Clamoroso in Spagna: John Rigau, candidato alla presidenza federale, abbandona perchè “Non posso competere ad armi pari”. Sotto accusa i metodi del presidente uscente Escanuela.
John Rigau (a dx) aveva appoggi importanti. Ma si è ritirato dalle elezioni RFET
Di Riccardo Bisti – 20 dicembre 2012
Comunque vada, è una sconfitta per la democrazia. Il prossimo 19 gennaio si terrà l’Assemblea Elettiva della Real Federacion Espanola de Tenis (RFET) e c'era un candidato alternativo al presidente in carica, Josè Luis Escanuela. E che candidato: John Rigau, catalano, 45 anni, è vicepresidente e segretario generale di PepsiCO Western Europe, nonchè direttore delle relazioni istituzionali e della stessa azienda in Spagna e Portogallo. Si chiama John perchè ha il padre spagnolo e la madre inglese. La sua candidatura era forte e credibile, anche perchè sei federazioni regionali (l’equivalente dei nostri comitati regionali) lo avevano appoggiato. Parliamo al passato perchè Rigau ha ritirato la sua candidatura a un mese dalle elezioni. Lo ha fatto sapere tramite un comunicato, in cui dice di aver riscontrato delle irregolarità che gli impedirebbero di gareggiare a parità di condizioni. “Ho la sensazione di essere finito in un processo elettorale in cui non mi è stato permesso di gareggiare alla pari. Per questo ho deciso di ritirarmi con effetto immediato”. Rigau ha specificato alcune delle irregolarità che avrebbe riscontrato: “Il modo e la data in cui sono state convocate le elezioni, i tagli di rappresentanza in assemblea per le federazioni che mi appoggiavano, nonchè la complessità nella gestione del voto per corrispondenza”. Alla luce di questo, Rigau ha detto di non sentirsi pronto ad affrontare una campagna elettorale. “Lottare in queste condizioni non piace nè a me nè alla mia squadra. Per questo rinuncio a ogni aspirazione”. La candidatura era supportata da federazioni importanti come Catalogna, Madrid (la più arrabbiata con Escanuela), Castilla La Mancha, Castilla Leon, Aragon e Baleari. “Rappresentano il 68% dei voti e appoggiavano la mia visione federale del tennis. E poi avevamo intrapreso trattative con altre federazioni territoriali. Il sostegno era solido”. E invece, nell’Assemblea che verrà costituita il 26 dicembre (il giorno dopo Natale!), l’unico candidato sarà Escanuela.
Non sono dunque serviti i gesti anti-Escanuela dei giorni scorsi, quando le migliori tenniste hanno chiuso i rapporti con lui, seguite dalle dimissioni di Arantxa Sanchez dalla panchina di Fed Cup. Senza considerare la durissima presa di posizione della federazione madrilena, che lo ha definito “persona sgradita” e non gli darà accesso alle proprie strutture. Rigau aveva ufficializzato la sua candidatura ai primi di novembre, quando disse che gli sarebbe piaciuto applicare un modello imprenditoriale nel mondo del tennis. “Non avendo mai fatto parte di un consiglio direttivo tennistico non ho vincoli e posso portare una ventata d’aria fresca”. In caso di successo, non avrebbe rinunciato al suo lavoro a PepsiCO, perchè “Credo che il presidente non debba personalizzare la carica. Deve costruire un team d’eccellenza, circondandosi di gente da cui poter imparare”. Rigau avrebbe rinunciato a qualsiasi compenso: “I soldi devono essere spesi per la formazione e la promozione. Io ho un codice di condotta molto rigoroso: integrità e consenso vengono prima di tutto”. Il suo programma aveva cinque punti: riportare in alto il tennis femminile con l’ausilio di figure d’esperienza, cercare sponsor e lavorare con progetti di marketing moderno, interpretare le tasse come un servizio ai tesserati e non un pedaggio da pagare e la valorizzazione dei club. Il programma terminava con un punto chiave: gli investimenti avrebbero dovuto andare sulle risorse umane: arbitri, allenatori, osservatori, giocatori, ex giocatori…”Perchè la federazione deve funzionare come un’impresa. Io faccio parlare i risultati: se mi candido lo faccio per vincere, e poi per fare le cose nel modo giusto”.
L’Assemblea Elettiva RFET è leggermente diversa da quella italiana, dove tutti gli affiliati (con almeno un anno di anzianità) hanno diritto di voto, anche se divisi in tre fasce. In Spagna ci sono soltanto 180 delegati in rappresentanza delle varie federazioni locali, ovviamente con un peso diverso. Per intenderci, la Catalogna ha ben 34 voti a disposizione. Miguel Diaz, presidente della federazione madrilena, c’è andato giù duro. “Mi hanno detto di non usare la parola ‘frode’ – ha detto – ma per me è tutta una truffa. Abbiamo bisogno di una persona che porti aria pulita, e quella sarebbe stata Rigau”. La RFET ha annunciato le elezioni lo scorso 15 novembre tramite un fax inviato alle 21.28, con gli uffici chiusi. C’erano 48 ore di tempo per reclamare, ma erano tutti a Praga per la finale di Davis e la protesta è arrivata il 19, rifiutata perchè giunta fuori tempo massimo. Secondo gli oppositori, la convocazione delle elezioni avrebbe dovuto avvenire a dicembre e non mentre erano a Praga. Come detto, la costituzione dell’Assemblea si terrà il 26 dicembre a Valencia, presso gli uffici della stessa RFET. “E’ legale ma immorale – dice Miguel Antòn, presidente della federazione di Castilla La Mancha – il modo in cui siamo stati convocati è una rapina”. Indignato anche Sanez De Broto, presidente della federazione aragonese. “Per l’attuale presidente esistono due fazioni: chi sta con lui e chi sta contro di lui. Chi sta contro deve sparire. In 100 anni non era mai accaduto che la federazione interferisse nelle elezioni. Adesso stanno comprando i club e i singoli voti. C’è bisogno di qualcuno che non manipoli il potere”. Affermazioni gravissime, che dovranno essere supportate da prove, altrimenti sarebbero meritevoli di sanzioni importanti. L’unica certezza è che Escanuela sarà eletto di nuovo, e i buoni propositi di Rigau torneranno negli uffici della PepsiCO. “La mia presidenza sarebbe stata improntata su un codice di condotta, massima trasparenza e nessun regalo o compromesso. Mi sarebbe piaciuto portare un cambio culturare in seno alla federazione”. Nel frattempo, chi lo sosteneva ha già promesso di ricorrere alla giustizia ordinaria.
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