Le sorelle Williams lasciano appena due giochi a Vinci-Errani. L’ossessione-medaglia renderà il match di Vinci-Bracciali il main event di giornata. E’ giusto che sia così?
Quando hanno voglia, le sorelle Williams sono inavvicinabili per qualsiasi coppia
 
Di Riccardo Bisti – 3 agosto 2012

  
Sara Errani e Roberta Vinci stanno vivendo un 2012 straordinario, che non verrà cancellato dal 6-1 6-1 incassato dalle sorelle Williams. Il problema, nella logica perversa di questo paese, è che una medaglia olimpica avrebbe avuto più risonanza della vittoria al Roland Garros. Ed è sbagliato. Si sperava che le italiane potessero dare filo da torcere alle campionesse di Wimbledon, facendo leva su un’intesa sempre migliore e la fiducia accumulata negli ultimi mesi. E poi bisognava sperare in una brutta partita di Venus e Serena. Niente di tutto questo. Le sorellone non mentivano quando dicevano che l’oro in doppio sarebbe stato una priorità. Hanno giocato punto dopo punto, con rabbia e attenzione. Alcune staffilate di Serena, sparate da sotto rete, hanno fatto paura. Le Williams sono troppo forti, non solo per le italiane ma per tutte le altre. Hanno tutto: servizio degno del circuito ATP, potenza animale (Serena) e apertura alare degna di un airone (Venus). Punto. C’è stata partita nei primi due game, poi le americane hanno preso il largo. Le azzurre hanno avuto una sfortuna cosmica: dopo che la Errani aveva tenuto un faticoso turno di servizio, c'è stata una palla break per andare 2-2 e alimentare le urla di alcuni chiassosi (e fastidiosi) tifosi italiani. Su un colpo corto e angolato, sia Serena che Venus si sono avventate sulla palla. Si sono scontrate, finendo entrambe a gambe all’aria e lasciando scoperto tutto il campo. Il loro colpo, incredibilmente, ha colpito il nastro e ha beffato le azzure, peraltro già piazzate a rete. Scena incredibile, buona per qualsiasi clip sui “bloopers” tennistici. Sembrava che Venus si fosse fatta male, invece dopo lo scontro ha giocato ancora meglio. E dopo 57 minuti, la crudele esecuzione è terminata.
 
“Sarita” è uscita dal campo tra le lacrime, dolorose e incontenibili, consolata inutilmente da Roberta. Era delusione mista a rabbia. Da una parte la sensazione di impotenza, dall’altra la rabbia per un tabellone che ha collocato nei quarti una sfida che avrebbe potuto essere una finale. La delusione è tutta lì, perché contro qualsiasi altra coppia se la sarebbero giocata. Di certo non avrebbero trovato la porta chiusa, sbarrata, bloccata a tripla mandata. E avranno l’amarezza di vedere sul podio delle coppie decisamente alla portata, alcune addirittura battute nel corso dell’anno. La Vinci era meno affranta della Errani perché ha ancora una chance. Oggi, infatti, avrà il quarto di finale in doppio misto. Insieme a Daniele Bracciali affronterà – a sorpresa – i tedeschi Kas-Lisicki. I teutonici hanno superato Liezel Huber e Bob Bryan col punteggio di 7-6 6-7 10-5. Nel super tie-break, nonostante due doppi falli tedeschi, gli americani hanno combinato un pasticcio dopo l’altro. L’impressione è che non fossero così interessati alla partita, forse perché sono entrambi ancora impegnati nel doppio “classico”. Sta di fatto che il tabellone si è “aperto” e Vinci-Bracciali hanno una bella chance di entrare in zona medaglia. Kas è un buon doppista (n. 38 del ranking di specialità) ma non è certo un fenomeno. La Lisicki può essere pericolosa perché è dotata di un gran servizio, ma a livello di quarti di finale non si poteva chiedere di meglio.
 
E’ ovvio che una medaglia in doppio misto, per quanto influente nel medagliere, non avrebbe lo stesso valore. Non si tratta di sminuire chi lo gioca, ma è la specialità stessa che si “squalifica” da sola. Non si gioca quasi mai (solo negli Slam e nella maxi-esibizione della Hopman Cup) e lo stesso format del tabellone (appena 16 coppie) ne evidenzia lo status di prova minore. E sta succedendo quel che avevamo ipotizzato alla vigilia: il misto è diventato valvola di sfogo per chi è stato eliminato negli altri tabelloni e cerca un po’ di gloria. Su 16 tennisti ancora in gara, solo cinque sono “vivi” in altri tabelloni: Azarenka, Mike Bryan, Raymond, Del Potro e Murray. Al di là di questo, il match avrà un grande seguito anche se si giocherà quasi in contemporanea alle semifinali del singolare femminile. E’ la logica perversa di cui parlavamo qualche riga fa: troppo nazionalismo (con spruzzi di politica) e poca cultura sportiva.