Il curioso 2017 di Caroline Wozniacki: è la prima giocatrice a raggiungere le 50 vittorie stagionali, eppure non è ancora riuscita a conquistare un titolo. Fra febbraio e agosto ha perso sei finali su sei: le avesse vinte tutte, oggi sarebbe di nuovo numero uno del mondo. Ma non ne fa un dramma: l’importante è che la crisi del 2016 sia solo un ricordo.Di Caroline Wozniacki non si parla mai abbastanza. Quando tra i 20 e 21 anni la danese era in vetta alla classifica WTA, la sua posizione venne discussa a lungo perché non aveva mai vinto un torneo del Grande Slam (e non l’avrebbe fatto neanche successivamente), mentre nel 2017 di attenzione ne ha avuta ben poca, malgrado – udite udite – sia la giocatrice ad aver vinto più incontri di tutte. Durante il Premier di Tokyo “Caro” ha superato la soglia dei 50 successi nell’arco della stagione, salendo a 51 dopo aver battuto Dominika Cibulkova ai quarti di finale. Una cifra importantissima, sinonimo del fatto che nel corso dell’anno è stata la più costante fra le giocatrici di vertice. Il problema? Pur avendo vinto più match di tutte non ha portato a casa neanche un torneo, perdendo sei finali su sei. Le è sempre mancata la zampata, quel piccolo passettino in più che spesso può risultare determinante, e già aveva fatto la differenza (in negativo) nei primi anni della sua carriera ad altissimi livelli, quando comandò la classifica per 67 settimane in tutto. Un risultato spesso dimenticato ma che la colloca addirittura alla nona posizione all-time, con oltre il triplo di settimane in vetta rispetto a dei mostri sacri come Venus Williams, Sharapova e Clijsters. Proprio in termini di numero uno, c’è un dato significativo: se la 27enne di Odense avesse vinto tutte le finali disputate nel 2017, oggi il suo bottino nella classifica WTA sarebbe maggiorato di 1.410 punti, 20 in più di quelli che la separano dalla leader Garbine Muguruza. Si tratta di un’estremizzazione, visto che come era lecito attendersi che ne vincesse qualcuna è esagerato pensare che le potesse a casa tutte, ma serve a rendere l’idea della caratura della sua stagione, di qualità maggiore rispetto a quanto dica il numero 6 del ranking WTA, peraltro pronto a sfuggirle se non dovesse bissare il titolo del 2016 al Toray Pan Pacific Open.
DALL’IPOTESI RITIRO ALLA RINASCITA
Quello di Tokyo è da sempre uno dei tornei preferiti della danese, che l’ha vinto per due volte (una quando si trattava ancora di un Premier Five, mentre poi è stato declassato) e vi ha giocato le semifinali per altre tre. La quarta la disputerà sabato proprio contro Garbine Muguruza, in un duello simbolico fra colei che guida la classifica WTA, ma spesso ha peccato di continuità, e colei che invece ha portato a casa più match di tutte, ergendo il classico wall-zniacki fatto di difesa, grinta e caparbietà. Quest’anno la danese ha latitato solo negli Slam (appena un quarto, a Parigi), ma ha comunque confermato di essere tornata grande a tutti gli effetti, dopo la crisi di risultati e certezze del 2016. Prima dello Us Open dello scorso anno aveva un bilancio di 13 vittorie e 14 sconfitte, viziato da qualche noia alla caviglia, ed era addirittura scivolata fuori dalle prime 70 giocatrici del mondo. Una situazione talmente complessa che il padre-coach Piotr si era addirittura lasciato scappare l’ipotesi di un ritiro entro la fine dell’anno, ma proprio da New York in poi è cambiato tutto. Caroline è arrivata in semifinale, ha ritrovato le sensazioni perdute e ha finito per chiudere l’anno vincendo 21 delle ultime 24 partite. E ha continuato nel 2017: in tutta la stagione ha perso solamente tre volte fra primo e secondo turno, andando in fondo spesso e volentieri. Le è mancato solo il titolo, diventato presto una maledizione, visto che nelle sei finali non è riuscita a vincere nemmeno un set. Lei dice di non pensarci, e preferisce ripetere che per essere davvero realizzata le manca solamente un titolo Slam, quindi il resto conta molto meno. Tuttavia, ha vinto almeno un torneo a stagione negli ultimi 9 anni, praticamente da quando si affacciata con continuità nel circuito maggiore, per un totale di 25 successi in 48 finali. Non riuscirci proprio quest’anno sarebbe un vero controsenso.