E' il tatuaggio che accompagna Timea Bacsinszky: baby fenomeno, vittima di un padre-padrone, ex-tennista, barista e infine campionessa. Nel giorno del suo 28esimo compleanno, gioca il match più importante in carriera. A Parigi cerca una finale che è germogliata quattro anni fa, durante un anonimo match di qualificazione.

Prima di scendere in campo per i quarti di finale, Timea Bacsinszky ha vissuto una notte tribolata. E' andata a letto alle 23, ha aperto gli occhi alle 4 e non si è riaddormentata prima delle 5. Poi si è svegliata definitivamente prima che suonasse la sveglia. In mezzo c'è stato un incubo. Ma non era l'ansia per le bordate di Kristina Mladenovic o il tifo ostile dei francesi. Semplicemente, sognava di aver messo da parte tre asciugamani del Roland Garros per donarli ai suoi fratelli. Ma li aveva dimenticati nell'armadietto. “Mi sono svegliata sudando, è stato terribile per me”. E' uno dei tanti concetti espressi dalla svizzera nell'ultima conferenza stampa, un flusso di coscienza durato quasi mezz'ora. Tra inglese e francese, ha costretto a un super-lavoro i dattilografi di Asap Sports, che trascrivono tutto quello che viene detto ai giornalisti. Ma Timea è così: quando inizia a parlare non si ferma più. Definirla “simpatica” è riduttivo: è una ragazza deliziosa, con una storia vera alle spalle, simboleggiata da quel tatuaggio in italiano che ci ha suggerito il titolo. Conosce la nostra lingua in virtù di un ex fidanzato, di Catania. L'avventura di Timea è iniziata quando si sono resi conto che aveva talento cristallino, proprio quando la più forte tennista del mondo era Martina Hingis. E via i paragoni, per una ragazza che già mostrava una certa personalità. E poi un padre-padrone, magari non violento, ma troppo pesante. Timea ha trovato il coraggio di chiudere ogni rapporto, e nemmeno una lettera aperta scritta a un giornale svizzero è servita per intenerirla.

EX TENNISTA IN UN RESORT, MA POI…
​Quando aveva 14 anni, una troupe della TV svizzera andò a trovarla, mostrandoci la quotidianità di una baby promessa. Giocò il suo primo torneo WTA nel 2006, a Zurigo, mettendo in difficoltà Maria Sharapova. Era ancora minorenne e gli svizzeri erano convinti di aver trovato una futura numero 1, ma non avevano fatto i conti con la sua sensibilità, il suo carattere, quella continua ricerca di se stessa. Anni fa, uno psicologo le ha detto che – nei primi anni di carriera – giocava a tennis non per passione, ma solo per tenere unita la famiglia. Il fragile equilibrio si è interrotto quando si è fratturata un piede in un misterioso incidente extra-tennistico. Un anno di stop, dovuto ad fallimentari tentativi di rientro affrettato. E così, liberata dai vincoli del tennis, decise di lasciar perdere. “Bye bye racchette, cambio vita”. E' andata in un resort sulle Alpi, a Villars-sur-Ollon, dove ha iniziato a fare la barista. Nessuno la riconobbe, così penso bene di non raccontare il suo passato. Era una delle tante. “Ero una ex tennista, ma non ho annunciato il ritiro perché non mi sentivo ancora pronta”. Un bel giorno, tuttavia, il Roland Garros ha fatto il miracolo. Proprio quel Roland Garros dove oggi (ore 15, diretta su Eurosport 1) giocherà il match più importante della sua vita. Nel giorno del suo 28esimo compleanno, sfiderà la picchiatutto Jelena Ostapenko per raggiungere la sua prima finale Slam. L'aveva sfiorata due mesi fa, sempre a Parigi, ma fu beffata dalle astuzie di Serena Williams. Stavolta non c'è Serena, ma una ragazza che festeggia il compleanno il suo stesso giorno, ma con otto anni di meno. “Ci siamo abbracciate in palestra, Jelena è simpatica, l'anno scorso abbiamo giocato il doppio insieme a Wuhan”. Avversaria temibile, che non trema nei momenti importanti, allenata da una ex giocatrice (Anabel Medina Garrigues) che la Bacsinszky non ha mai battuto. Però c'è una chance, concreta, di arrivare in finale.

UN LIBRO DA SCOPRIRE
Una chance sbocciata un lunedì mattina di quattro anni fa, quando ricevette una mail dell'ufficio organizzativo del Roland Garros. Le avevano detto che era entrata nelle qualificazioni del Roland Garros. Leggere quelle poche righe le ha fatto scattare qualcosa dentro. Ha iniziato a saltare di gioia, davanti alla madre incredula. Già, perché si trovava a casa di mamma Suzanne, dove aveva depositato tutte le racchette di tennis. Vederle ogni giorno, a casa sua, le faceva troppo male. Così chiamò il capo, gli disse di far aprire il bar a qualcun altro, ed è salita in macchina. Dalle Alpi a Parigi, ascoltò in loop una canzone dei Massive Attacks, “Teardrop”. Una catarsi interiore che non fu bloccata da una sconfitta nelle qualificazioni. Quel giorno, Timea capì di amare il tennis. E capì che voleva ripartire da zero. Ha avuto la fortuna di trovare il coach giusto, quel Dimitri Zavialoff che aveva costruito la tecnica di Stan Wawrinka, a partire da un rovescio da studiare al microscopio. Non era sicura di poterlo pagare, ma alla fine l'ha convinto. Il resto è storia recente, un lieto fine che l'ha portata tra le top-10 e due volte in semifinale a Parigi. Ma stavolta il sogno è ancora aperto, così come il desiderio di chiudere il cerchio. Vincere uno Slam sarebbe un miracolo, o forse una favola. Per Zavialoff, gentile svizzero con sangue russo nelle vene, è stato difficile passare da Wawrinka alla Bacsinszky. Lei è umorale, asseconda le sue lune anche durante gli allenamenti. E allora, per capirla, si è affidato ad alcuni libri di psicologia. “In definitiva, ho dovuto migliorare il mio modo di allenare. Timea è un grande libro da scoprire”. Ha fatto un gran lavoro, ma il treno buono sembrava ormai passato: addio top-10, dignitosa permanenza tra le prime 20-25. E invece, ancora una volta, Parigi ha firmato il miracolo. Ha mentito, Timea, quando ha detto che a Parigi non ha mai perso al primo turno. Nel 2013, perse al primo match delle qualificazioni per mano di Sharon Fichman. Ma la semifinale di oggi, match più importante della sua vita, è germogliata proprio quel giorno. E forse c'è ancora una pagina da scrivere, nel grande libro della sua vita.