di Daniele Rossi – foto Getty Images
6-0 6-3 contro Vera Dushevina a Indian Wells: è l’ennesima desolante sconfitta patita al primo turno da Jelena Dokic. Primo set perso in poco più di un quarto d’ora, con 7 punti a referto. Un abbozzo di reazione nel secondo a partita già compromessa e poi sotto la doccia.
Ma cos’è successo all’ex bambina prodigio del tennis australiano?
Era tornata faticosamente ma meritatamente a grandi livelli agli Australian Open 2009, dopo la storiaccia del padre Damir.
Tutto il mondo del tennis era deliziato e quasi commosso dalle gesta di Jelena, capace di battere in sequenza Tamira Paszek, Anna Chakvetadze, Caroline Wozniacki e Alisa Kleybanova, prima di arrendersi, lottando fino all’ultimo con l’allora numero uno del mondo e futura finalista Dinara Safina. Ci eravamo illusi di aver ritrovato quella campionessa che era stata in grado di arrivare a essere numero quattro del mondo e invece no.
Nel resto dell’anno la Dokic inanella una serie di risultati deludentissimi, trovando soddisfazione solo nei tornei minori ITF frequentati dalla numero 100 in giù. Nei restanti Slam stagionali raccoglie un secondo turno al Roland Garros, ma a Wimbledon e agli Us Open si fa sbattere fuori al primo da avversarie non certo irresistibili come Tatjana Malek e Kristen Flipkens. Ma il circuito WTA per lei è ancora troppo lontano, per cui si butta sugli ITF e raggiunge tre finali consecutive, vincendone due, ad Atene e Poitiers. Sono punti che fanno morale e classifica, Jelena finisce il 2009 da numero 57 e punta ad un ritorno ai piani alti nel 2010.
Si prepara per i suoi amati Australian Open con i tornei di Brisbane e Hobart che non promettono nulla di buono, ma il popolo australiano confida che l’aria di Melbourne possa infondere linfa vitale alla bella Jelena. Sorteggio sfortunato: al primo turno un’avversaria pericolosa e in ascesa come Alisa Kleybanova. La Dokic disputa un primo set sconcertante, alternando straordinari colpi vincenti ad errori incomprensibili, nel secondo torna a lottare, ma resta in partita fino all’ultimo più grazie alle paure della russa che per meriti propri. Risultato finale 6-1 7-5. La Kleybanova disputerà un gran torneo, perdendo solo con la Henin, ma la totale discontinuità di gioco della Dokic lascia tutti delusi e esterrefatti. Jelena perde una valanga di punti, precipita in classifica, torna a giocare al torneo messicano di Monterrey, ma si fa battere al secondo turno dalla sconosciuta ucraina Antoniychuk, prima della batosta con la Dushevina a Indian Wells di cui parlavamo in apertura.
Ora la Dokic è uscita dalle prime 100 e dovrà tornare a baccagliare nei tornei minori per poter sperare di rientrare negli eventi più importanti.
Ma forse ne ha viste troppe la povera Jelena per potersi di nuovo rialzare, perchè la sua vita è stata difficile e faticosa.
Nata a Osijek, in Croazia il 12 aprile 1983 da padre serbo e madre croata, emigra con la famiglia in Australia nel 1994 per sfuggire alla guerra.
E’ una bimba prodigio e nel 1999 sconvolge il mondo. A Wimbledon parte dalle qualificazioni da numero 129: al primo turno batte Martina Hingis 6-2 6-0, diventando la giocatrice col ranking più basso della storia a battere una testa di serie in un Grande Slam. L’avventura della Dokic termina ai quarti di finale con l’americana Stevenson, ma è nata una stella. Il biennio 2001-2002 è quello che regala maggiori soddisfazioni a Jelena, anche se il padre Damir, che gli fa da allenatore, comincia a rivelarsi per quello che è facendosi cacciare da svariati tornei. Il 20 maggio 2001 vince gli Internazionali d’Italia battendo in finale Amelie Mauresmo, poi vince anche a Tokyo e a Mosca e finisce l’anno da numero 8. Nel 2002 vince i tornei di Sarasota e Birmingham e perde in finale al Parigi Gaz de France, Strasburgo e San Diego. L’anno successivo licenzia il padre, assumendo il croato Borna Bikic come allenatore, ma i risultati sono disastrosi. Gioca poco e malissimo e attraversa una crisi personale che la porterà a tornare in Serbia dalla sua famiglia e ad abbandonare il tennis per un lungo periodo.
Dopo 5 mesi torna in Australia e afferma di voler giocare solo sotto la bandiera di questo paese. Ma i risultati rimangono modesti e in tutto il 2007 non gioca neanche una partita. Nel 2008 inizia la lenta risalita dai tornei minori, una nuova relazione con Tin Bikic, che la segue ovunque e l’essersi liberata dall’opprimente ombra del padre libera la mente e il gioco di Jelena.
Arriva l’illusorio quarto di finale di Melbourne, poi le dichiarazioni contestate, quel “My father abused me” che ha fatto il giro del mondo e ha fatto nascere qualche orribile dubbio a più di qualcuno.
Ora, forse, una nuova ridiscesa agli inferi, perchè la Dokic quando gioca sembra assente, come quando prima di rispondere fissa il vuoto con i suoi bellissimi occhi azzurri, quasi fosse lontana anni luce da un campo da tennis.
Chissà se a quasi 27 anni si arrenderà ad un livello di gioco ormai troppo alto per lei, oppure tornerà a reagire e a combattere, come ha sempre fatto.
Noi, in ogni caso, tifiamo per lei.
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