A due mesi dall’annuncio della malattia di Brad Drewett, non si conosce ancora il nome del successore. Dovrebbe essere scelto un candidato “interno”, ma potremmo aspettare fino allo Us Open.
Una delle ultime apparizioni di Brad Drewett prima che gli venisse diagnosticata la malattia. Qui è in compagnia di Roger Federer
Di Riccardo Bisti – 25 marzo 2013
E’ trascorso qualche mese da quando lo sfortunato Brad Drewett ha annunciato di essere colpito dalla SLA, gravissima malattia tristemente nota in Italia per aver colpito alcuni calciatori. L’australiano, ex ottimo giocatore negli anni 80, ricopre il ruolo di amministratore delegato ATP e assume la carica ancora oggi che la malattia avanza. Non è ancora stato trovato un sostituto e allora continua il periodo di transizione, anche se la situazione è sempre più delicata. Drewett è ancora perfettamente in grado di contribuire con idee e opinioni tramite la tastiera del computer, ma non riesce a comunicare in altri modi. Per questa ragione non era presente alle riunioni ATP tenutesi a Miami in questi giorni. “Quanto successo a Brad è terribile – dice Eric Butorac, doppista che fa parte del consiglio giocatori – è stato un amministratore delegato di popolarità e successo, ma siamo giunti al momento in cui dobbiamo renderci conto che va trovato un successore”. Detto che – forse – potevano attivarsi prima, trapela la voce che il prossimo leader ATP sarà un candidato interno. In altre parole, sarà qualcuno che già conosce dinamiche e meccanismi del tennis come era stato per Drewett. Non dovrebbero ripetersi le esperienze di uomini d’affari che lo hanno preceduto: Etienne De Villiers (in carica dal 2005 al 2008) e Adam Helfant (dal 2009 al 2011). “In questo momento sono in corso importanti negoziati – continua Butorac, uno dei più attivi nella battaglia per ottenere più soldi dagli Slam – sarebbe meglio avere qualcuno che sia già a conoscenza di quello che sta succedendo, perché il tempo può essere un problema”.
Il nome del successore di Drewett dovrebbe arrivare entro lo Us Open. C’è un briciolo di tensione in vista del prossimo appuntamento: nessuno vuole dar l’idea di essere in “campagna elettorale” mentre Drewett è ancora in grado di lavorare, ma allo stesso tempo il processo di reclutamento si è un po’ complicato. Nel settembre 2011, qualche mese prima dell’elezione di Drewett, sembrava che il favorito fosse Ian Ritchie, ex direttore generale dell’All England Club di Londra (la sede di Wimbledon). Quando la notizia trapelò, Ritchie ritirò la propria candidatura e qualche mese dopo è salito a capo della Rugby Football Union. Anche per questo, la riservatezza è un requisito indispensabile in questo periodo di transizione. 15 mesi fa, Drewett ebbe la meglio su un altro paio di candidati: Richard Krajicek, ex campione di Wimbledon e attuale direttore del torneo di Rotterdam, e il membro ATP di lungo corso Mark Young. Sulle prime sembrò un “acquisto” deludente, ma con il tempo ha mostrato la capacità di creare consenso. E in molti credono che le vittorie diplomatiche per l’aumento dei prize money si possano ricondurre alla sua mano. “Da quando faccio parte dell’ATP, ho trascorso molto più tempo con Brad che con i suoi predecessori – ha detto Andy Murray – abbiamo avuto numerosi incontri collettivi e più di una chiacchierata in privato”. Difficile ipotizzare chi sarà il prossimo Number One ATP: si vocifera un’eventuale candidatura di Mark Young, beffato da Drewett nell’ultima elezione, ma nutre ambizioni di questo tipo anche Justin Gimelstob (ex n. 63 ATP, oggi rappresentante dei giocatori). E’ un tipo vivace, senza peli sulla lingua. Ma ha appena 36 anni, (forse) un po’ pochi per ricoprire un ruolo del genere.
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