima vera conferenza stampa, due anni fa a Doha. Da qualificato giunse in semifinale e strappò addirittura un set a Rafael Nadal, allora numero 1 del mondo. Sembrava l'inizio di una carriera tutta nuova per un tennista non più giovanissimo, dato che è nato a Dachau (città tristemente nota per altre ragioni) il 15 luglio 1989. Quell'anno vinse una clamorosa partita in Coppa Davis contro Jo Wilfried Tsonga, in trasferta, poi si prese il lusso di superare Milos Raonic sull'erba di Halle. Andava tutto bene, tanto da centrare un best ranking al numero 79 ATP. “Ho iniziato il 2015 giocando alla pari con Guillermo Garcia Lopez all'Australian Open, poi lui avrebbe raggiunto gli ottavi…” racconta quasi sconsolato dopo aver centrato i quarti al Trofeo Perrel-FAIP di Bergamo (42.500€, Play-It). Oggi il buon Peter sta bene, è contento, ma non gli va giù aver perso il treno più importante della sua carriera. Già, perché dopo quel torneo si è infortunato a una gamba, ha perso cinque mesi e il treno è scappato via. Adesso è in attesa del secondo.“Questo incidente mi è costato cinque mesi e due interventi chirurgici. Sono rimasto a casa, andavo continuamente dai dottori…non è stato facile, così come non è stato facile riprendersi. Anche perché venivo dalla mia migliore stagione in carriera, avevo giocato grandi match, battuto gente forte…ed ero pronto a fare un salto di qualità. Quello era il vero Gojowczyk”.

 

LONTANE ORIGINI POLACCHE

A tratti si è visto a Bergamo. Il 2-6 6-3 6-3 rifilato ad Alexander Kudryavtsev non è affatto banale, poiché il russo gioca un tennis perfetto per i campi in Play-It. “Ci avevo giocato anche nelle qualificazioni dell'Australian Open e già lì fu dura – dice il tedesco – con lui non è facile perché non sai mai dove tirerà, non ha schemi precisi. Il suo è un tennis bum-bum-bum con i colpi da fondocampo…ma è bum-bum-bum anche con il servizio. Nel primo set ho faticato molto, ero stanco e avevo dolore alle gambe, infatti ho commesso un po' di doppi falli. Perso quello, mi sono detto di concentrarmi almeno sul mio servizio e vedere che succedeva. Per fortuna è andato tutto bene”. Adesso le sue ambizioni si misureranno contro Pierre Hugues Herbert, talentuoso francese che continua spedito nella sua corsa. Herbert ha battuto Go Soeda con il punteggio di 6-4 6-3 e sembra il favorito del torneo, soprattutto dopo l'eliminazione di Radek Stepanek. Ma Gojowczyk non ha paura, forte di un gioco solido che ricorda quello di un illustre connazionale, quel Rainer Schuettler che è diventato numero 5 del mondo e ha raggiunto addirittura una finale Slam. “Tra le donne il tennis tedesco sta vivendo un buon momento, mentre tra gli uomini è più dura – dice Gojowczyk – io dico che abbiamo 7-8 giocatori di buon livello, ma c'è anche un po' di sfortuna. Matthias Bachinger si è infortunato, lo stesso per Jan Lennard Struff….per il futuro, il nome più gettonato è quello di Alexander Zverev. Tuttavia non lo conosco troppo bene e non posso prevedere dove arriverà”. Il bavarese di origini polacche (“I miei nonni erano polacchi, ma non conosco la lingua a differenza di Angelique Kerber”) è anche un po' scaramantico. “Quest'anno vorrei entrare tra i top-100. Per la mia carriera? Ho un obiettivo ben preciso, ma preferirei non dirlo”. Per stanarlo, gli abbiamo chiesto se preferirebbe una semifinale Slam oppure 3-4 anni tra i top-50, ma senza exploit. La sua risposta è stata divertente. “Diciamo che vorrei vincere uno Slam e stare tra i top-30. I top-50 non mi vanno mica bene!”.