di Federico Ferrero
Bel Tempo: impariamo dalla Francia
La prima vittoria nel Tour di Tatiana Golovin ad Amelia Island è lo spunto per imparare qualcosa su cosa significhi avere un movimento tennistico di prima qualità, ciò che in Francia da anni è stato voluto e organizzato. Date un’occhiata al sito della Federtennis francese: www.fft.fr. Lo slogan di apertura è: “Il tennis, uno sport riservato a tutti!” e hanno ragione: perché è vero che i fenomeni come Amélie Mauresmo possono piovere dal cielo (vedi la minuscola Svizzera, graziata con Federer e Hingis) ma una Golovin, che fenomeno non è, si crea. Così la Bartoli, la Bremond, la Loit e la Dechy, ben dentro le prime cinquanta, la Rezai, la Razzano e la Pin, che stazionano tra le prime cento. La Direzione Tecnica Nazionale francese (DTN), il cui presidente è Patrice Dominguez, ha appena nominato Cedric Pioline come responsabile e supervisore dei giocatori di alto livello. Tutti i migliori, grandi e piccini, hanno a disposizione le strutture del Roland Garros per allenarsi sui 24 campi del Bois de Boulogne. E sapete chi sono gli sponsor ufficiali della Federazione Francese, insomma, chi “caccia i soldi”? Tra i tanti: la banca Bnp Paribas, Dunlop, Gaz De France, Adidas e Sony. E poi, a vario titolo, Perrier, Lacoste, Avis, Eurosport, Tecnifibre, Powerade, Babolat, Wilson, Penn..
Ancora bel tempo: vincere quando non c’è il Jolly
Ma è ancor più in campo maschile che la forza del movimento francese, che non ha più un top ten da sfoggiare, è lampante. I nostri cugini si sono affacciati alla primavera con tredici giocatori nei primi cento, sei dei quali nei primi cinquanta. Simon, Gicquel, Benneteau, Llodra, Mahut, Serra, Devilder non sono Nadal né Djokovic né Murray. Il caso francese ci insegna che proprio quando il fuoriclasse manca (o, pensando a Gasquet, ritarda) si può comunque far legna. Come? Per esempio con le strutture, i soldi e le conoscenze che la FFT mette a disposizione delle giovani leve. Loic Courteau, Thierry Tulasne, Olivier Soules, Jerome Potier, Rodolphe Gilbert, Eric Winogradsky e Pioline sono tutti ex giocatori – più o meno forti – subito indottrinati e oggi utilizzati come coach. Forse Camporese, Gaudenzi, Nargiso, Caratti, Pescosolido e decine di altri ex professionisti del tennis italiano sono stati invogliati a spendere la loro esperienza al servizio dei giovani come regolarmente succede a Parigi?
Brutto tempo: scopriamo ogni giorno che il re è nudo
Il caso francese è utile per riflettere dopo il triste weekend di Coppa Davis per l’Italia in Israele. Lo zero a tre rimediato a Tel Aviv non può meravigliare come un Federer battuto al primo turno a Wimbledon se si conosce il valore di un ‘finto scarso’ come Noam Okun; oltretutto sembra che ci si sia dimenticati della classifica del buon esordiente azzurro Simone Bolelli, il nostro secondo singolarista: centododici, contro il centosettantotto di Okun. Con tutto il rispetto per Simone, che sta facendo buoni progressi con la guida di Claudio Pistolesi, il suo valore non è tale da garantirci un punto contro un vero giocatore da Davis, esperto, da sfidare a casa sua sul suo campo prediletto. Lo sarà, magari più avanti.
La Coppa Davis è importante per l’immagine e la risonanza presso il pubblico sportivo italiano ma un nostro ritorno in serie A non sarebbe barattabile neppure con una vittoria in un torneo Atp di seconda fascia o un grande risultato in uno Slam. Molto meglio tornare in serie C e avere un azzurro che si aggiudica non dico il Masters Series di Roma ma anche “solo” Barcellona, il Queen’s, Kitzbuehel, Stoccolma o Lione. Oppure un asso che con costanza lotta nelle seconde settimane dei major. E chi, dei cinque italiani che occupano la parte bassa dei primi cento, ovvero Volandri, Bracciali, Starace, Seppi e Di Mauro, potrebbe garantire un simile exploit?
Previsioni del tennis: verso Monte Carlo
In attesa del primo Masters Series sulla terra rossa i grandi del tennis si riposano. Gli altri sono divisi tra Europa e Stati Uniti: sul rosso di Valencia mancano tutti i grandi A Houston si è cancellato il pluricampione Andy Roddick, azzoppato nella sfida di Davis contro la Spagna: A-Rod ha lasciato il palcoscenico a James Blake e al campione uscente Mardy Fish. Roger Federer, che all’Insalatiera rinuncia se non deve salvare la Svizzera dalla retrocessione, è già nel Principato dopo essere passato da Basilea per presentare il primo francobollo che le Poste Svizzere hanno dedicato a un vivente (sì, proprio Roger); così Rafa Nadal, che ha saltato lo scontro contro gli Stati Uniti per un supposto malanno al piede destro. I due hanno tempo per affilare le lame in vista di una probabile riedizione della finale del 2006 e, nel frattempo, hanno firmato un documento insieme ad altri sessanta tennisti di prima fascia per chiedere che Monte Carlo non venga declassato come invece vorrebbe fare l’Atp dal 2009. Zeljko Franulovic, il direttore del torneo del Principato, ha già annunciato un’azione legale per tutelare l’evento del Country Club. I sudditi di Alberto di Monaco hanno tutte le ragioni.
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