WIMBLEDON – L’argentino cade di nuovo, rischia grosso, ma la sua combinazione servizio-dritto è tornata a splendere. Ferrer schiacciato in tre set. In semifinale se la vedrà con Djokovic.
Vedendo questa scena, in quanti avrebbero immaginato un successo di Del Potro?
Di Gianluca Roveda – 3 luglio 2013
Fossimo maliziosi, diremmo che Juan Martin Del Potro è l’erede di Mario Merola. Ma non c’erano trucchi né inganni nella scivolata che stava per metterlo KO contro David Ferrer. Nell’inseguire un attacco dello spagnolo, ha perso aderenza e ha sentito una fitta al ginocchio sinistro, lo stesso che si era fatto male durante il terzo turno contro Grega Zemlja. Il pubblico del Centre Court è rimasto di sasso. Pensava che il match sarebbe finito lì. Non sapevano, gli avventori di Church Road, che Ferrer era stato a un passo dal non scendere nemmeno in campo. Praticamente non si era allenato per i problemi alla caviglia, ingigantiti dalle vesciche sotto i piedi. Se l’infortunio di Del Potro si è risolto con un grosso sospiro di sollievo, Ferrer non era lui. Le gambe erano meno reattive del solito, ma soprattutto il braccio non andava. Appena iniziava a spingere, sbagliava. Si spiega (anche) così il 6-2 6-4 7-6 che ha spedito Del Potro in semifinale a Wimbledon, la prima in carriera. E non è un match scontato, visto che se la vedrà con Novak Djokovic, battuto proprio a Wimbledon nella finale olimpica per la medaglia di bronzo. Il serbo ha superato Tomas Berdych con il punteggio di 7-6 6-4 6-3 in un match terminato meno di cinque secondi dopo il matchpoint vincente di Del Potro. Manco si fossero messi d’accordo. “E’ stato molto doloroso – ha detto l’argentino – sono stato vicino al ritiro. Ma il medico mi ha dato delle pillole magiche e sono riuscito a finire la partita”.
Ovviamente Del Potro ha dei meriti. Meriti importanti. L’infortunio gli ha consentito di concentrarsi ancor di più, in particolare su un servizio impressionante. Quando mette in campo la prima palla, non c’è storia. Neanche per un gran ribattitore come “Ferru”. L’argentino ha raccolto l’87% dei punti con la prima, garantendosi punti e tranquillità. E il dritto è tornato a splendere come nel 2009. Delpo può sfondarti da qualsiasi posizione, in qualsiasi direzione. Non c’è dubbio che abbia il dritto più potente nella storia del tennis. E non è un caso che abbia chiuso il match con due dritti terrificanti, da inserire nello scrigno dei ricordi. Il tie-break si era complicato, Ferrer aveva rimontato da 1-4 a 5-5 ed era carico come non mai. Sul 5-5 ha incassato una fiammata in cross. Sai che Del Potro la tirerà lì, ma devi solo sperare che sbagli. Non hai chance. Sul matchpoint ha superato se stesso, chiudendo con un lungolinea in corsa, tirato da fuori dal campo. Pazzesco. In semifinale pesca Djokovic, con cui ha perso otto volte su undici. Tuttavia il precedente olimpico gli dà fiducia, così come l’ultimo scontro diretto, giocato a marzo a Indian Wells. I due non hanno perso un set in tutto il torneo. Djokovic ha rischiato nel secondo contro Berdych, quando il ceco è staato avanti di due break, salvo poi suicidarsi. Ma contro l’argentino dovrà stare attento, perché Palito ha le stimmate da vincente che mancano a Berdych.
“Ho giocato il mio miglior dritto di sempre” ha detto Del Potro, alludendo al matchpoint, e prima di immergersi in una vasca piena di ghiaccio per lenire il dolore al ginocchio malandato. Da parte sua, Djokovic continua a giocare sottotraccia, come se le sorprese dei giorni scorsi gli abbiano tolto di dosso pressione e attese. Intanto ha firmato la 13esima semifinale consecutiva in uno Slam, proseguendo in una striscia che lo sta lentamente avvicinando alle 23 di Roger Federer. La strada è ancora lunga, ma la sua solidità fa paura. Precedenti o no, venerdì sarà il favorito. Anzi, certe sconfitte dovrebbero dargli ancora più fiducia. Come accaduto contro Berdych.
WIMBLEDON 2013 – UOMINI
Quarti di finale
Juan Martin Del Potro (ARG) b. David Ferrer (SPA) 6-2 6-4 7-6
Novak Djokovic (SRB) b. Tomas Berdych (CZE) 7-6 6-4 6-2
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