Tutti gli occhi sono puntati su di lui, Fabian Marozsan, che nel match di ottavi degli Internazionali di Roma affronterà Borna Coric. Ma chi è l’ungherese sin qui sconosciuto ai più? Abbiamo fatto qualche ricerca e parlato con chi, al Match Ball Firenze, lo affianca in panchina in Serie A
Se lo chiedono in tanti, oggi: dopo l’impresa da stordimento ai danni di Carlos Alcaraz, si confermerà nel pomeriggio contro Coric?
Parliamo di Fabian Marozsan, numero 135 Atp, anni 23 da Budapest, Ungheria, semisconosciuto o quasi persino al 90 per cento degli addetti ai lavori… fino a ieri!
Diritto percussivo, servizio efficace, rovescio profondo e capace di tagliare e cucire sia in diagonale che lungolinea – ma soprattutto personalità e smorzate a volontà, il suo marchio di fabbrica tecnico. E una freddezza imperiale nel chiudere il match quando Alcaraz, remando, sbuffando, lanciando occhiate incredule, si era quasi convinto di aver messo una toppa. Macchè.
Okay, ma Marozsan chi? Le note sono – meglio, erano scarne. Fino a Roma aveva giocato in tutto quattro partite a livello Atp, una sola negli Slam; quella contro Alcaraz è stata la prima in un Masters 1000, mentre ha vinto due Challenger (nel 2022 a Banja Luka e quest’anno ad Antalya). E’ stato al massimo n.114 in singolare e numero 444 in doppio. Al momento è il numero 3 del suo paese.
In Italia ha giocato spesso. L’anno scorso all’Harbour di Milano (ha perso in semifinale) e di recente a Cagliari. «Contro Shelton ho giocato un bel match in ottavi, ma la svolta era arrivata prima. Sentivo che qualcosa non andava con il mio tennis così sono tornato a casa e ho cambiato il mio team. Da allora sono più deciso, più determinato in campo».
Fabian ama il rap e il goulasch, il basket e le macchine da corsa, fino a ieri sosteneva che il suo torneo preferito era il Challenger di Bergamo (chissà se cambierà idea…) e come serie tv ‘Manifest’. Ma forse è più interessante sapere che cosa pensano e dicono di lui al Match Ball Firenze, il circolo che in questi giorni ospita un torneo Wta e per il quale l’ex Carneade ungherese gioca la Serie A, torneo glorioso ma non tanto promosso, e che per i circoli italiani è quasi sempre una rimessa economica. La chiave è scegliere i giocatori giusti, fra giovani in crescita e ’stranieri’ affidabili. Ma il rischio di toppare c’è sempre. Marozsan è stato un grande acquisto. «E’ un ragazzo serio, estremamente professionale – spiega Francesco Caforio, capitano della squadra del Match Ball -. All’inizio era molto timido, anche perché non parla una parola di italiano e stava soprattutto in compagnia di un giocatore ungherese, ma appena si è ambientato si è subito sciolto. Ed è stato fondamentale per la promozione dalla A2 alla A1: ha vinto tutti gli incontri, compreso singolare, doppio e doppio decisivo nel match che ci ha regalato la promozione. E pensare che alla vigilia lo eravamo andati a prendere all’aeroporto di Peretola a mezzanotte, perché il suo aereo aveva fatto ritardo dalla Francia, portandogli gli avanzi della cena di squadra…Poi noi abbiamo un rito nelle cene di gruppo, per decidere chi paga il conto facciamo un karaoke. E Fabian, che sembra così timido si è esibito in una ottima versione di Baby Shark».
Marozsan viene da una famiglia normale se non modesta, viaggia quasi sempre da solo, fino a ieri il suo montepremi in carriera superava di poco i 130 mila dollari. In Serie A la media degli ingaggi per chi gioca almeno tre partite si aggira fra i 15 e i 20mila euro, con gli ottavi al Foro in un colpo ha portato a casa 84,900 dollari. «La sua vittoria dimostra come fra i primi 100, 150 del mondo il livello sia alto – dice capitan Cafiero – basta che il numero 1 cali appena che subito diventa vulnerabile. Con Fabian abbiamo già un accordo per giocare la A1 in ottobre: noi lo aspettiamo a Firenze…».