di Federico Ferrero
Brutto tempo: la corsa al business
La sensazione è che il problema vada oltre la pericolosa creatività di un amministratore delegato che sogna TennisWorld come DisneyWorld, dove tutto è bello e gioioso, Nonna Papera offre torte e dalle fontane zampillano bibite. Evidentemente l’associazione professionisti sta perdendo la tramontana: come sindacato difende se stesso e come proprietario del Tour si è trasformato in un’efficace macchina da soldi che riversa su pochi eletti milioni di dollari, che apre ai nuovi mercati, che sposta tornei come pedine nei Paesi più ricchi (anche quelli con zero tradizione tennistica come gli Emirati Arabi e il Qatar, Paesi in cui la diffusione del nostro sport sarà sempre un fenomeno elitario) ma dimentica che il tennis è uno sport e viene prima dei contratti, della pubblicità, dei milioni facili.
Non si tratta di criticare i guadagni: è giusto però ricordare che quando un sindacato diventa unico giudice della propria categoria accade che i suoi vertici siano – come sta accadendo ora – sempre meno aderenti alla volontà di chi vive di tennis professionistico (perché anche in quello c’è chi segue solo il lucro ma la maggioranza è spinta ancora dalla passione) ed espressione di una mentalità esclusivamente manageriale, quella che vorrebbe anche gli stadi vuoti ma i contratti televisivi firmati sul tavolo. Ebbene, questa strada è deleteria.
Bel Tempo: occhio ad Amer Delic
Previsioni del tennis: il gioco scende in rete
Con la diffusione capillare delle connessioni a banda larga e l’intrufolarsi di Internet nella nostra vita quotidiana gli appassionati di tennis hanno una risorsa in più, la Web Tv. Sono molti i canali (soprattutto asiatici, ma da poco è anche disponibile lo statunitense The Tennis Channel) che offrono la possibilità di seguire in streaming le partite di tennis sul personal computer di casa. Per riuscire a vederle occorre una certa dimestichezza col proprio Pc e la qualità della ricezione non è paragonabile a quella del segnale televisivo digitale per non parlare del commento, spesso da sorbire in cinese o in lingue arabe o slave. La questione della fruizione dello sport via Internet è oggetto di discussioni accese nel vuoto legislativo che al momento la caratterizza.
La Rete non va vista come un’amica per chi lavora nelle televisioni e nei giornali e poi combattuta se si ritiene – a mio giudizio a torto – che possa nuocere ai propri interessi economici. È una grande opportunità ed è, comunque, alternativa alla televisione: sta a chi trasmette il tennis in tv (e lo dico da appassionato) trovare nuove soluzioni e nuove offerte che rendano appetibile il tennis allo spettatore tradizionale senza indurlo a rinunciare allo schermo televisivo per passare al Web. Se ciò avverrà, infatti, non sarà per un piccolo risparmio ma per la qualità non sufficiente dell’offerta tradizionale di tennis in video. Discorso che vale, tal quale, per la carta stampata ‘opposta’ all’informazione gratuita online. Come dire: dipende da noi.
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