Cambio di cittadinanza per la croata: dallo Us Open giocherà per l’Australia. Per i tornei WTA dovrà aspettare la cittadinanza. E’ una delle poche giocatrici che segue un corso universitario.
Di Riccardo Bisti – 26 luglio 2014
Lei si è spostata negli Stati Uniti quando aveva 13 anni, assimilando modi e comportamenti degli yankees. “A volte pensano che sia americana, ma ci sono alcuni aspetti del mio carattere che rivelano le mie origini”. Ajla Tomljanovic è croata, ma nella sua vita è entrato un terzo paese, un paese che le sta per dare la cittadinanza. Nell’anno in cui il tennis maschile australiano sta rinascendo dopo anni bui, il paese è pronto ad accogliere la 21enne croata, autrice di una discreta stagione e protagonista a Roland Garros, dove ha battuto Agnieszka Radwanska. Dopo un’ottima carriera junior (n. 4 ITF) e un discreto inizio tra le professioniste, nel 2012 è stata colpita da una fastidiosa mononucleosi che l’ha bloccata a lungo. A inizio 2013 era numero 495 WTA. Adesso è sbarcata tra le top-60 e la sua nuova casa sarà l’Australia, non più la natia Zagabria o l’accademia di Chris Evert a Boca Raton, dove si è allentata per anni. Il suo legame con l’Australia nasce grazie alla partnership con David Taylor, ex allenatore di Samantha Stosur (nonché capitano di Fed Cup). La Tomljanovic non è la prima giocatrice a scegliere l’Australia: prima di lei c’erano state Jarmila Gajdosova (che aveva sposato il tennista Sam Groth) e le sorelle Rodionova, Anastasia e Arina. Per la Croazia è un brutto colpo, visto che perderà la sua attuale numero 1 (Ajla è n. 56 WTA), anche se si consolano con la crescita di Ana Konjuh. Per l’Australia è un innesto importante: soltanto la Stosur è piazzata meglio di lei.
IN ATTESA DEL PASSAPORTO
Tennis Australia, la federtennis locale, ha espresso soddisfazione. “Ajla giocherà per noi nei tornei del Grande Slam con effetto immediato, e nel circuito WTA quando sarà ultimato il progetto di cittadinanza. Le diamo il benvenuto nella nostra famiglia e le auguriamo il meglio”. Le regole ITF e WTA sono leggermente diverse: nel primo caso, la bandiera si ottiene più facilmente, mentre nel secondo si può rappresentare il nuovo paese soltanto dopo un iter che parte con la residenza permanente e si conclude con l’agognato passaporto australiano. Visti i particolari impegni degli atleti, nel 2009 è passato un emendamento che li solleva dall’obbligo di trascorrere un numero minimo di giorni nel paese. Secondo Chris Evert, che l’ha seguita per anni nella sua accademia, la Tomljanovic è stata una sorpresa. “Francamente mi ha sorpreso negli ultimi mesi, il suo gioco era in evoluzione e non ero sicura del suo futuro. Adesso invece è diventata aggressiva ed efficace”. La Tomljanovic è una delle poche tenniste con voglia di crescere anche sul piano culturale. A gennaio, infatti, ha iniziato un corso universitario online reso possibile da una convenzione tra WTA e Università dell’Indiana. Lei ne è entusiasta, tanto da aver detto: “Non voglio diventare stupida giocando a tennis. Credo che le due cose possano convivere, e sono molto positive per il mio cervello”. L’Australia, che quest’anno ha ritrovato le semifinali di Fed Cup dopo una lunga attesa, spera che tante buone intenzioni possano trovare concretezza sul campo da tennis.
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