Gauff e Fritz, secondo Chrissie, sono i talenti americani «più pronti», ma la Evert ci parla anche di Sinner, Berrettini, della sfida al numero 1 di fine anno e del tennis femminile, a cui ancora manca una vera leader
Grande lottatrice in campo e nella vita
Per chi ama il tennis basterebbe il nome: Chrissie. Ordinatamente impilate sotto il cognome – Evert -, del resto, ci sono 260 settimane da numero uno del mondo a cavallo dei formidabili e molto ruggenti anni ‘70 e ‘80, quando con il suo tennis euclideo e la coda di cavallo da collegiale ondeggiante nell’aria, la Signorina di Ghiaccio si spartiva il tennis con Martina Navratilova.
Di tornei dello Slam ne ha vinti diciotto, dei quali sette a Parigi; e sulla terra la ragazzina prodigio di Fort Lauderdale, trasformatasi in regina di longevità, non ha mai avuto rivali: dei 191 match giocati sul ‘rosso’ fra il 1973 e il 1981 ne ha vinti 189, 125 dei quali consecutivi. Neppure Borg e Nadal sono stati capaci di tanto.
Chrissie, poi, ha fatto innamorare legioni di appassionati, e non solo per l’eleganza dei suoi gesti, la grazia del diritto, l’implacabile efficacia del rovescio. A inizio anni ‘70, con vent’anni di anticipo sul matrimonio ‘reale’ fra Andre Agassi e Graf, la sua love-story con Jimmy Connors, anche lui a quei tempi numero 1 del mondo, ha riempito le copertine. Lei in apparenza glaciale e compita, una «Southern Belle» bionda e adolescente, ma già consapevole delle proprie qualità; lui ribelle e smanierato, ribattezzato l’Antipatico per comportamenti borderline che oggi farebbero impallidire le mattane dei nuovi ‘bad boys’. Come da previsioni, non è durata molto. Oggi, tre mariti e tre figli dopo, tornata signorina dopo i legami più o meno lunghi con tre altri sportivi di fama mondiale – il tennista inglese John Lloyd, lo sciatore americano Andy Mill e il golfista australiano Greg Norman -, fa parte insieme all’amica e rivale di sempre Navratilova del movimento Women Sport’s Policy Working Group: una associazio- ne che chiede di escludere le atlete transgender dalle competizioni femminili.
Ha lanciato una sua linea di abbigliamento, Chrissie, e continua a gestire la tennis academy di famiglia a Boca Raton, in Florida. E ha vinto la battaglia con il cancro, che qualche anno fa si era portato via la sorella Jeanne. «Il mio medico mi ha detto che se non fosse stato scoperto, tra quattro mesi sarei stata probabilmente al terzo stadio come Jeanne, con pochissime opzioni», aveva raccontato a gennaio. «Invece, mi è stato diagnosticato un cancro ovarico allo stadio 1 e ho iniziato immediatamente sei cicli di chemioterapia. Oggi sono libera dal cancro e c’è il 90% di possibilità che il cancro alle ovaie non si ripresenti». Per concludere, con la stessa tenace pragmaticità che metteva nei suoi colpi: «Fidatevi del vostro istinto, studiate la storia della vostra famiglia, informatevi sui test genetici e siate i migliori difensori di voi stessi».
«Berrettini è troppo gentile, rischia di farsi travolgere»
Da commentatrice di Eurosport, per tornare al suo core business, Chrissie resta poi la persona giusta per capire in che direzione sta andando il tennis.
Partiamo dal maschile: Alcaraz sarà il nuovo re?
«È pronto. Deve rimanere in salute, perché sta giocando molto. È un fenomeno, e ora tutti salgono sul suo carro da vincitore. Mi sembra che non si sia mai visto un giocatore così versatile, con così tanta passione e così tanta ‘fame’ di vittoria. Ha tutto: l’atletismo, le qualità tecniche, si muove bene, non ha punti deboli. Ma Novak Djokovic non si può sottovalutare, ha un’esperienza enorme, sa come orientarsi, come gestire le emozioni, e lo ha dimostrato negli Slam».
Chi sono gli altri che possono inserirsi nella lotta?
«Jannik Sinner ha fatto molti progressi. Lavorare con Darren Cahill lo ha reso molto più professionale, più forte fisicamente. Inoltre ha già dimostrato varie volte di potersela giocare con Alcaraz».
Matteo Berrettini riuscirà a tornare ai suoi livelli? E’ stato criticato per la sua love story con la show girl Melissa Satta che secondo alcuni lo avrebbe distratto dal tennis.
