Gasquet compie magie per un set, poi si scioglie contro la solidità dello scozzese. A quasi 26 anni, Murray ha scoperto l’attenzione al dettaglio. Gli servirà anche per evitare gli infortuni.
Andy Murray ha sviluppato un'attenzione maniacale alla prevenzione degli infortuni
Di Riccardo Bisti – 30 marzo 2013
Jamie Baker è un modesto giocatore britannico, attualmente n. 209 ATP. Conosce molto bene Andy Murray, sono andati a scuola insieme. Ammirato dalle doti fisiche dell'amico, lo ha definito un “carro armato”. La pensa così anche Richard Gasquet, letteralmente schiantato alla distanza in semifinale a Miami. Lo spadaccino di Beziers ha giocato sovraritmo per un’ora, portando a casa il primo set. Poi è scoppiato, svuotato dall’umidità che aveva bagnato il suo corpo sin dai primi game. Buona parte degli appassionati sperava nella finale tra Haas e Gasquet. Avremmo visto una gara d'altri tempi, a chi gioca meglio a tennis. Ma il tennis del 2013 è diverso da quello del 1983. Trent’anni fa, probabilmente, in finale ci sarebbero andati loro. Invece si giocheranno il titolo Murray e David Ferrer. Mentre Gasquet si è progressivamente spento, Murray non ha mostrato segni di cedimento. Il 6-7 6-1 6-2 finale è stato la logica conseguenza. Gasquet era ottimista: lo aveva battuto tre volte e si era lasciato andare a frasi piene di entusiasmo. “Murray è forte ma io lo conosco bene. Non ho niente da perdere e so di poterlo battere”. Con il braccio ci siamo, con le gambe un po’ meno. Dopo un inizio spettacolare, si è fatto riprendere e ha avuto un pizzico di fortuna a tornare in partita. Lo scozzese ha servito per il set sul 5-4, ma ha commesso un grave doppio fallo sulla palla break. Gasquet ha legittimato il colpo di fortuna giocando un tie-break favoloso. Da raccontare i punti che lo hanno issato da 4-3 a 6-3 nel primo set. Sul primo, ha provato un coraggioso serve and volley e ha inventato una demi volèe da infarto, degna (credeteci) di Rod Laver. L’ha messa all’incrocio delle righe. La metteranno su Youtube a tempo di record. Nel punto successivo si è nuovamente tuffato a rete, contenendo i passanti di Murray prima di infilzarlo con una volèe di dritto che ha ricordato quella di Pat Cash, forse il miglior esponente di questo colpo.
Il pubblico era in delirio, ma Gasquet non ne aveva più. Ha perso contatto in avvio di secondo e non si è più riavvicinato. Si è anche fatto curare una vescica al piede destro, ma non è bastato. Subito sotto di un break, ha conquistato l’1-1 grazie a un game-suicida di Murray (drittaccio e due doppi falli). Ma l’illusione è durata poco. Per Murray è la seconda finale consecutiva a Miami: l’anno scorso perse da Djokovic, stavolta parte favorito contro Ferrer: i precedenti dicono 6-5 per lui, ma sul cemento all’aperto siamo 4-0. Può esserci partita, ma a parità di gambe e muscoli, Andy ha qualcosa di più nel braccio. E poi adora Miami: ogni anno trascorre tre mesi e mezzo da queste parti, nel superattico con vista sul porto, a due passi da Crandon Park e dalla palestra Sports Club / LA. “Amo questo posto perchè qui è tutto vicino: non ci sono problemi di traffico, cibo e condizioni meteo. Inoltre ho più tempo per dedicarmi ai miei hobby, mentre in Gran Bretagna è più difficile”. In questi giorni, lo scozzese ha preferito la tranquillità della spiaggia di Key Biscayne rispetto alla movida di Ocean Drive. Se volete qualche dritta sulla vita notturna di Miami, Andy non è la persona a cui rivolgersi. Meglio Gasquet, che qualche anno fa si è giocato un pezzetto di carriera per il bacio galeotto alla misteriosa Pamela. Al contrario, Murray passa sempre più tempo con la sua Kim Sears. Dopo aver rischiato di perderla per qualche partita di troppo alla Playstation, adesso se la tiene stretta. Al massimo, l’ha portata a vedere un incontro dei Miami Heat.
Murray ha impiegato anni per costruirsi un fisico da carrarmato. Adesso ha paura di perderlo. Quest’anno compirà 26 anni, piena maturità per un tennista. “Mi sento come se stessi per entrare in un’età in cui bisogna stare attenti a tutto, altrimenti si rischia un infortunio”. Fino ad oggi gli è andata bene: a parte un problema al polso nel 2007, non ha avuto grossi guai. Ok, ogni tanto gli fa male la schiena (all'ultimo Roland Garros ha un po’ esagerato con le lagne, tanto da prendersi i rimbrotti di Virginia Wade), ma non cambierebbe il suo fisico con nessun altro. Il nuovo Murray ha paura degli infortuni. Sembra quasi ossessionato. “Al giorno d’oggi bisogna essere prudenti. I viaggi e la durezza delle partite ci mettono a dura prova. Il sistema immunitario viene spremuto fino in fondo, si perde parecchio peso. Negli ultimi anni parecchi tennisti hanno preso la mononucleosi. Bisogna stare attenti”. Ad alti livelli c’è il rischio di andare in over-training. I margini sono sempre più piccoli, e molti tennisti vedono l’allenamento come l’unico modo per migliorare. Quante volte abbiamo sentito dire ai tennisti: “Sto lavorando duramente”? Tantissime. Tuttavia, anche seguendo i consigli di Lendl, Murray si sta dedicando anche all’aspetto mentale. E comunque sta attento al dettaglio. “Spesso i giornalisti mi chiedono come mai impiego un’ora e mezzo per arrivare in conferenza stampa. Il fatto è che prima devo fare i massaggi, immergermi in una vasca gelata, fare stretching e mangiare. Se non lo fai, stai certo che il tuo avversario lo ha già fatto. E allora hai uno svantaggio". Anche per questo ha iniziato a mangiare la banana in pieno stile Chang, anche se qualche anno fa aveva definito “patetica” la frutta. Chissà perchè. Con questo carico di consapevolezze, Murray andrà all’assalto del secondo titolo a Miami. Sarebbe il 26esimo in carriera e il nono in un Masters 1000. Ci tiene il giusto. Poi si riposerà qualche giorno, salterà Gran Bretagna-Russia di Davis e poi darà l’assalto alla terra battuta. Mai come quest’anno sente di poter fare grandi cose. “So di avere una chance per vincere al Roland Garros”. Ok. Ma adesso c’è da fare braccio di…"Ferru".
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