Le parole della tunisina in vista dell’esordio a Doha, torneo che sente particolarmente

Foto Ray Giubilo

DOHA – Ons, una donna in missione. Soprattutto se gioca in Qatar, dove vivono e lavorano tanti tunisini. «Quando vengo qui mi sento di tornare a casa. Sono molto felice, questo torneo mi ha sostenuto fin da quando ero giovane e mi ha dato le wild card quando ne avevo bisogno. Agli organizzatori non interessava la mia classifica e li ringrazierò sempre per il modo con il quale hanno accompagnato il mio viaggio di giocatrice professionista. Per me è molto importante giocare bene qui, vincere e ispirare le giovani generazioni del mio paese e dei paesi arabi. Sì, scambierei questo torneo con qualsiasi altro mio titolo. L’anno scorso è andata male, spero di poter fare grandi cose quest’anno e di meritarmi l’affetto dei tifosi».
Ecco, nel difficile 2024 di Jabeur, afflitta da tanti malanni, con uno stop forzato da agosto a gennaio, ha un posto importante la dolorosa sconfitta contro Tsurenko al primo turno di Doha, dove comunque la geniale campionessa di Ksar Hellal – che domani affronterà la statunitense Kessler – non ha mai passato i quarti di finale. «Ora mi sento decisamente meglio, più fresca e con tanta voglia di giocare. Nel 2024 ho avuto un paio di infortuni che non mi hanno aiutato a fare bene, soprattutto non mi divertivo più a giocare, c’era molta pressione e tanto dolore. Sentivo di non essere me stessa ed ho preferito fermarmi, avevo bisogno di una pausa. Questo passo indietro mi ha permesso di ritrovare quella gioia e quel piacere in campo che per me sono fondamentali. Quest’anno ho già giocato qualche bella partita (ha raggiunto i quarti a Brisbane e Abu Dhabi, nda), sono piuttosto soddisfatta del mio livello, ma so che potrebbe essere migliore».
Dopo due anni chiusi tra le prime dieci – e il secondo posto a fine 2022 – Jabeur si trova ora al 33º posto della classifica, ma questo per lei conta molto poco. «Quello che sta accadendo nel mondo mi ha colpita più di quanto mi aspettassi – aveva detto qualche giorno fa al “Guardian” – è orribile vedere come è ridotta la popolazione di Gaza. Sto cercando di dare una mano il più possibile, ma la cosa più frustrante è sapere che non posso farlo quanto vorrei». «Il tennis è uno sport bellissimo, ma non è la nostra vita – le sue parole a Doha – dobbiamo stabilire le nostre priorità e non dare così tanta importanza ai titoli, agli Slam, alle vittorie. Mi rifiuto di lasciare che la vittoria e la sconfitta decidano della mia vita».
Tra le priorità della trentenne Jabeur, c’è ora la voglia di allargare la famiglia. «La vittoria in Australia di Keys, che ha solo un anno meno di me, può essere di ispirazione per tante di noi ma ognuno crea la propria storia. Ho fatto del mio meglio per vincere il mio primo Grand Slam (ha giocato e perso tre finali, due a Wimbledon e una agli Us Open, nda) ma sento che il mio percorso non è ancora completato. L’importante è fare tutto ciò che è in mio potere per provarci. Altrimenti avrò una bambina e mi dedicherò a fare vincere a lei un torneo dello Slam…».
Le chiediamo di Bellucci, come Ons portatore sano di un tennis molto “fantasioso”. «Mi sembra di averlo visto vincere un torneo Challenger a Tunisi, è mancino vero?». Abbiamo controllato, Mattia ha giocato un torneo a Tunisi, nel 2023, perdendo però al primo turno. Non vorremmo che l’abbia confuso con il Bellucci brasiliano, anche lui mancino e vincitore di un Challenger nella capitale tunisina. Poco male, se Mattia continua così, presto nessuno potrà scambiarlo con altri giocatori…