«Dopo aver raggiunto la finale di Wimbledon la sua vita è cambiata. Tutti hanno cominciato a offrirgli sponsorizzazioni, e anche le donne sicuramente si sono interessate di più a lui… Del resto è molto bello, in Italia tutti lo cercano, tutti vogliono un pezzo di lui. Conoscendone la personalità, che è molto gentile, penso che sia difficile gestire una vita come la sua quando cambia così bruscamente. Capita, se hai un po’ di successo, e arrivare in finale a Wimbledon non è un successo da poco. Il rischio è di farsi travolgere. Poi sono arrivati gli infortuni. Ma è un bravo ragazzo, con un ottimo tennis e grazie al cielo oggi la carriera di un tennista può durare 20 anni, quindi spero che recuperi».
Ai suoi tempi gli Usa dominavano il tennis: oggi le piace qualcuno?
«Taylor Fritz. Noi americani non abbiamo molti buoni giocatori, ma Taylor si sta facendo strada».
L’assalto di Coco Gauff al numero 1
In passato lei e Martina Navratilova avete dato vita a una grande rivalità, fatta addirittura di ottanta sfide. Sono quelle che mancano oggi al tennis femminile?
«Sì, fra me e Martina, e potenzialmente fra Steffi Graf e Monica Seles, ci sono state rivalità interessanti, mentre Serena Williams più che altro ha dominato la scena, e lo ha fatto molto a lungo. Le rivalità sono un bene per il tennis, una campionessa capace di vincere tanto come Serena lo è altrettanto. Ma credo che ora lo scenario sia cambiato, ci sono almeno quindici giocatrici capaci di vincere uno Slam. C’è più profondità. Ciò significa più incertezze, più sorprese, più tenniste in grado di diventare numero 1 del mondo».
Lei su chi scommetterebbe?
«È divertente cercare di capire chi sta giocando meglio settimana dopo settimana. Elena Rybakina ha vinto Wimbledon, poi è un po’ scomparsa, ma ora sta tornando ad alti livelli, ha già vinto dei tornei importanti quest’anno. La Sabalenka non sai mai che cosa può riservarti, se sarà in grado di confermarsi. Le rivalità fanno bene allo sport, ma ci vuole tempo per svilupparle, non bastano cinque partite, ne servono almeno dieci o quindici, quindi diamo tempo al tennis femminile di crearne una. Fra gli uomini siamo stati fortunati ad avere nella stessa epoca e così a lungo tre dei più forti giocatori della storia. Ora sarebbe bello se Alcaraz potesse confrontarsi con Djokovic e Nadal per qualche tempo, ma nuove facce si stanno già affacciando, fra due o tre anni credo avremo un quadro più definito».
Coco Gauff è vista da molti come l’erede designata di Serena Williams: ma ne ha le qualità?
«Se quando aveva 15 anni e l’ho vista battere Venus Williams, mi aveste chiesto se entro i 19 anni avrebbe vinto uno Slam, avrei risposto di sì. Ci è andata vicina l’anno scorso al Roland Garros. La debolezza del dritto, che gioca con una impugnatura western troppo estrema, l’ha un po’ frenata. Ora ha vinto lo Us Open, in casa. Ha ormai maturato l’esperienza necessaria, mentalmente è forte, possiede un ottimo servizio e un rovescio di valore assoluto. Poi è una star, ha già fatto tanto per il tennis femminile e si trova a suo agio nel ruolo. Ma il diritto continua a essere un problema, specie nelle giornate no».
Emma Raducanu invece uno Slam l’ha vinto due anni fa, a 18 anni. Sembrava destinata a «spaccare», poi gli infortuni e un calo di fiducia l’hanno tolta dalla competizione. Un problema che riguarda tante giovani tenniste.
«Forse Emma si è sentita un po’ sopraffatta, probabilmente ha perso un po’ di prospettiva. Forse non si è allenata come avrebbe dovuto, sicuramente le sono arrivate addosso tante cose all’improvviso. Ho sentito ancora di più la pressione e le aspettative nei suoi confronti. Quando ho visto la sua foto in ospedale con il polso ingessato, ho pensato: ‘Ragazza, hai bisogno di una pausa’. È il momento giusto per ripensare alla sua carriera. Non ho perso la fiducia in lei. Può diventare la numero uno al mondo? Probabilmente no. Può diventare una top ten? Sì. Ma diamole tempo. In fondo ha già vinto uno Slam».
Si rivede un po’ in Jessica Pegula? È americana e numero 4 del mondo…
«Jessica è solida come una roccia. Molto professionale, sempre concentrata e calma. Se vuole vincere uno Slam deve alzare il livello, ed essere disposta a correre più rischi». Proprio come faceva Chrissie.