Novak Djokovic era già favorito di suo per la conquista del primo French Open, ma i forfait di Federer prima e Nadal poi gli hanno ulteriormente spianato la strada. Ora solo lui può perdere questo Roland Garros, e vien difficile immaginare Adriano Panatta premiare qualcun altro.

Il titolo sa un tantino di provocazione, ma è innegabile che se Novak Djokovic era già di suo il favorito per la conquista del Roland Garros 2016, lo è ancora di più dopo che due dei diretti concorrenti si sono fatti fuori da soli, con la schiena di Federer e il polso di Nadal a sorridere in direzione del serbo. Visto che, da quando il tennis in Italia sta riscuotendo sempre più popolarità, tanti giudizi degli appassionati vengono anche intaccati dalla (magra) cultura pallonara che ha prestato alla racchetta parole come complotti e favoritismi, va subito fatta una premessa: se anche Djokovic vincesse a Parigi, di regalato non ci sarebbe nulla. Chi manca ha sempre torto e gli infortuni fanno parte del gioco. Se gli altri si sono fermati è un problema loro, non colpa di Djokovic. Stesso discorso per i tabelloni: è vero che – già a motori spenti – il numero uno del mondo si è beccato tre match da metterci la firma col sangue, potendo prendersi il lusso di iniziare il torneo a marce basse. Ma le partite vanno giocate comunque (chiedere a Murray, e le sue 7 ore e passa per battere due giocatori fuori dai primi 100) e poi gli Slam si vincono nella seconda settimana, mica nella prima. Ergo, i discorsi da tifosi sui tabelloni sono parole al vento, specialmente se si parla di Djokovic. Vittoria o sconfitta dipendono da lui: se sta bene pialla tutti, se sta meno bene può perdere da Jiri Vesely. Il nome dell’avversario lascia il tempo che trova. E se, da una decina d’anni a contendersi i titoli degli Slam (salvo qualche caso, perché di casi si tratta) ci arrivano sempre gli stessi, non è certo grazie ai tabelloni “apparecchiati”.

IL CERCHIO È PRONTO A CHIUDERSI
Detto questo, è innegabile che Djokovic abbia avuto fortuna, perché un conto è giocare una semifinale a Parigi con Nadal, che gli ha messo paura al Foro Italico e si sta ancora mangiando le mani per tutte le occasioni sciupate nel secondo set, un altro è farlo con chiunque ci arriverà fra Granollers (di nuovo fortunatissimo), Zverev, Thiem, Goffin, Almagro, Gulbis o Tsonga. Vien da puntare sull’ultimo, a maggior ragione visto che si tratta di uno Slam e si gioca pure a Parigi. Per carità: Djokovic era il favorito anche con gli altri in campo, pure con Federer al 100% e Nadal quasi, ma sapere già una settimana prima che non avrà a che fare né con il primo né con il secondo è oro colato. E visto che Murray e Wawrinka sono nella parte bassa del tabellone, mal che vada per conquistare il suo primo Roland Garros dovrà affrontare appena uno degli altri top-five. Una chance di quelle che capitano una volta nella vita, e si traduce in un gran bel punto di partenza dal punto di vista morale, a maggior ragione per un Djokovic che sembra leggermente meno devastante dello scorso anno. Anche se non lo ammetterà mai, e ci mancherebbe, un pensiero a come finirà gli è scappato per forza, e nella sua mente Adriano Panatta la Coppa Dei Moschettieri la consegnava a lui, mica a qualcun altro. Vien difficile pensare a un epilogo diverso: Wawrinka ha già fatto il fenomeno una volta, Murray l’ha battuto a Roma e tante altre volte, ma resta inferiore. Per non parlare di tutti gli altri. Quindi, anche se per le celebrazioni è meglio aspettare (2015 docet), forse è giunta davvero l’ora di vederlo piantare la bandiera anche sul Philippe Chatrier, per completare un cerchio che hanno chiuso prima Federer e poi Nadal. Il tennis non è matematica, ma se ce l’hanno fatta loro lo merita anche lui. Alzi la mano chi ha un solo motivo per dissentire.