I precedenti la vedevano in vantaggio 6-5, ma alla vigilia di questa partita, Agnieskza Radwanska sapeva di non aver mai affrontato la Angelique Kerber 2.0 vista nel 2016. Non solo ha vinto Australian Open e Us Open, ma ha centrato la finale in cinque dei sei grandi tornei stagionali, tenendo conto di Wimbledon, del torneo Olimpico e – adesso – delle WTA Finals. Sorprende la facilità con cui la tedesca ha sbrigato la pratica contro l’amica e quasi connazionale Agnieszka, un 6-2 6-1 senza pathos, come a voler abbassare la temperatura agonistica dopo la frizzante semifinale tra Dominika Cibulkova e Svetlana Kuznetsova. Tutto facile per la tedesca, seguita a bordo campo da mamma Beata, presenza discreta e quasi mai al seguito della figlia. Ciò che sorprende, di questa seconda semifinale, è che i numeri non rendono l’idea della differenza. La Kerber ha chiuso con 17 colpi vincenti e 23 errori, mentre la Radwanska ha fatto registrare un onesto 18-28. Non penseresti mai a un 6-2 6-1, ma non si è mai avuta la sensazione che “Aga” potesse vincere. E’ stata la prima a cedere mentalmente, provando a snaturare il suo tennis giocando con più aggressività. Come se sapesse che il braccio di ferro da fondocampo l’avrebbe punita. Beh, tenendo presente che le gambe della Kerber sono il doppio delle sue…forse non aveva tutti i torti. Tuttavia, è ben presto uscita dalla comfort-zone, peraltro commettendo alcuni errori nel gioco di volo, sorprendenti in virtù della sua mano delicata. Dopo uno scambio di break in avvio, la Kerber ha preso il largo con due ulteriori strappi al terzo e al settimo game. Ogni volta che la Radwanska attaccava, raramente portava a casa il punto. O sbagliava la volèe, oppure veniva infilata. Si ricorda persino un passante in corsa in slice, tipico “slap-shot” da squash. E’ stata una specie di sentenza. Come a dire che il 2016 è l’anno di Angelique Kerber.
Stessa storia nel secondo set, ancora più netta. Scambio di break in avvio, poi nel terzo game la Radwanska commetteva un pasticcio dopo l’altro e sciupava ben tre palle per il 2-1. A quel punto usciva dal match, più mentalmente che tecnicamente. E così “Angie” tirava dritta, come un carro armato, forte di una tattica semplice ma ordinata: palleggiare senza sosta, esaltarsi in difesa e attaccare solo se costretta. Con il suo talento, la Radwanska avrebbe potuto metterla in difficoltà chiamandola a rete, costringendola a correre in avanti. Lo ha fatto raramente, chissà perché. Intervistata da Andrew Krasny dopo il successo, la Kerber ha detto che il progresso più importante del 2016 è arrivato sul piano mentale. “Ho provato a restare sempre calma e concentrata”. Ce l’ha fatta per 63 volte su 80 partite, risultando di gran lunga la migliore giocatrice dell’anno. A 28 anni, un risultato clamoroso e inatteso. Le resta da vincere il Masters, anche se Dominika Cibulkova sarà avversaria tutt’altro che malleabile. Le due si sono già affrontate nel girone e si è imposta la Kerber in una bella partita, forse la migliore vista fino a oggi. 7-6 2-6 6-3 in oltre due ore, con la slovacca avanti di un break nel terzo set prima di subire il rientro di “Angie”. Sette giorni fa scrivevamo che Kerber-Cibulkova non è un match da far prendere d’assalto i botteghini, ma – a conti fatti – è quanto di meglio potesse offrire questo Masters. Non sono le più belle, non sono le più spettacolari e nemmeno le più brillanti. Ma non c’è dubbio che siano le più in forma. E tanto basta per legittimare una finale inedita.
Angelique Kerber (GER) b. Agnieszka Radwanska (POL) 6-2 6-1