Certi giocatori passano velocemente da posizione nobili del ranking ad altre di assoluto anonimato. Poi ci sono le matricole e le meteore. Ecco alcuni di questi “classici” Atp…
di Daniele Rossi – foto Getty Images
Vi è mai capitato di pensare ad un giocatore, che fino a poco fa era una
presenza fissa nei tornei di primo piano e che ora è scomparso? E vi siete
mai chiesti: “ma che fine ha fatto?” Dai semplici mestieranti della racchetta,
ai finalisti e vincitori di Slam, agli ex top ten fino alle eterne promesse
che non crescono mai, scorrendo il ranking ATP ci si imbatte in molte storie
interessanti. Eccone qualcuna. Partiamo dall’alto e al numero 73 troviamo
Mario Ancic (nella foto in alto), che solo 3 anni or sono
occupava
la posizione numero 7. Il lungo croato dal servizio devastante, detentore
di tre titoli in carriera e di una semi a Wimbledon nel 2004, è incappato
in un’interminabile spirale di problemi fisici che l’hanno fatto sprofondare
in classifica. Due attacchi di mononucleosi in tempi diversi hanno minato
pesantemente la sua salute, quest’anno gioca appena 21 partite (13 vinte)
fino a maggio, poi lo stop. E’ notizia fresca però che Ancic, nel frattempo
laureatosi in legge, potrà tornare a giocare nel 2010, avendo superato
finalmente la malattia. Trascurando l’eterno incompiuto e sopravvalutatissimo
Gulbis al numero 98, ad uno scalino più in basso ci imbattiamo nell’ “Arbeiter”,
Rainer Schuettler. Il trentatreenne tedesco, grazie alla clamorosa semifinale
di Wimbledon dell’anno scorso, poi persa con Nadal, si era assicurato
un posto fisso nei top 40, fino alla puntuale scadenza dei punti di questa
estate. Nel giro di due settimane sprofonda da numero 29 a numero 82 e
la caduta non è ancora finita. Dal torneo di Hertogenbosch non vince più
di tre partite consecutive e lo score di quest’anno recita solo 14 vittorie
e ben 25 sconfitte, specchio dell’inizio di un declino che sembra inarrestabile.
di Daniele Rossi – foto Getty Images
Oltrepassando i primi 100, balza subito agli occhi il trentenne argentino
Juan Ignacio Chela, che solo nel 2007 era numero 16 e che fino a luglio
dello scorso anno era top 50. Quest’anno cade perfino oltre i 200, ma
sta dimostrando timidi segnali di risveglio grazie alla recente semifinale
nel torneo di casa di Bueons Aires. A batterlo è stato nientemeno che il
vincitore del Roland Garros 2004, Gaston Gaudio (nella foto in
alto).
Dopo quella incredibile vittoria, l’argentino classe ’78, probabilmente
resosi conto di aver raggiunto il massimo raggiungibile (e forse anche
di più) dal suo gioco, è andato praticamente in vacanza, scivolando
progressivamente
e inesorabilmente verso il baratro. Si è ritirato temporaneamente a settembre
dell’anno scorso, per poi cambiare idea e tornare all’inizio di quest’anno
(“Si rimorchia più facilmente giocando a tennis”, ha dichiarato). Continua
a bazzicare i tornei minori su terra e ad aprile si è aggiudicato il 15.000
$ di Tunisi, ma non è nemmeno l’ombra del giocatore che fu e ora è numero
228. Per la cronaca, l’altro finalista del Roland Garros 2004, Guillermo
Coria, si è ritirato l’anno scorso, devastato dagli infortuni e dall’insanabile
ferita per quella partita persa così sciaguratamente. Passando da ex campioni
in declino alle eterne speranze del tennis che tardano a sbocciare, in
posizione numero 155 c’è l’americano Donald Young. Il ragazzo di Chicago
ha vissuto fin dall’inizio con tutta la pressione su di sé, dipinto da
tutti come il nuovo fenomeno del tennis a stelle e strisce, disperatamente
alla ricerca di un erede di Andy Roddick. Young negli ultimi due anni però
non ha conseguito risultati di rilievo, anzi. Nel 2009 solo una finale
al modestissimo torneo di Tallhassee, battuto da John Isner, più una serie
di primi e secondi turni, qualificazioni fallite e un numero spropositato
di wild card gettate al vento. E’ solo un ’89, ha tutto il tempo per
crescere e migliorare, ma finora sta deludendo. Stessa età di Young e stesse
aspettative erano riposte nel giapponese Kei Nishikori, numero 188. L’ennesimo
allievo di Nick Bollettieri si era rivelato agli Us Open 2008, dove aveva
battuto David Ferrer e si era spinto fino al quarto turno. Quest’anno
invece è andato tutto storto, appena 10 partite giocate (4 vittorie e 6
sconfitte) e lo stop da marzo per un grave infortunio al gomito.
di Daniele Rossi – foto Getty Images
Bypassando il ritirando Carlos Moya (numero 246) in posizione 269 troviamo
Gilles Muller (nella foto sopra). Davvero impressionante il
crollo
del lussemburghese in questa annata, iniziata da numero 94 (best ranking
59 nel 2005). Disputa un buon Australian Open, dove sconfigge Feliciano
Lopez, il promettente idolo di casa Bernard Tomic e viene eliminato in
4 combattuti set da Del Potro. Poi più nulla, su 11 tornei disputati passa
il primo turno 3 volte, strappa un set a Soderling a Wimbledon, poi decide
saggiamente di prendersi una pausa di riflessione. Ha solo 26 anni e le
doti per risalire, ma è necessaria una netta inversione di marcia e soprattutto
uscire dal Lussemburgo, dove ancora risiede e non ha certo la possibilità
di migliorare il suo gioco e confrontarsi con i più forti. Chiudiamo la
nostra carrellata, lunga tre settimane, con un altro ex finalista di Parigi
ed ex top ten, il trentunenne argentino Mariano Puerta. Il mancino di Cordoba
raggiunse la finale al Roland Garros 2005 dove si arrese alla prima affermazione
di Rafa Nadal, ma poco dopo fu trovato positivo all’antidoping (per la
seconda volta, dopo il 2003) e fu squalificato a vita dall’ATP. Tuttavia
uno sconto di pena gli permette di tornare a giocare nel 2007 e attualmente
si barcamena tra i tornei minori sudamericani su terra; è allenato da Guillermo
Perez-Roldan (finalista perdente contro Lendl a Roma nel 1988) e staziona
alla 328a posizione.
Questi erano solo alcuni tra i “desaparecidos” del circuito, altri ce
ne sono e ce ne saranno e noi come voi, saremo qui a chiederci “ma che
fine ha fatto?”.
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