L'Australian Open è stato il primo Slam (junior) per Andres Ciurletti, giovane di Buenos Aires che ha scelto l'Italia per contrasti con la AAT. Ma il suo caso è diverso da quello di Bahamonde: aveva già il passaporto e avrebbe giocato comunque per l'Italia, anche senza aiuti. (La foto in home page è di Tonelli-FIT) 

Lui ispira simpatia. E' un ragazzo di 17 anni con un sogno a forma di racchetta. Nei corridoi di Melbourne Park la fotocamera del suo telefonino era sempre accesa, pronta ad immortarlarlo insieme a personaggi più o meno famosi. Andres Ciurletti ha scattato foto insieme a Pat Rafter, Mats Wilander, Magnus Norman, Kim Clijsters e altri ancora. Era la sua prima esperienza in un torneo del Grande Slam e se l'è goduta a fondo, anche se il sorteggio non è stato dei migliori. L'italiano di Buenos Aires aveva passato le qualificazioni, ma al primo turno ha pescato Felix Auger Aliassime, il baby fenomeno canadese che si è già distinto nel circuito challenger. Ha due anni meno di lui e prospettive (per ora, ci mancherebbe) maggiori. Andres ha giocato una buona partita e si è arreso con un doppio 6-4. Accanto al suo nome c'è la bandiera italiana, ma dietro c'è una storia particolare. Una storia che dall'immensa Buenos Aires lo ha portato a Tirrenia, al Centro di Preparazione Olimpica CONI, sede del Centro Tecnico FIT. Una storia fatta di malintesi con la federazione argentina e diversa rispetto a quella di Francisco “Panchito” Bahamonde. La scorsa estate c'è stata una viva polemica, sia in Argentina che in Italia, per la doppia naturalizzazione dei due baby tennisti. Qualcuno pensò alla nazionalità (argentina) di Eduardo Infantino, responsabile del nostro Settore Tecnico. Ma se la mano di Infantino è stata effettivamente decisiva per Bahamonde, è ben diversa la faccenda di Ciurletti. Intanto non c'è stato bisogno di scovare qualche antenato, perché le sue origini italiane erano chiare sin dalla nascita, con un doppio passaporto in virtù di un nonno materno siciliano e tracce provenienti anche dal Trentino. 


ITALIA A PRESCINDERE

Fino a un paio d'anni fa, Ciurletti era un junior come tanti. Ma poi sono iniziati i problemi con l'Asociacion Argentina de Tenis. Una storia di malintesi di cui conosciamo solo la sua versione, espressa più volte sia da Andres che da papà Gabriel, che di mestiere fa avvocato e lo segue con grande passione. E' stato lui a iniziarlo al tennis quando aveva 3 anni, prima di lasciarlo nelle mani di coach molto importanti. Prima Fabian Blengino, poi l'accoppiata Mariano Hood-Mariano Monachesi. Lo seguono ancora oggi, anche se lo staff della Federazione Italiana Tennis (in particolare Gabrio Castrichella e Tomas Tenconi) lo segue da vicino e Tirrenia è diventata la sua base, dove condivide campo e spogliatoi con giocatori di alto livello, da Simone Bolelli in giù. A differenza di Bahamonde, i Ciurletti avevano optato per l'Italia a prescindere, in un gesto di ribellione contro la AAT ben prima che iniziasse la collaborazione con la FIT. Forti della doppia cittadinanza, mandarono all'ITF una copia del passaporto italiano chiedendo di poter rappresentare il nostro paese. Era fine 2014 e papà Gabriel ha preso contatto con la FIT, chiedendo appoggio e sostegno. “Hanno esaminato il mio curriculum e dopo sette mesi hanno deciso di accettare” racconta Ciurletti, che ha passato l'estate a Tirrenia dove ha fatto amicizia con Bahamonde. Non si conoscevano, sono diventati amici lì. Ulteriore prova di come come le due operazioni fossero ben distinte. Ma cosa è successo esattamente a Ciurletti? Nel 2014 era il secondo miglior sudamericano nella sua categoria di età, ma pare che la AAT non l'abbia mai aiutato, ad eccezione di una trasferta in Europa. La spaccatura è diventata insanabile con le mancate convocazioni per il Campionato Sudamericano e la Davis Cup Junior. Per il “sudamericano” dissero che la squadra argentina sarebbe stata definita dai risultati in un torneo a Mendoza. Ciurletti lo ha vinto senza perdere un set. Quando sembrava tutto ok, Gabriel Orsanic (attuale capitano di Coppa Davis) ha chiesto un incontro con papà Ciurletti: “Mi disse che non era stato nominato come direttore dello sviluppo e che la squadra era stata decisa prima del torneo di Mendoza. E Andres non c'era”. Ciurletti è andato ugualmente come quarto giocatore, ma i punti dell'evento andarono solo ai primi tre e questi gli impedì di diventare numero 1 del paese nella sua categoria d'età.


IL RIVER PLATE NON SI DIMENTICA

Stessa storia per la Davis Cup Junior. La preselezione riguardava cinque ragazzi, compreso Ciurletti. Dissero che il team sarebbe stato definito da un torneo al Los Lagartos Country Club di Pilar, Buenos Aires. Anche in questo caso Ciurletti si è aggiudicato il torneo…ma è rimasto ugualmente fuori squadra. Pare che abbia saputo dell'esclusione via Twitter, tramite un post di Marcos Zugasti (giornalista del noto magazine “Grip”). E' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, anche perché Ciurletti ha somatizzato la delusione con una gastrite che gli è costata un mese di allenamenti a intermittenza. I medici gli chiesero se di recente avesse vissuto una situazione di forte stress: fu troppo facile legare il problema ai guai con la federtennis argentina. E così c'è stata la scelta tricolore, che Ciurletti non vuole che sia in alcun modo legata a ragioni economiche. “Non sono stati gli italiani a cercarmi” ripete di continuo. In Italia ha azzerato le spese e da quando gioca per il nostro paese ha ottenuto una vittoria in torneo (Mendoza) e due finali (Prato e Montevideo). Questi risultati lo hanno portato tra i top-100 ITF e ha tentato l'avventura australiana. E' andata bene, visto che ha passato le qualificazioni e contro Auger Aliassime si è trovato avanti 4-3 e 0-40 sul servizio del canadese. Lui è pronto a giurare che giocherà sempre e solo per l'Italia, spiegando di essere super disponibile a un'eventuale convocazione con le nostre rappresentative, anche se con la lingua zoppica un po'. Continua a fare il tifo per il suo River Plate e il legame con il suo paese non si spezzerà mai. Ospite di una trasmissione radiofonica, qualche mese fa gli hanno chiesto se avrebbe preferito una vittoria del River o un trionfo in Davis dell'Argentina. “Quella del River” ha sentenziato. “E una vittoria del River o un trionfo in Davis dell'Italia?”. “Sempre il River”. Non è esattamente un esempio di italianità, ma il suo sguardo trasmette fiducia. E se questa storia ha un colpevole, beh, non siamo certo noi.