Casper Ruud, finalista delle Nitto ATP Finals, ha riflettuto sulla stagione appena conclusa e ha parlato del suo approccio allo sport e alla vita mediatica
Con la sconfitta subita per mano di Novak Djokovic nella finale delle Nitto ATP Finals, si chiude una stagione fantastica per Casper Ruud: terza posizione nella classifica mondiale, tre titoli ATP 250 e quattro prestigiosissime finali quali quelle disputate a Roland Garros, US Open, ATP Finals e Masters 1000 di Miami. Certo, la vittoria nelle grandi finali è mancata, ma non si possono negare gli enormi passi avanti compiuti dal norvegese rispetto alla passata stagione.
“È deludente, certo, perdere queste grandi finali – ha commentato Ruud in conferenza stampa -. Ma, nel complesso, a inizio anno avrei firmato per terminare l’anno al numero 3 e raggiungere tutte queste finali importanti. Tuttavia, sento che c’è ancora margine di miglioramento, e credo sia una positivo essere ancora felici, ma al contempo sapere che si può ancora migliorare . Ho giocato un grande tennis quest’anno, ma sento di non aver ancora raggiunto il picco o giocato il miglior tennis della mia vita”.
Ma, prima di diventare troppo negativi, dobbiamo riconoscere gli enormi miglioramenti che Ruud ha fatto nell’ultimo anno. Il suo rovescio è passato da debolezza ad essere un colpo solido. Il suo gioco sui campi in cemento, anche i più veloci come quello torinese, è migliorato in maniera impressionante. Il numero 3 del mondo chiude il suo 2022 con un record di 25-13 sui campi in cemento, avendo raggiunto le finali al Masters 1000 di Miami, US Open e ATP Finals. E questi risultati ottenuti in serie non possono mica essere frutto del caso. Si tratta, anzi, di un traguardo enorme, soprattutto se si considera che, due anni fa, Ruud era considerato un ragazzo in grado di giocare bene solo sulla terra battuta.
“Probabilmente avrò più occhi puntati su di me dal prossimo anno in poi – ha proseguito il norvegese -. È qualcosa che proverò ad affrontare, vedremo come andrà. Non gioco a tennis perché voglio che i media scrivano bene di me o per compiacere nessuno. Gioco perché amo competere. Mi piace provare a vincere. Qualunque cosa si possa scrivere su di me o meno, non sarà nella mia testa. Mi concentrerò sulle partite che giocherò, stop”.