In margine al dibattito aperto dell’articolo di Leo Bassi, un contributo di Fabio della Vida: come avviene in politica, principi e valori cedono in fretta il campo al potere del denaro e dei mercati. L’esempio dell’Afghanistan e della Russia
Sono un po’ arrabbiato col mio amico Leo Bassi, che ha scritto un bellissimo articolo sul ritorno della Wta in Cina, perché lo avrei scritto io e lui mi ha anticipato. Sono totalmente d’accordo con Leo: ormai il vero dio è il denaro. Ma a difesa della Wta devo dire che c’è un precedente molto recente: l’abbandono dell’Afganistan da parte degli Usa e dei loro alleati, noi italiani inclusi. Se andiamo a New York possiamo leggere ancora le scritte «non vi dimenticheremo mai», dedicate ai morti dell’11 settembre; mai dovrebbe volere dire mai, invece vuol dire 20 anni ….E tutte le voci che si alzavano per denunciare la condizione delle donne afgane, lo «scandalo» del burka, che fine hanno fatto? Non si sente più una voce: argomento tabù. E tutti i soldati americani e alleati che sono morti lì? Dimenticati. Traditi, direi. Che volete che sia il caso Peng?
La nostra ipocrisia è pari alla nostra venerazione del dio denaro; se si fa qualcosa, bisognerebbe portarla fino in fondo; sennò meglio non fare niente. La Cina è governata in un modo, l’Afghanistan in un altro, noi in un altro ancora, e andiamo avanti senza storie. Capisco che è facile parlarne da fuori, senza sapere niente, e che forse si è fatto il male minore. Però che pena.
Ricordo un film «Wag the dog», il titolo italiano è «Sesso e potere», di Barry Levinson, con un grande De Niro, dove per far tacere la stampa su uno scandalo sessuale del presidente degli Stati Uniti si organizza una guerra in Albania. Pensavo fosse fantascienza, oggi meno, e mi viene da pensare male, cioè che una guerra in Europa sia più redditizia di una in Afganistan: in fondo c’è ne sono altre 56 nel mondo e non si legge neanche una riga su di loro. Quindi perché scandalizzarsi che la Wta torna in Cina o perché il veto ai giocatori russi a Wimbledon dura un anno? Domani non ne parlerà più nessuno Sono quisquilie, bazzecole pinzillacchere, come diceva il grande Totò.