di Daniele Rossi – foto Getty Images
Come sempre a fine stagione, fioccano i ritiri. E così, dopo quello improvviso e inaspettato di Elena Dementieva, arriva anche quello, già nell’aria da tempo, di Carlos Moya.
Lo spagnolo era praticamente inattivo da due anni, nelle ultime due stagioni ha infatti giocato solo una manciata di partite con risultati molto scadenti.
Nel 2010 ha disputato 7 match, vincendone solo due, di cui uno col nostro Filippo Volandri a Buenos Aires. La sua ultima apparizione ufficiale è stata al Master di Madrid a maggio: un’umiliante sconfitta contro Benjamin Becker per 6-0 6-2, un risultato che ha fatto inequivocabilmente capire a Carlos che era ora di dire basta.
Il problema di Moya, oltre che un inevitabile e comprensibile calo psicofisico dovuto all’età, è stato un infortunio al piede destro che non ne vuole sapere di guarire.
Non voleva certo lasciare così, con una conferenza stampa e lontano da tifosi e riflettori: “Volevo giocare un ultimo grande torneo e dire addio, ma quando sono andato a Madrid non ero al cento per cento. Ho realizzato con quel match che il momento era arrivato, ma non era certo come avevo sognato finisse la mia carriera. Sono ancora giovane per la vita, per lo sport sono già andato avanti abbastanza”.
La carriera di Carlos Moya è stata eccezionale.
Nasce a Palma di Maiorca il 27 agosto del 1976, a 6 anni inizia a giocare a tennis, a 19 è già professionista. Inizialmente è il classico “cavallo” da terra rossa, ma col tempo e grazie alla volontà ed il lavoro, riuscirà ad esprimersi alla grande anche sul veloce, mandando anche un messaggio ai suoi compatrioti, ancora irrimediabilmente legati al mattone tritato.
Nel suo primo anno da professionista, 1995, conquista il suo primo importante titolo, a Buenos Aires, battendo in finale il connazionale Felix Mantilla.
Nel 1997 vince anche il suo primo torneo sul cemento a Long Island e soprattutto raggiunge, nella sorpresa generale, la finale agli Australian Open.
Perde nettamente da Pete Sampras, ma grazie a questo risultato, Carlos acquista fiducia e consapevolezza nei propri mezzi e su tutte le superfici.
Ma il suo anno magico è ovviamente il 1998. Ad aprile vince a Monte-Carlo, il mese dopo trionfa al Roland Garros, battendo in finale il suo amico Alex Corretja, con cui perderà la finale al Masters di fine anno a Francoforte. In mezzo il maiorchino ci mette anche una semifinale agli Us Open, dove viene battuto in quattro set da Mark Philippoussis.
I casi strani della vita: nel 1999 non vince nessun torneo, ma il 15 marzo diventa numero uno del mondo, diventando il primo spagnolo a raggiungere la vetta dal 1973. Il suo primato durerà appena due settimane, ma rimarrà nella storia.
Negli anni successivi Moya non riesce a mantenere il suo livello di gioco con costanza, anche a causa di qualche infortunio, ma sarà in grado di rimanere fra i primi e di togliersi importanti soddisfazioni, come la vittoria al Master di Cincinnati nel 2002 (battuto in finale Hewitt) o la vittoria degli Internazionali d’Italia nel 2004, battendo David Nalbandian nell’atto conclusivo.
Nello stesso anno arriva anche la vittoria in Coppa Davis contro gli Stati Uniti, dove Carlos contribuirà alla vittoria in maniera determinante, vincendo entrambi i singolari contro Mardy Fish e Andy Roddick.
Fu l’ultimo sussulto di una gloriosa carriera, che stava però lentamente e inesorabilmente declinando. A Umago nel 2007, arriva l’ultima vittoria in un torneo e nel 2008 a Bucarest l’ultima finale.
Poi l’infortunio, la forma fisica che scade e tante delusioni.
Ora Carlos, che come molti sanno ha anche avuto un’importante relazione con Flavia Pennetta, si è sposato con l’attrice Carolina Cerezuela (diventata mamma ad agosto della piccola Carla) e non ha certo di intenzione di starsene con le mani in mano: “Mi occuperò della mia palestra a Maiorca e dei miei affari. Certamente dedicherò anche più tempo a mia moglie e mia figlia, ma il tennis mi mancherà tantissimo”.
Il suo ritiro non ha lasciato indifferenti i suoi connazionali, per cui è stato un faro e un esempio per tanti anni: “Carlos è stato un pioniere e merita tutta la nostra riconoscenza – ha dichiarato Rafael Nadal – Ha vinto uno Slam, la Coppa Davis e ha dato un grande contributo allo sport spagnolo”. Gli fa eco lo zio Toni, che aggiunge: “Moya ha giocato molto bene sulle superfici veloci quando per gli spagnoli sembrava impossibile. Ha cambiato il suo approccio e la sua mentalità, dimostrando di poter essere competitivo su ogni superficie”.
E intanto un altro grande se ne va, ciao Carlos.
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