Nella finale di ieri al Roland Garros in cui Carlos Alcaraz ha conquistato il suo terzo titolo Slam, il primo a Parigi, ha messo in atto soluzioni “difficili da concepire per un comune mortale”
foto Ray Giubilo
Nel profilo statistico di un giocatore, il dato meritevole di maggiore attenzione attiene al bilancio aggiornato di vittorie e sconfitte. Associati senza troppe pretese, i due numeri ne producono un terzo che altro non è se non la percentuale ultima del presunto rendimento.
Una risultante ingannevole se frutto di un’attività agonistica più bassa o più alta rispetto al valore standard del giocatore in questione. Al punto che sarebbe cosa buona e giusta accostare il neutro indicatore alla qualità dei tornei giocati.
Tutta questa filippica per dire che nel match clou di questo Roland Garros, è sceso in campo il 78,5% di vittorie maturato da Carlito Alcaraz nel suo precoce status di grande campione, contro il 70% delle stesse acquisito da Sacha Zverev in 8 anni di cimenti ai massimi livelli.
La finale parigina, dunque, ha offerto l’occasione per dare un volto tecnico-tattico ai valori difformi dei due finalisti. E sancire, alla luce dei fatti, che il profittevole andazzo del fresco vincitore in Bois de Boulogne, trae ragione da quei fondamentali che ieri hanno prodotto soluzioni difficili da concepire per un comune mortale. Così come arma da guerra è stato un servizio esterno che avrebbe buttato fuori campo anche un blindato di pesante fattura.
Per non dire di un drop shot tanto insidioso da destabilizzare un avversario con la testa a due metri dal suolo. Ma il vero valore è affiorato in un cuor di leone tutto spagnolo poco incline a tirarsi indietro per lasciare iniziativa in mani altrui.
Quanto a Zverev, la sua percentuale ha mostrato anch’essa un tennis in fase crescente ma con un pizzico di coraggio in meno rispetto al rivale.
Avrebbe potuto ovviare guadagnando spazio in avanti e impattando ad altezza spalle. Sarà per la prossima. Un match stupendo, tuttavia, risolto di misura e che pone i due sullo stesso piano, in barba a quanto vada raccontando una solerte percentuale priva di giudizio critico.