La notizia non sorprende. Come qualche settimana fa, il Corriere della Sera l'ha diffusa prima di tutti, anticipando anche l'ANSA: NADO Italia, l'agenzia nazionale antidoping, ha presentato – o comunque presenterà – ricorso contro la sentenza del Tribunale ITF che ha condannato Sara Errani a una squalifica di due mesi (dal 3 agosto al 2 ottobre). A essere pignoli, anche se non è stato scritto nemmeno nei documenti ufficiali, nei fatti la squalifica è di 5 mesi e 22 giorni, poiché Sarita si è vista cancellare i punti WTA conquistati dal 16 febbraio (giorno del controllo in cui è stato rilevato il letrozolo) al 7 giugno (quando l'hanno sottoposta a un nuovo test, risultato negativo). È corretto dirlo: in molte delle precedenti squalifiche, la pena era comprensiva del periodo immediatamente successivo allo svolgimento del test, anche se l'atleta aveva continuato a giocare. Prendiamo alcuni dei casi più recent: il più noto riguarda Marin Cilic. La sua squalifica (nove mesi, poi ridotti a quattro dal TAS) partiva dal giorno del controllo (1 maggio 2013), anche se aveva giocato cinque tornei dopo il test positivo. I Tribunali furono chiari: la squalifica partiva dal giorno del test (e, ovviamente, i risultati seguenti sono stati cancellati). Stessa storia anche per Barbora Strycova (che giocò un solo torneo dopo il test, ma solo perché era a fine stagione) e altri, per non citare il famoso caso di Mariano Puerta: positivo a giugno, giocò fino a novembre ma gli otto anni di squalifica (poi ridotti a due) partirono da giugno. Nel caso della Errani, invece, gli oltre tre mesi e mezzo non sono stati, come dire, “pubblicizzati” mentre – di fatto – sono parte integrante della squalifica (punto 42 della stessa).
SARA A LOSANNA IN 3-6 MESI?
La notizia, tuttavia, è un'altra: NADO Italia, non soddisfatta dell'entità della sanzione, riproporrà il caso (forse con il supporto della WADA) al TAS di Losanna, con l'evidente obiettivo di ottenere una squalifica più pesante. Il Corsera informa che l'udienza sarà fissata in un periodo compreso tra i 3 e i 6 mesi: è dunque probabile che Sara dovrà andare a Losanna nel primo trimestre del 2018. Leggendo tra le righe dell'articolo, firmato da Marco Bonarrigo e Gaia Piccardi, si evincono alcune risposte indirette da quanto detto dalla Errani nella conferenza stampa dello scorso 9 agosto. Si era arrabbiata genericamente con “i giornalisti”, colpevoli di aver scritto cose inesatte e di aver diffuso la falsa notizia che fosse risultata positiva all'anastrozolo, “sostanza completamente differente rispetto al letrozolo”. Visto che fu proprio il Corriere a menzionare l'anastrozolo, non sorprende un passaggio in cui si dice che l'anastrozolo è sostanza “che la Wada considera del tutto omologa al letrozolo della Errani e per questo motivo inserita nella stessa categoria (S4.1) degli inibitori dell'aromatasi”. Noi ci atteniamo ai fatti: è vero (come dice la Errani) che si era parlato di anastrozolo, mentre nel suo corpo era entrato il letrozolo, sostanza quasi mai rilevata nei controlli antidoping, mentre sono ben più numerosi i casi di anastrozolo. Ma è altrettanto vero (come dice il Corriere) che le due sostanze sono inserite nella stessa famiglia di prodotti, e come è facilmente verificabile nel programma antidoping ITF, mutuato da quello WADA (li trovate entrambi a pagina 88). Quanto siano effettivamente diversi, non lo possiamo sapere.
LA PESISTA COREANA
Di certo l'anastrozolo ha una quindicina di casi, mentre il letrozolo (sostanza proibita per gli uomini dal 2001, per le donne dal 2005) non avrebbe precedenti. In effetti, nella sentenza ITF (punto 21) si sottolinea le difficoltà di Christiane Ayotte (esperta del settore, testimone per conto ITF) quando uno degli avvocati della Errani (Howard Jacobs) le ha chiesto di elencare i possibili effetti dopanti del letrozolo e illustrarne la casistica: scena muta o quasi, evidente imbarazzo. Il Corriere, tuttavia, ha ricordato il caso di Ryo Un Hui, pesista coreana sospesa per addirittura quattro anni. NADO, probabilmente, non ha accettato una sanzione così leggera (al netto dei tecnicismi citati qualche riga fa) quando una positività al letrozolo ha generato una squalifica di quattro anni, mentre per una sostanza simile (o no?) non si è mai andati sotto i 2 anni. Come detto, la notizia non sorprende ma di sicuro avrà una qualche influenza sulla Errani, almeno sul piano della serenità, anche se il 9 agosto si era dichiarata “prontissima” a eventuali ulteriori gradi di giudizio, anzi, forte del test del capello effettuato a fine aprile che aveva sostanzialmente escluso l'assunzione di letrozolo (anche se il cronista del Corriere ricorda che è stato effettuato al di fuori dei protocolli antidoping, e quindi potrebbe non avere valore giuridico-scientifico). Resta una vicenda di difficile lettura e che non darà mai una risposta precisa, al di là delle verità processuali (le uniche a cui dobbiamo attenerci). Motivo? Nemmeno la Errani sa come sia effettivamente entrato il letrozolo nel suo organismo. Per questo, con le due parti che spingeranno in direzioni diametralmente opposte, l'eventuale sentenza del CAS (così come quella dell'ITF) avrà una piccola, ovvia, necessaria componente di soggettività.